1 maggio 2009

Un primo maggio diverso

Vi propongo il mio editoriale pubblicato sul Corriere della Valle di questa settimana.

Dopo il Papa, con il suo sguardo di padre, che ha ricordato come «la mia presenza tra voi vuole essere un segno tangibile del fatto che il Signore crocifisso è risorto e non vi abbandona; non lascia inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane», fra i terremotati arrivano anche i sindacati.

Tutti. Senza distinzione di colori politici. In Abruzzo per celebrare un 1° maggio più sobrio che metta da parte le polemiche e costruisca sul sempre più diffuso bisogno di cooperazione. «La celebrazione del primo maggio in Abruzzo, piuttosto che con lo scontato maxi-concerto in piazza San Giovanni a Roma, - scrive l'economista Stefano Fontana - avrà la sobrietà della sofferenza e riuscirà a mettere meglio in evidenza che dalla crisi occupazionale attuale si esce anche mediante la solidarietà e non solo per mezzo di un recupero di efficienza».

Il dopo-terremoto, per Fontana, può diventare esempio anche per il mondo del lavoro, messo oggi all'angolo da una crisi economica che non accenna a retrocedere, dalla difficoltà a trovare nuove modalità per garantire la solidarietà tra i lavoratori e dal pericolo che le strategie imprenditoriali per uscire dalle difficoltà richiedano tagli ai posti di lavoro.

Una solidarietà che deve coniugarsi anche con una forte chiamata alla responsabilità come ha detto con forza Papa Benedetto XVI durante la sua visita: «il tragico evento del terremoto invita la comunità civile e la Chiesa ad una profonda riflessione». In particolare, «come comunità civile occorre fare un serio esame di coscienza, affinché il livello della responsabilità, in ogni momento, non venga mai meno».

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