Seconda parte dell'intervista al Presidente del Consiglio regionale Alberto Cerise(Uv). La prima la potete trovare qui.
Mi collego a quest’ultimo passaggio. Lei nel suo discorso di esordio ha detto che «La Comunità si aspetta da parte di questa Assemblea delle risposte concrete, in particolare per allontanare le incertezze che sovente condizionano la qualità della vita». Ma in merito a questo che cosa può fare un Presidente del Consiglio?
Il consiglio regionale deve essere molto attento, a cominciare dall’ufficio di presidenza, a fare sì che si sia davvero i protagonisti dei bisogni della gente. Se ci sono dei problemi l’assemblea consiliare deve dare il suo contributo per risolverli. Mi riferisco a lavoro, casa, redditi equi, salute. Tutti devono dare il loro contributo.
Uno degli aspetti sempre problematici è fare in modo che i singoli consiglieri possano esercitare l’attività legislativa. Ha qualche idea in proposito?
Io credo che nella nostra regione si sia riusciti a dare a tutti consiglieri tutto quello che può rivelarsi utile non soltanto dal punto di vista strutturale o logistico, ma anche in termini di assistenza, ad esempio il fatto che l’ufficio legislativo sia a disposizione del singolo consigliere per meglio definirel’articolato di una legge, per fare una ricerca… Bisogna però ancora rimuovere la convinzione sbagliata di molti consiglieri che la legge possa essere proposta soltanto quando c’è un minimo di possibilità di farla approvare o quando si vuol dare un segnale forte per motivi di visibilità, considerando invece come un fallimento politico o una cosa inutile proporre leggi che non vengano approvate dal Consiglio regionale. Non avviene così in Parlamento. Chi fa parte di un’assemblea legislativa se pensa che una legge possa essere buona sa che è suo dovere presentarla. Al di là dei giochi delle maggioranze o delle minoranze.
Tuttavia in più di una legislatura ho visto che se un’idea è buona può venire ripescata sotto altra forma.
Una funzione di stimolo…
Sì, ma molto più costruttiva di quello che avviene banalmente con un’interpellanza.
Quali differenze vede tra questa legislatura e la precedente?
La differenza principale è il clima. E’ la fase storica che costringe il Consiglio regionale nel suo insieme ad essere più responsabile. Tutte le incertezze della società moderna, le trasformazioni in seno allo stato italiano del quadro istituzionale...
Il federalismo fiscale dovrebbe essere uno dei grandi temi del Consiglio…
Certamente. Anche se, in questo momento, stiamo procedendo in senso inverso rispetto all’aggregazione europea. Per l’Ue l’economia era l’elemento equiparante, nel nostro caso è invece quello discriminante. Il problema di fondo è però che non si è ancora valutato bene tutte le ricadute normative e che troveranno forma e contenuto attraverso una serie di decreti che devono essere ancora concepiti. E le assemblee legislative saranno sottoposte ad un tour de force particolarmente intenso che richiederà un lavoro il più possibile comune. E questo dovrà essere preceduto da un’attenta analisi della situazione per valutare la divisione delle competenze fra Stato e Regione. Ci sono perciò delle sollecitazioni che arrivano dal mondo esterno che non permettono al Consiglio regionale di distrarsi.
Il crinale fra protesta e democrazia
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