Cresce del 25% il fatturato di Valgrisa, azienda simbolo del «prêt-à-porter montagnard», rispetto al 2008 e allarga i suoi orizzonti con nuovi capitali e nuovi soci. La griffe (di cui ho già scritto in passato) nata per volontà, e un po’ per scommessa, tra Andrea Nicola, Alessandra Fulginiti (moglie di Andrea e oggi amministratore delegato), Luciano Barbera, nome notissimo della moda italiana e internazionale e Rita, sua consorte, dopo aver potuto contare sull’esperienza del manager Jean-Claude passerin D’Entrèves, ha accolto nel team Silvia Tambosco e il marito Nicola Rosset, oltre che ad di Saint-Roch un lunga esperienza nel marchio internazionale Napapijry, brand di fama internazionale nato proprio in Valle d’Aosta e oggi in mano statunitensi. Un fatturato che sfiorerà i 400mila euro e che si sta trasformando in un volàno importante per l’artigianato locale oltre che in una interessante operazione di comunicazione dell’immagine della Valle d’Aosta sui media della moda di alta qualità. Tutti i capi prodotti fanno riferimento alla Valle d’Aosta: o per l’uso di materie prime (come la rarissima lana Rosset) o di lavorazioni autoctone (come la tessitura a Valgrisenche e a Champorcher) o per la storia contenuta nel capo (come nel caso di Chasse Royale, che riprende l’uniforme dei Guardia Caccia di re Vittorio Emanuele II). Il primo capo lanciato da Valgrisa è stato il capospalla chiamato Lodra’: il nome è quello del tipico tessuto realizzato a Valgrisenche dalla cooperativa Les Tisserand. Le forme sono quelle della giacca che indossavano le guide di Courmayeur nel XIX secolo, rese attuali dalla maestria di Luciano Barbera. La rarità, quindi la numerazione di ciascuna giacca, deriva dalla scarsità del vello di queste rare pecore Rosset, iscritte nei registri della F.A.O. delle razze in via d’estinzione: solo 1.600 capi, che fanno di questa razza una delle meno diffuse al mondo. «Valorizziamo il lavoro di queste cooperative – spiega Fulginiti – commercializzandoli nei più prestigiosi negozi di abbigliamento in Italia e all’estero. Denver, Gstaad, Bruxelles, Hannover e Mosca (Bosco di Ciliegi, all'interno dei Magazzini GUM) sono state le prime località dove la moda valdostana è entrata con forza e con risultati di vendita decisamente soddisfacenti».
Un impegno importante che però si scontra con il fatto che simili lavorazioni incontrano sempre meno il favore delle nuove generazioni. «Dal punto di vista economico - conclude Fulginiti - c’è molto interesse, e diversi nostri clienti desiderano visitare le Cooperative dove vengono prodotti i capi. Noi vorremmo trovare un modo per incentivare i giovani ad avvicinarsi a questa attività». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest dell'8 ottobre)
Il crinale fra protesta e democrazia
10 mesi fa
1 commenti:
iniziativa lodevole.
l'economia recupera le origini.
sono sempre belle storie che meritano di essere raccontate.
ciao
andrea
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