Ecco la seconda parte dell'intervista a Cesare Grappein (Cna). La prima è stata pubblicata ieri.
Quindi vuol dire risparmio per le aziende verificate e soldi in più che rimangono in Valle attraverso le aziende e gli operatori che verificano…
Esattamente.
State anche lavorando ad una sede unica?
L’obiettivo è quello di realizzare una casa dell’artigiano comune. L’artigiano dovrà aprire una sola porta e troverà tutto. E’ una grande novità. Dopo anni in cui le associazioni finivano per battagliare su tutto oggi si è deciso di mettere una pietra sopra al passato. E il merito di questo va ai due presidenti. Non si sarebbe potuto realizzare una simile intesa se Goi e Salmin non si fossero parlati con la trasparenza con cui si sono parlati. Gli obiettivi sono definiti, l’organigramma è in fase di predisposizione in modo da mettere insieme nel migliore dei modi le risorse fisiche e dando a ciascuno precisi compiti e responsabilità. Inizieremo dal 1° di marzo a lavorare insieme.
Ma quanto è cambiato il ruolo delle associazioni di categoria?
Un dato importante va evidenziato prima di tutto: insieme al Trentino la Valle dìAosta ha la più alta percentuale di adesione alla rappresentanza sindacale. La media nazionale è del 35% e noi siamo al 50%. E’ ovvio che le associazioni di categoria in momenti di difficoltà come questo devono obbligatoriamente strutturarsi in modo da offrire agli artigiani i servizi per poter rimanere sul mercato. Se questi fossero erogati solamente alle condizioni di mercato la mortalità delle aziende sarebbe ancora più alta del dato negativo che abbiamo oggi.
Come giudicate l’operato della Giunta?
Direi che mai come in questo periodo godiamo di così tanto ascolto a livello regionale. Ci tengo anche sottolineare la nostra presenza all’interno di tutte le sottocommissioni legate al Piano del Lavoro. E questo è un fatto che si verifica per la prima volta. In sintesi possiamo dire che c’è un ascolto attivo, un confronto davvero costruttivo…
Come si compone il tessuto imprenditoriale artigianale?
Edili e impiantisti sono i più numerosi, anche se quest’ultimo settore ha subito una pesante diminuzione in virtù del nuovo decreto numero 37 del 2008 con il quale sono stati notevolmente appesantiti i requisiti che un artigiano deve possedere per avviare un’attività di installatore. Stanno invece crescendo come adesioni alle associazioni di categoria le aziende del settore del benessere e della sanità, cioè estetiste, gestori di palestre, pettinatrici, parrucchieri proprio perché anche loro oggi sono destinatari di una serie di obblighi amministrativi che richiedono un po’ di assistenza. Noi forniamo a queste imprese un servizio di abbonamento annuale con il quale l’associazione di categoria si propone di gestire per conto del cliente tutti gli adempimenti burocratici in modo tale che l’azienda possa finalmente pensare soltanto a lavorare. Cna poi ha dato incarico ad una software house per creare un programma, presentato nei giorni scorsi a Biella, dove si inseriscono tutte le scadenze, dai corsi di formazioni all’Hccp, in modo che o noi o il cliente si possa intervenire immediatamente per tenere tutto in regola. Anche se in realtà io considero fondamentale questo software per un compito su tutti…
Cioè?
Sarà necessario in virtù dell’entrata in vigore di ciò che io definisco il mio terrore di questi giorni, cioè il sistema Sistri.
In cosa consiste?
Fino ad oggi la gestione dei rifiuti era fatta a livello cartaceo. Con il nuovo decreto l’artigiano dovrebbe ogni dieci giorni con una chiavetta Usb comunicare al Ministero la movimentazione dei suoi rifiuti anche se uguale a zero. Se le aziende si rivolgono all’associazione di categoria allora la comunicazione diventa mensile. Da una nostra prima indagine risulta che le aziende interessate potrebbero essere più di 2000. Inutile ribadire quanto sono preoccupato dalla complessità di questo sistema.
Altri temi critici sul tappeto?
La Conferenza Stato-Regioni ha licenziato le nuove linee guida per la formazione in materia di sicurezza sul lavoro in base alle quali aumentano sensibilmente le ore di formazione obbligatorie sia per i dipendenti, sia per i datori di lavoro che per i preposti.
Un po’ provocatoriamente verrebbe da dire che questo finisce per penalizzare soltanto chi vuole essere in regola… Su questo versante forse servirebbe un intervento dello Stato più consistente per far diminuire i lavoratori in nero…
Sono d’accordo. Pensate poi ad una azienda con tre dipendenti. In certi settori, in base al rischio, il corso del datore di lavoro è passato da 16 ore a 48. Poi lo stesso datore di lavoro manda il suo dipendente e anche qui si è passati da 8 a 16. E poi c’è anche il preposto che deve farsi altre otto ore in più rispetto al normale dipendnete. Questo spinge molte aziende a non frequentare i corsi perché iniziano ad essere davvero troppi. Ormai per ogni tipo di macchina da cantiere si deve avere svolto un corso specifico, definito macchina per macchina dall’allegato del Testo unico. Va anche detto che è finalmente operativo Ebava, l’ente bilaterale, che potrà finalmente erogare corsi di formazione gratuiti per le aziende iscritte all’ente.
Quali possono essere le professionalità più appetibili e quelle più in difficoltà?
E’ in difficoltà tutto l’indotto Cogne, in particolare le tornerie metalliche. Mentre ha buone possibilità di crescita il settore della trasformazione del legno e anche tutte quelle attività che sembrano quasi sparite come il calzolaio o quelle attività legate alle tecnologie digitali, che ad un certo livello rientrano nel nostro settore, a partire dall’elaborazione del software all’elaborazione fotografica. I giovani guardano a questa tipologia di impresa con interesse.
L’attuale società sempre meno pratica riporterà di moda il tuttofare?
C’è qualcuno che si sta avventurando su questa strada perché la gente ha sempre meno tempo di occuparsi di certi lavoretti di casa e spesso non sa come farli. Ci sono buone possibilità di crearsi un’occupazione redditizia.
Al di là di questi settori su cui c’è qualche speranza va detto che è in crescita la mortalità delle imprese artigiane in Valle d’Aosta…
Lo diciamo da tempo e i numeri, purtroppo, ci stanno dando ragione. Molte imprese appena costituite non vanno oltre i due anni di vita. Il primo anno si salvano grazie ai contributi statali o regionali ma poi non decollano e chiudono. Spesso si tratta di aziende edili in cui un dipendente, magari spinto dal suo stesso datore di lavoro, si è messo in proprio per continuare a lavorare poi per la stessa azienda. Aprire una Partita Iva non è uno scherzo. Molti non sanno a che cosa vanno incontro e quando lo capiscono è troppo tardi. Un dato positivo è invece costituito dal fatto che in molte aziende del settore è in atto il passaggio generazionale, cosa che in passato avveniva meno spesso.
Il rapporto con il mondo del credito?
Sarei spinto a dare un giudizio positivo visto che gli istituti di credito mi sembra che in certi casi abbiano applicato con soggettività i parametri di Basilea 2. Poi va evidenziato il ruolo crescente di Valfidi. Ci sono però altri strumenti importanti ad uso degli artigiani che stiamo cercando di portare in Valle, ad esempio Artigiancassa. Questo avverrà attraverso un totem che sarà posizionato presso le sedi delle associazioni di categoria. Il totem, dopo che un operatore, adeguatamente formato in materia di bilancio e dati fiscali e contabili, inserirà i dati di chi richiederà il prestito, permetterà di dare subito una risposta sulla possibilità dell’artigiano di accedere o non accedere al credito.
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