Federico Visconti, Preside della Facoltà di Scienze dell’Economia e della Gestione aziendale presso l’Università della Valle d’Aosta, bocconiano, nasce come aziendalista e, di conseguenza, ha una conoscenza del tessuto imprenditoriale italiano molto approfondita. Ecco perché quando gli si chiede se in Valle la cultura imprenditoriale sia un po’ carente, se talvolta non manchi il guizzo, è portato a porsi anche dalla parte di chi quotidianamente si confronta con i problemi e le sfide aziendali.
Professor Visconti non le pare che talvolta in Valle d’Aosta sia un po’ carente la cultura d’impresa?
Nel distretto orafo di Vicenza hanno chiuso negli ultimi due anni circa 500 aziende. E di certo quella non è una zona che si può accusare di poco spirito imprenditoriale. La situazione valdostana non mi pare di certo così critica. Il ricorso alla cassa integrazione è cresciuto, ma in maniera proporzionale con la criticità del momento.
Quindi secondo lei si tratta di un falso problema?
Non è esatto. Premesso che la particolare congiuntura economica non rende la vita facile a nessuno, sono anche convinto che la cultura d’impresa, in particolare industriale, in una regione come la Valle d’Aosta possa anche essere più scarsa che in altre regioni per ragioni storiche e geografiche senza che questo desti particolare scandalo. Non è forse un caso che in Valle non sia mai nato un distretto e che siano stati sperimentati, con diversi gradi di successo, meccanismi di “traino” dall’area canavesana prima con l’Olivetti e piemontese dopo attraverso l’automotive.
Lei ha al suo attivo diverse pubblicazioni sul mondo delle Pmi, fra le quali «Piccole imprese - spirali di crisi, percorsi di successo», edito da Egea, qual è il suo giudizio sugli imprenditori valdostani?
Anche in Valle ci sono aziende che catturano opportunità, che mobilitano risorse attorno a progetti sfidanti, che difendono con forza la loro nicchia. Per giudicare, partirei da lì.
E la presenza della Giunta regionale nell’economia valdostana? Molti la ritengono una pesante zavorra...
Io la considero in realtà un’opportunità. Il vero problema è che occorre migliorare e riequilibrare il gioco di squadra tra imprese e pubblica amministrazione, che talvolta sembrano parlare lingue diverse. Su questo si può lavorare di più.
Quali ricette sono possibili?
Lo sviluppo economico di un determinato contesto territoriale presuppone l’avvio ed il funzionamento di un processo cui concorrono tante variabili: in primis, l’esistenza di imprese innovative e competitive; poi la qualità del capitale umano disponibile, l’efficace alimentazione di meccanismi relazionali tra i diversi attori socio-economici, una sana tensione al cambiamento. E’ anche, ma solo in parte, un problema di risorse finanziarie. Si tratta di una sfida alta che chiama a raccolta imprese e interlocutori istituzionali, ciascuno per le aree di specifica competenza, nella prospettiva della costruzione di quel “bene comune” di cui, non a caso, si è cominciato a riparlare da un anno a questa parte.
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
1 commenti:
Piccola precisazione. L'articolo che vedete sul blog è stato pubblicato la scorsa settimana sul Sole 24 Ore Nord Ovest. In realtà dal 1° novembre Visconti non è più preside della facoltà. Al suo posto ora c'è Chiara Mauri.
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