5 marzo 2009

I costi e i benefici economico-finanziari dell'autonomia (1)

E' da un po' che ci penso. E talvolta rischio di essere pure un po' pedante. Tuttavia credo che il futuro della nostra regione non possa soltanto essere deciso dalla politica, ma serva anche un approfondimento più di tipo scientifico. Del resto in tempi tutt'altro che sospetti non avviai soltanto un dibattito su blog, ma sul Corriere della Valle, nel 2000, organizzai ben tre forum (trasmessi anche su Radio Proposta Aosta all'interno del programma Filodiretto) per riflettere sul cammino di quello che doveva essere il futuro Statuto. Intervennero Tullio Omezzoli e Joseph César Perrin in merito al concetto di etnia, Dario Comé, Dario Frassy e Carlo Curtaz per la minoranza e Roberto Nicco e Teresa Charles per la maggioranza. Incidenza sulla realtà zero. Possibilità di essere citati nei libri di storia qualcuna. Fra l'altro chi volesse i pdf di quei forum può richiedermeli via mail. Sarò felicissimo di inviarglieli.
Comunque tutta questa premessa ha un preciso obiettivo.

Fra le iniziative lanciate dal Corriere ci fu anche quella di pubblicare integrali le conclusioni cui giunsero Giorgio Brosio e Federico Revelli, professori all' Università di Torino, ai quali la Fondazione Chanoux commissionò uno studio dal titolo «I costi e i benefici economico-finanziari dell' autonomia e dell' integrazione: i rapporti tra Italia e Valle d' Aosta all' interno di scenari istituzionali alternativi» e di cui - chi segue assiduamente questo blog se lo ricorderà - ho già scritto. Ora pur tenendo conto che ormai quel testo, edito da «Le Château», inizia ad essere datato, tuttavia non è datata l'impostazione del lavoro.

E così (in tre puntate) a partire da oggi darò nuovamente spazio alle famose conclusioni. I titoletti sono a mia cura. Scrivetemi i vostri pensieri in merito. Mi raccomando.

Le Conclusioni dello studio
La ricerca che abbiamo presentato nei capitoli precedenti non è - ci rendiamo conto - sempre di agevole lettura. Ce ne scusiamo con il lettore. Ma l'esercizio non è dei più sem­plici. Ha richiesto nozioni di teoria economica, conoscenze di dati finanziari e molti calco­li. Speriamo che il lettore non si sia scoraggiato strada facendo.

Un prezzo da pagare
È evidente che una regione che acquisisce maggiore autonomia finanziaria dallo Stato di cui fa parte deve pagare un prezzo, in termini di ricchezza prodotta, se alla produzione di questa ricchezza contribuiscono, come è il caso della Valle d'Aosta, i rapporti finanzia­ri che la regione intrattiene con lo Stato.
La situazione finanziaria della regione nei confronti dello Stato è riassunta sintetica­mente nel residuo fiscale. Come illustrato nel capitolo I, il residuo fiscale è la differenza tra spese statali (di trasformazione e trasferimento) effettuate nella regione ed entrate statali (fiscali e contributive) prelevate nella regione. Nonostante l'apparente semplicità, tuttavia, il calcolo del residuo fiscale richiede molta attenzione, in particolare per quanto riguarda la ripartizione territoriale dei benefici della spesa pubblica e la definizione del gettito fiscale effettivamente riconducibile ad attività economiche svolte nella regione.

Un residuo fiscale positivo
Ricalcolato con precisione - per tenere conto delle innovazioni del sistema di relazio­ni finanziarie Stato-Regione occorse negli anni più recenti (soppressione di trasferimenti e accollo di oneri finanziari alla Regione) e per giungere ad una stima più accurata della base imponibile locale e del gettito fiscale generato nella regione - il residuo fiscale risulta esse­re per la Valle d'Aosta fortemente positivo anche se notevolmente inferiore rispetto alle cifre messe in evidenza da precedenti ricerche. Pochi, ma significativi, numeri possono dare un'idea al proposito. Rispetto alla cifra di oltre 600 miliardi di residuo fiscale positi­vo che si ottiene utilizzando i dati ufficiali di contabilità per il triennio considerato (cifra molto vicina a quella ottenuta in precedenti studi), si passa ad una stima di "status quo" pari a circa 400 miliardi.
La riduzione del residuo fiscale - o il suo annullamento totale, a seconda dei diversi scenari calcolati - avrebbe nell'immediato un effetto depressivo sul prodotto regionale, che abbiamo misurato utilizzando i parametri del nostro modello, in particolare il moltiplicato­re del reddito. Del resto, abbiamo accennato all'inizio, questo è il costo dell'autonomia.
Peraltro, oltre a produrre vantaggi extra-economici, l'autonomia può anche generare a
medio/lungo termine guadagni di tipo economico, se le nuove istituzioni e la politica che viene applicata con esse sono orientate ad una maggiore efficienza rispetto alla situazione attuale e ad un utilizzo ottimale delle risorse disponibili nella regione.
Le trasformazioni che abbiamo simulato sono comunque di grande portata sul sistema economico e sociale della Valle. Cerchiamo con il lettore di apprezzarle concentrandoci, a scopo di illustrazione, sul primo scenario, quello della struttura federativa moderna, che è quello meno traumatico dal punto di vista dei cambiamenti istituzionali. È anche vero, peraltro, che il salto fra lo status quo e questo scenario è quello più brusco in termini eco­nomico-finanziari, mentre il passaggio da questo agli scenari successivi comporta cambia­menti assai meno pronunciati.

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