Il numero dei bovini (suddivisi in pezzata rossa, nera e castana) e degli allevamenti valdostani. Il calo appare costante. |
«La variabile prezzo pesa come un macigno sul settore. Un bovino costa ad un allevatore valdostano circa 1500 euro e il prezzo medio si aggira tra i 1200 e i 1400. Raramente qualche capo arriva ad essere pagato 2000 euro». Non si nasconde dietro ad un dito Edy Bianquin, dal mese di dicembre nuovo presidente dell’Associazione regionale allevatori dopo le dimissioni di Gabriele Viérin, coinvolto nell'ambito dell'inchiesta sul bestiame contaminato.
Il comparto zootecnico, come confermato anche dal direttore dell’Arev Edy Henriet, fatica ad assicurare a chi vive esclusivamente di allevamento una remunerazione adeguata. Le condizioni di mercato degli animali vivi restano pesanti. «Anche se diminuisce il patrimonio zootecnico - osserva Henriet - le quotazioni non fanno registrare scostamenti rilevanti».
Numeri alla mano dalla fine degli anni 90 il calo dei bovini e del numero di aziende è stato costante. Leggermente in frenata il primo nell’ultimo quinquennio (dai 36.801 del 2005 ai 35.860 del 2009), più intenso il secondo (da 1.301 a 1.156 nello stesso periodo). Nel 2000 i capi superavano di poco le 40mila unità e le aziende erano 1.669. «Nell’ultimo decennio - commentano i vertici - sono diventati fondamentali per sostenere questa attività i premi per il settore zootecnico legati alla selezione della razza. Una legge del 2001 notificata alla Commissione europea che permette di incentivare questo particolare tipo di razza (la pezzata rossa e nera valdostana) in quanto è l’unica che può sfruttare al meglio questo tipo di terreno». Ed è proprio grazie alla legge regionale n.21 del 4 settembre 2001 che la Regione, attraverso l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Isabellon, ha potuto impegnare circa 7 milioni di euro per il «programma regionale concorsi, rassegne e mercati concorso, per l’anno 2010» presentato dall’Arev, deliberando nei giorni scorsi la liquidazione di un primo acconto pari al 45% della somma ammessa, cioè 3,17 milioni.
Il Presidente dell'Arev Edy Bianquin |
Attualmente nel suo complesso la campagna di commercializzazione dei vitelli in corso riguarda 4435 capi. Di questi ben 2999 sono stati ceduti in Olanda e 810 in Veneto. Anche qui una esperienza nata con piccoli numeri e poi sviluppatasi. «Sei anni fa - aggiunge Henriet - è stato creato un canale commerciale con l’Olanda. Il primo anno sono stati ritirati poche centinaia di vitelli, e poi piano piano il numero è cresciuto. I paesi bassi sono infatti i più grossi produttori di vitello a carne bianca e essendo carenti di animali allevati in loco risultano essere anche importanti acquirenti».
La strategia base rimane comunque l’incentivazione del consumo di carne valdostana in regione. Una strategia che dopo la carne bovina ora sta interessando anche le carni di ovini e caprini (in Valle sono presenti 3500 pecore e 5000 capre, tutte appartenente a razze autoctone). Cinque agriturismi, sei ristoranti e sette esercizi commerciali (fra cui anche l’ipermercato Gros Cidac) stanno promuovendo il brand «valdonostrane». Una sorta di certificato d’origine dell’Arev che si propone di garantire al consumatore «l’origine nostrana delle carni di agnelli, capretti, pecore e capre, allevati con sistemi tradizionali, nel rispetto del territorio regionale». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 28 aprile 2010)
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