5 gennaio 2009

Terzo settore: quattro nuove cooperative nel Consorzio Trait d'Union

Quasi 900 occupati (di cui 700 donne), 18 milioni di fatturato, pari ad oltre i due terzi del volume d’affari della cooperazione sociale valdostana, quindici cooperative: undici di tipo A, cioè dedicate ai servizi alla persona (socio-sanitari ed educativi), e quattro di tipo B, dove il prodotto principale è l’inserimento lavorativo dei cittadini che vivono condizioni di svantaggio e di emarginazione. Sono questi i numeri del Consorzio Trait d’Union, presieduto da Roberto Presciani, che proprio proprio pochi giorni fa ha compiuto i suoi primi quindici anni di vita. Una crescita che non intende fermarsi. «Quattro cooperative sociali – spiega Presciani – ci hanno chiesto di entrare nel Consorzio. L’iter di ammissione è già avviato da tempo. Nel 2009 potrebbe concretizzarsi, ma prima dovranno essere informate le rispettive assemblee dei soci. Si tratta di due cooperative di tipo A, cioè operanti in settori come la disabilità grave e gli anziani, e due di tipo B». Ampio il core-business aziendale. Sul fronte delle tipo A si va dal turismo sociale (gestione di ostelli e casa per ferie, promozione di proposte turistiche per persone con bisogni speciali), all’assistenza ai minori e agli adolescenti (asili nido, centri di aggregazione, centri di informazione, comunità residenziali, educativa territoriale, ludoteche, garderie, trasporto alunni, refezioni, centri e soggiorni estivi), agli anziani (assistenza domiciliare e residenziale, soggiorni marini) e ad altre categorie di soggetti (assistenza domiciliare e residenziali per pazienti psichiatrici, comunità per malati di AIDS, centri di accoglienza per immigrati extracomunitari, centri di accoglienza notturni). Quelle di tipo B invece operano nel settore del verde e del florovivaismo, della viticoltura, della legatoria, dell’editing, dell’elaborazione dati e delle pulizie. La crisi economica pone il Consorzio di fronte a nuovi scenari. «Come cooperazione sociale siamo di fronte alla necessità – osserva Presciani - di farci percepire non tanto come un costo per la collettività, ma come un soggetto economico ed un sistema sociale che, da 15 anni, lavora per creare benessere nella comunità valdostana. Dobbiamo fare capire che il nostro ruolo è di protezione e di slancio verso il futuro». Diverse le sfide che il Trait d’Union avverte di avere davanti nel prossimo futuro. «Dobbiamo – ha ribadito il presiedente - irrobustirci anche dal punto di vista imprenditoriale valorizzando al contempo il capitale umano impegnato nella cooperazione sociale. E’ fondamentale essere capaci di rispondere con prontezza alle nuove emergenze sociali che stanno presentandosi sempre più aggressive. Penso alla solitudine, alle comunità che si disgregano, alle fatiche crescenti nell’integrare gli emigrati». «Sul fronte dei lavoratori svantaggiati – conclude - è necessario invece diventare capaci di formare lavoratori in grado di operare anche al di fuori della cooperazione. Non è pensabile che si possa assorbire sempre tutta la manodopera. Il nostro nuovo ruolo deve consistere nel sollevare l’impresa dall’attività di avviamento del lavoratore. In questa logica recentemente sono stati approvati e finanziati con il fondo sociale europeo sei nostri progetti per un ammontare complessivo di 600mila euro». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 17 dicembre)

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