La notizia è del 26 febbraio. Tutte le agenzie di stampa e i massimi organi di informazione hanno dato risalto al fatto che le maggiori industrie nazionali della pasta sono state sanzionate per 12,5 milioni di euro dall’Antitrust per aver formato un «cartello», un specie di accordo ( tacito o espresso non è compito mio) per regolare in maniera non corretta i prezzi sul mercato.
Certo, in momenti di crisi dove ci si ingegna per trovare iniziative che vadano a favore del consumatore, notizie come questa non fanno certamente piacere. Alimentano nel cittadino la sensazione che - da una parte - vi siano politiche di sostegno alle fasce più deboli ma – dall’altra – una specie di «grande fratello» che sposta interessi enormi, che spesso il cittadino nemmeno immagina, e – naturalmente – non certo a favore del consumatore stesso.
Certo, in momenti di crisi dove ci si ingegna per trovare iniziative che vadano a favore del consumatore, notizie come questa non fanno certamente piacere. Alimentano nel cittadino la sensazione che - da una parte - vi siano politiche di sostegno alle fasce più deboli ma – dall’altra – una specie di «grande fratello» che sposta interessi enormi, che spesso il cittadino nemmeno immagina, e – naturalmente – non certo a favore del consumatore stesso.
Quelle petroliere ancorate in mezzo al mare...
Qualche giorno fa una notizia apparsa sul «Corriere della Sera» ha attirato la mia attenzione: pare vi siano decine (centinaia ?) di petroliere ben ancorate nel mezzo dei mari del mondo, con le stive ben cariche di greggio che – tranquille, tranquille, - stanno aspettando che il prezzo salga di nuovo per scaricare e evidentemente – speculare – sul prezioso carico. Notizia molto simile a quella che girava negli ambienti agroalimentari qualche tempo fa. Quando il prezzo del grano aveva subìto una impennata, sembrava proprio che vi fossero i giganti mondiali dell’agroalimentare con enormi magazzini pieni zeppi delle cosiddette «commodities» (appunto le grandi produzioni agricole di massa) per fare mancare il prodotto – e quindi aumentare il prezzo – sempre sulle spalle del solito «pantalone».
Qualche giorno fa una notizia apparsa sul «Corriere della Sera» ha attirato la mia attenzione: pare vi siano decine (centinaia ?) di petroliere ben ancorate nel mezzo dei mari del mondo, con le stive ben cariche di greggio che – tranquille, tranquille, - stanno aspettando che il prezzo salga di nuovo per scaricare e evidentemente – speculare – sul prezioso carico. Notizia molto simile a quella che girava negli ambienti agroalimentari qualche tempo fa. Quando il prezzo del grano aveva subìto una impennata, sembrava proprio che vi fossero i giganti mondiali dell’agroalimentare con enormi magazzini pieni zeppi delle cosiddette «commodities» (appunto le grandi produzioni agricole di massa) per fare mancare il prodotto – e quindi aumentare il prezzo – sempre sulle spalle del solito «pantalone».
L'incongruenza tra i prezzi del grano e quelli della pasta
Il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini ha denunciato da tempo l’incongruenza tra i prezzi del grano e i prezzi al consumo della pasta. Secondo i dati del servizio sms consumatori del Ministero dell’Agricoltura il costo medio della pasta si aggira a 1,4 euro al chilo mentre il grano - in un anno – si è dimezzato toccando i 22 centesimi, lo stesso valore che veniva pagato ai produttori venti anni fa ! E, in assoluto, su 10 euro spese dalla massaia al mercato, all’agricoltura che produce la materia prima, ne vanno 1,60 !
Il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini ha denunciato da tempo l’incongruenza tra i prezzi del grano e i prezzi al consumo della pasta. Secondo i dati del servizio sms consumatori del Ministero dell’Agricoltura il costo medio della pasta si aggira a 1,4 euro al chilo mentre il grano - in un anno – si è dimezzato toccando i 22 centesimi, lo stesso valore che veniva pagato ai produttori venti anni fa ! E, in assoluto, su 10 euro spese dalla massaia al mercato, all’agricoltura che produce la materia prima, ne vanno 1,60 !
La speculazione regna sovrana
Queste riflessioni mi vengono spontanee perché ogni giorno abbiamo notizie di incontri «G qualcosa» alle volte è il G7, poi il G8, poi il G20…., e vorrei chiedere ai potenti del mondo interventi seri su questi fatti. Introdurre «bonus» vari, «social card», campagne più o meno locali di controllo dei prezzi , è lodevole e importante ma ho la sensazione che siano provvedimenti tampone con una efficacia limitata mentre si debba, invece, intervenire massicciamente con regole ferree sui mercati mondiali dove, pare, la speculazione regna sovrana. Se così non sarà ho proprio paura che, dopo il tracollo delle «banche di carta», ci sarà prima o poi, il tracollo dell’ economia «di carta».
Queste riflessioni mi vengono spontanee perché ogni giorno abbiamo notizie di incontri «G qualcosa» alle volte è il G7, poi il G8, poi il G20…., e vorrei chiedere ai potenti del mondo interventi seri su questi fatti. Introdurre «bonus» vari, «social card», campagne più o meno locali di controllo dei prezzi , è lodevole e importante ma ho la sensazione che siano provvedimenti tampone con una efficacia limitata mentre si debba, invece, intervenire massicciamente con regole ferree sui mercati mondiali dove, pare, la speculazione regna sovrana. Se così non sarà ho proprio paura che, dopo il tracollo delle «banche di carta», ci sarà prima o poi, il tracollo dell’ economia «di carta».
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