L’iniziativa, finanziata con 68mila euro provenienti da fondi europei, nel corso del 2008 ha coinvolto il versante valdostano attraverso l’organizzazione di un corso di formazione per gli operatori potenzialmente interessati.
Tre i settori di riferimento del marchio: turistico-ricettivo, agroalimentare tipico e artigianato tipico. «I soggetti interessati – spiega Andrea Casaleggio, referente per l’ente del progetto – devono poi essere localizzati o all’interno dei confini dell’area protetta o nell’area geografica denominata “Spazio Gran Paradiso” che coinvolge la comunità montane dove il parco è presente». In questa maniera potranno usufruire del marchio attività presenti in comuni che fanno parte della Comunità montana Gran Paradis, ma il cui territorio è esterno all’area protetta. «L’intenzione – prosegue Casaleggio – è comunque di diversificare graficamente l’aspetto del marchio concesso agli operatori in base alla loro collocazione».
Per vederselo assegnare sarà poi fondamentale anche la tipicità del processo produttivo adottato e il forte legame con il territorio nel rispetto della tradizione ambientale e culturale dell’area protetta.
Trenta i soggetti che nella piccola regione alpina stanno lavorando al progetto. Oltre a quelli istituzionali anche dodici strutture ricettive e di ristorazione, sei produttori del settore agroalimentare, tre servizi turistici e due esponenti dell’artigianato tipico locale.
«Ora l’attenzione – aggiunge Casaleggio – si sposta sul Piemonte dove, con il finanziamento della Regione proporremo un corso simile a quello già realizzato in Valle d’Aosta. L’obiettivo è di arrivare alla fine del 2009 potendo contare su una decina di esercizi in entrambe le regioni e così nel 2010 far esordire il marchio. Se riusciremo a far subito percepire i benefici di questa iniziativa in breve tempo aumenteranno le adesioni e il circuito diventerà ancora più appetibile». Va precisato che la cessione del marchio da parte del Parco per il primo triennio sarà gratuita. «Terminato quel periodo – conclude – la cifra per il suo utilizzo si aggirerà fra i 300 e i 350 euro».
Anche il Parco regionale del Mont Avic ha reso nota agli operatori economici la sua disponibilità a concedere l'uso del logo per valorizzare attività e prodotti realizzati con tecniche compatibili con la tutela dell'ambiente, ma per ora, sembrerebbe, con meno fortuna. «Attualmente – spiega il direttore Massimo Bocca che si prepara nei prossimi giorni a varare un calendario di iniziative per celebrare i vent’anni della legge istitutiva dell’area protetta - non abbiamo ancora registrato nessuna segnalazione di interesse. Del resto non sono molti i soggetti operanti nell’area dove è presente il parco. Inoltre il nostro marchio non vuole certificare la qualità di servizi e prodotti, aspetto che non riteniamo di nostra competenza». (Pubbllicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest)
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