21 aprile 2009

Marchio collettivo di qualità per l'Ente Parco nazionale Gran Paradiso

Il parco non come vincolo, ma come risorsa in grado promuovere l’offerta di un territorio e sostenere così il tessuto economico locale. La piccola rivoluzione copernicana è uno degli obiettivi che l’Ente Parco nazionale Gran Paradiso (quasi 600mila visitatori nel 2007 sul versante valdostano) intende raggiungere attraverso la creazione di un marchio collettivo di qualità, registrato presso l’Ufficio italiano Brevetti e marchi.
L’iniziativa, finanziata con 68mila euro provenienti da fondi europei, nel corso del 2008 ha coinvolto il versante valdostano attraverso l’organizzazione di un corso di formazione per gli operatori potenzialmente interessati.

Tre i settori di riferimento del marchio: turistico-ricettivo, agroalimentare tipico e artigianato tipico. «I soggetti interessati – spiega Andrea Casaleggio, referente per l’ente del progetto – devono poi essere localizzati o all’interno dei confini dell’area protetta o nell’area geografica denominata “Spazio Gran Paradiso” che coinvolge la comunità montane dove il parco è presente». In questa maniera potranno usufruire del marchio attività presenti in comuni che fanno parte della Comunità montana Gran Paradis, ma il cui territorio è esterno all’area protetta. «L’intenzione – prosegue Casaleggio – è comunque di diversificare graficamente l’aspetto del marchio concesso agli operatori in base alla loro collocazione».
Per vederselo assegnare sarà poi fondamentale anche la tipicità del processo produttivo adottato e il forte legame con il territorio nel rispetto della tradizione ambientale e culturale dell’area protetta.

Trenta i soggetti che nella piccola regione alpina stanno lavorando al progetto. Oltre a quelli istituzionali anche dodici strutture ricettive e di ristorazione, sei produttori del settore agroalimentare, tre servizi turistici e due esponenti dell’artigianato tipico locale.
«Ora l’attenzione – aggiunge Casaleggio – si sposta sul Piemonte dove, con il finanziamento della Regione proporremo un corso simile a quello già realizzato in Valle d’Aosta. L’obiettivo è di arrivare alla fine del 2009 potendo contare su una decina di esercizi in entrambe le regioni e così nel 2010 far esordire il marchio. Se riusciremo a far subito percepire i benefici di questa iniziativa in breve tempo aumenteranno le adesioni e il circuito diventerà ancora più appetibile». Va precisato che la cessione del marchio da parte del Parco per il primo triennio sarà gratuita. «Terminato quel periodo – conclude – la cifra per il suo utilizzo si aggirerà fra i 300 e i 350 euro».

Anche il Parco regionale del Mont Avic ha reso nota agli operatori economici la sua disponibilità a concedere l'uso del logo per valorizzare attività e prodotti realizzati con tecniche compatibili con la tutela dell'ambiente, ma per ora, sembrerebbe, con meno fortuna. «Attualmente – spiega il direttore Massimo Bocca che si prepara nei prossimi giorni a varare un calendario di iniziative per celebrare i vent’anni della legge istitutiva dell’area protetta - non abbiamo ancora registrato nessuna segnalazione di interesse. Del resto non sono molti i soggetti operanti nell’area dove è presente il parco. Inoltre il nostro marchio non vuole certificare la qualità di servizi e prodotti, aspetto che non riteniamo di nostra competenza». (Pubbllicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest)

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