Propongo una anticipazione di quanto leggerete sul Corriere della Valle di questa settimana che, ovviamente, dedicherà ampio spazio alle elezioni regionali. Non ho ricevuto ancora mail di commento all'ultima tornata elettorale. Un peccato visto che nella sola giornata di lunedì i visitatori di questo blog sono stati oltre 300.
I venti nazionali spirano alla loro maniera in Valle d’Aosta. Se da un lato non sospingono la Pdl come alle ultime politiche, dall’altro azzerano, anche nella nostra regione, la presenza dell’Arcobaleno fra le mura, a lungo amiche, di Place Deffeyes. Ma l’affinità sicuramente più evidente tra l’elettore valdostano e quello italiano è la precisa volontà di assicurare una governabilità quinquennale con un’indicazione quasi non negoziabile su a chi deve toccare questo compito. Insomma se la legge elettorale italiana non era del tutto bipolarista ma alla fine ha comunque semplificato il sistema politico, anche quella regionale (la cui paternità spetta al presidente dell’Uv Guido Cesal consigliere uscente che, per gli strani giochi della sorte, non siederà fra i banchi del Consiglio in qualche maniera da lui stesso creato) non era presidenzialista, ma i valdostani hanno votato come se lo fosse. I 13.836 voti di Augusto Rollandin lasciano davvero pochi dubbi al riguardo. E così il Consiglio regionale per la sua tredicesima legislatura avrà una maggioranza di ventitre consiglieri (17 Uv, 4 Stella Alpina e 2 Fédèration Autonomiste). All’opposizione siederanno otto consiglieri dell’Alleanza progressista autonomista (cinque per Vallee d'Aoste Vive/Renouveau Valdôtain e tre per il Partito Democratico) e quattro per il Partito della Libertà. La maggioranza uscente passa da 23 consiglieri contro i 25 della tornata precedente. Cresce la Pdl di un seggio (da 3 a 4). Sparisce, come già sottolineato, dal Consiglio regionale, l'Arcobaleno e in Consiglio esordisce Vda Vive-Renouveau con 5 seggi che di botto si ritrova ad essere la seconda forza politica della Regione. Il Pd prende idealmente il posto dei Ds e perde un seggio (da 4 a 3). Il confronto tout court con il risultato di cinque anni fa non rende però giustizia del successo unionista. Una valutazione corretta del trend non può non tenere infatti conto delle due recenti tornate di elezioni politiche del 2006 e del 2008 e delle varie diaspore che hanno colpito il movimento, successivamente al 2003. Eventi che se analizzati sotto la giusta luce confermano l’egemonia politica dell’Union sulla Regione. Centrodestra e centrosinistra, per loro stessa ammissione, hanno fatto segnare score decisamente inferiori alle attese.
Il voto nella regione
Il risultato sul territorio è stato assolutamente omogeneo. Anche il capoluogo regionale come già nel 2003 non ha tradito l’Uv che ha raccolto 6.641 suffragi staccando nettamente il Popolo della libertà che, con il 14,54%, è diventata la seconda forza ad Aosta e raccogliendo, da sola, più voti della coalizione dell’Alleanza autonomista progressista. Oltre che in città l’Union ha vinto con percentuali spesso al di sopra del 50% in altri 66 comuni. I restanti sette sono stati appannaggio di VdaVive-Renouveau (Rhêmes-Notre-Dame, Torgnon e Valsavarenche), di Stella Alpina (Allein e Pollein) e Fédération Autonomiste (Pontey e Saint-Denis), comuni dove le liste vincitrici presentavano o il primo cittadino, ad esempio Albert Chatrian per Torgnon, oppure leader indiscussi come Marco Viérin (Pollein) o Claudio Lavoyer (Pontey).
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
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