Centosettantamila visitatori, circa 2 milioni di giro di affari, 1084 espositori di cui 918 di artigianato tradizionale, 40 le scuole di artigianato (29 finanziate dall’amministrazione regionale) presenti, 74 gli artigiani professionisti ospitati nell’atelier, in massima parte mobilieri (32). Sono questi i numeri che fotografano l’edizione numero 1010 della Fiera di Sant’Orso. Vera kermesse dell’artigianato di tradizione che affonda le sue origini leggendarie nel Medio Evo e che non ha eguali su entrambi i versanti delle Alpi, tanto da poter contare su una nutrita schiera di appassionati provenienti da Francia e Svizzera che per nulla al mondo si perderebbero la loro «Foire», specialmente quest’anno che le date canoniche, il 30 e il 31 gennaio cadono per giunta di sabato e domenica, abbinata che solitamente fa registrare i più alti picchi di presenze.
Nel Medio Evo la Fiera si svolgeva nel Borgo, in quell'area circostante la Collegiata che porta il nome di Sant'Orso. Racconti leggendari narrano che tutto ha avuto inizio proprio di fronte la Chiesa dove il Santo, vissuto presumibilmente nei primi anni del VI secolo, sarebbe stato solito distribuire ai poveri indumenti e «sabot», i tipici zoccoli in legno della Val d’Ayas.
Da allora la Fiera si è estesa anche al centro cittadino, un’invasione pacifica in virtù della quale tutte le strade dell'antica Augusta Pretoria sono animate fin dalle prime luci dell’alba dalla presenza di un migliaio di espositori, tra artisti ed artigiani valdostani, moltissimi hobbisti, che presentano i frutti del loro lavoro di stampo artigianale: scultura ed intaglio su legno, lavorazione della pietra ollare, del ferro battuto e del cuoio, tessitura del “drap”, ricami, merletti, vimini e oggetti per la casa. «Una singola manifestazione – commenta l’assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret - in grado di valorizzare e divulgare la passione per la tradizione e il savoir faire artistico della Valle d'Aosta. Il fiore all'occhiello di una produzione artigianale che vive tutto l'anno attraverso il Museo dell’artigianato Tipico, il polo culturale permanente di Fenis, e i negozi dell’Istituto Valdostano dell’artigianato di tradizione, dove poter acquistare i prodotti, dislocati su tutto il territorio valdostano».
L’attenzione alla produzione artigianale nel corso del 2009 si è concretizzata con investimenti per oltre due milioni di euro. Accanto ai 600mila euro per l’organizzazione della Fiera di sant’Orso, ci sono, fra le altre voci, i 500mila per l’organizzazione della manifestazioni estive, i 600mila per il piano promozionale (fiere e saloni), 300mila per contributi per incentivi alle cooperative artigianali, 125mila per manifestazioni fieristiche non organizzate direttamente dalla Regione, 87.000 per alcune Mostre personali (mostra Forte di Bard), e i 33.600 per la convenzione con Politecnico per lo sviluppo di una ricerca incentrata sul Mobile tradizionale Valdostano e la sua collocazione sul mercato internazionale per il biennio 2009-2010. «L’obiettivo per il 2010 – precisa Pastoret – consiste nella conferma dello svolgimento delle manifestazioni principali già attualmente presenti in calendario cercando però di accrescere la visibilità del settore artigianale nel corso di tutto l’anno, attraverso iniziative culturali, di interesse mediatico e commerciale».
Un esempio riuscito di questa logica è l’iniziativa «Scultura dal vivo» quando, nel mese di luglio, 14 professionisti si sono esibiti in pubblico creando le proprie opere a diretto contatto con il pubblico stesso ad Aosta. Ma la fiera di Sant’Orso, in questi ultimi anni, è diventata per la Valle d’Aosta come un’importante biglietto da visita dove si concentra l’impegno di ben quattro assessorati, oltre, naturalmente, a quello alle Attività Produttive, anche quello del Turismo, dell’Agricoltura e della Cultura chiamati ad un’azione sinergica per massimizzare l’impatto sul visitatore proveniente da fuori regionale. E così Piazza Plouves con il suo padiglione gastronomico offre la possibilità davvero unica di fare un viaggio fra i sapori della Valle potendo vedere presenti i maggiori produttori dell’agroalimentare locale: dalla carne ai formaggi fino ai prodotti dolciari. Fra i 54 espositori ci sono i liquori e distillati della Saint-Roch o dell’Alpe, il lardo e i salami della Maison Bertolin o di Arnad Le Vieux, i vini dell’Associazione piccoli produttori o delle donne del vino. Una selezione attenta fatta, per la prima volta, da un’apposita commissione chiamata a prendere in esame i prodotti di ogni singola azienda al fine di qualificare l’offerta enogastronomica direttamente legata al territorio e alle tradizioni della Valle d’Aosta. Una filiera che quest’anno arriva perfino a coprire il settore delle acque minerali. La società delle «Sorgenti del Monte Bianco» di Morgex fornirà infatti gratuitamente alle Pro Loco che gestiranno i punti di ristorazione «RossoNeri» le bottigliette d’acqua «Monte Bianco» e «Kristalia» che a loro volta distribuiranno gratuitamente ai visitatori della Fiera. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 27 gennaio 2010)
La Fiera in numeri
170mila
Sono i visitatori attesi ad Aosta. La previsione è stata fatta in occasione della riunione del Comitato regionale per la sicurezza e l’ordine).
1084
Il numero degli espositori: di 918 per l’artigianato di tradizione. Il gruppo più numeroso è composto dagli scultori con 302 espositori seguito a 193 dagli oggetti intagliati.
106
Sono i produttori professionali presenti, fra questi 84 sono imprese artigiane appartenenti al settore tradizionale ed equiparato che esporranno nel padiglione di Piazza Chanoux e in quello di Piazza Plouves
54
Sono le aziende presenti nel padiglione enogastronomico così suddivise: carni e derivati (5 aziende), latte, formaggi e prodotti caseari (12), prodotto ortofrutticoli e derivati (12), prodotti dolciari, forno e pasticceria (14), liquori, vino, birra e alcolici in genere (10), caffè, lievito e spezie (1).
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