Seconda parte dell'intervista a Luciano Caveri pubblicata sul Corriere della Valle. La prima è stata proposta ieri.
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Sfogliando il decreto si scoprono degli aspetti divertenti. Per esempio i costi della politica. Anche in Valle d’Aosta ci sarà un taglio e il decreto legge prevede che eventuali risparmi locali finiscano a livello nazionale. Questo ovviamente è totalmente illegittimo. Il giorno in cui c’è una riduzioni dei costi della politica a livello regionale vanno a finire su un fondo regionale. Non si capisce come si possa lontanamente pensare che vada in maniera diversa. E poi c’è tutta la partita di riduzione delle spese: personale, consulenze, pubbliche relazioni, sponsorizzazioni, spese per missioni, spese per formazione. Tutta questa materia, secondo me, costituisce principi e, quindi, o noi chiariamo che tutte queste questioni non ci riguardano e, quindi, fatto salvo un risparmio che noi dobbiamo fare poi dove tagliare decidiamo noi altrimenti rischiamo di trovarci in questo meccanismo compreso un argomento molto discusso cioè l’articolo 6 comma 19 che, di fatto, vieta di risanare le società partecipate pubbliche che per tre anni consecutivi si trovino in deficit. Cosa capiterebbe al casinò se fosse in deficit per tre anni ulteriormente appesantito dalla vicenda Billia? Cosa capita nel settore degli impianti di risalita che si trovano a confrontarsi con una sorta di manovra a tenaglia perché i comuni con meno di 3000 abitanti non possono più partecipare a società come quelle degli impianti a fune o quelle idroelettriche. Ci sono perciò degli aspetti che ci interessano fortemente.
Il decreto mette in discussione anche il nostro welfare?
E’ chiaro che non possono non interessarci tutta una serie di argomenti come i tagli in materia scolastica e sanitaria e agli enti locali che sono settori dove in considerazioni dell’autofinanziamento noi abbiamo sempre ritenuto di poter operare come volevamo. Forse che questa manovra, con questa invasione di campo, potrebbe riguardare anche questi settori? Questo va chiarito al più presto…
Ritiene che ci sia un tentativo di svuotare le regioni a Statuto Speciale?
E’ un tentativo di soffocare la democrazia locale con particolare attenzione a questo enclave che sono le regioni a Statuto speciale.
Questa manovra pone dei precedenti…
Ad esempio noi paghiamo l’invalidità. Oggi anche nelle regioni a Statuto ordinario è diventata materia delle regioni. Adesso qui si fissa che cosa fare sull’invalidità. E qui non si capisce più molto perché se io la pago devo pur regolamentare questo tipo di materia. E poi c’è l’articolo 7 commi 26 e 29, con i Fas, il famoso fondo per le aree sottoutilizzate, viene portato alla presidenza del Consiglio, mentre in realtà è sparito e non verranno più dati perché se li sono spesi e questo fa venire meno un accordo complessivo che era stato fatto dalle Regioni già con questo governo in cui si era detto alcune regioni rinunciano ad una parte di fondi strutturali europei in cambio di questi fondi. E adesso spariscono. Ci sono poi tutta una serie di norme interessanti come il blocco dei contratti degli enti pubblici. Queste valgono anche su di noi. Ma il fatto che noi negli anni passati abbiamo lievemente incrementato rispetto al 3,2 dello stipendio vuol dire che non solo si blocca lo stipendio ma si immaginano dei meccanismi di recupero di quegli incrementi superiori che i dipendenti del comparto unico hanno avuto? Come ci posizioniamo rispetto ad alcune norme sulla manutenzione e la locazione degli immobili?
Il personale è una competenza regionale…
Sì, ma di fatto non lo è più perché in questo decreto c’è tutta una serie di norme legate al patto di stabilità che riguardano i contratti part time, i tempi determinati, le consulenze, i lavori interinali che porteranno ad avere delle difficoltà nel rinnovo di contratti di lavoro e far crescere il numero di disoccupati in Valle. Tutto questo per dire che se io mi limito a dire che alla Valle tagliano 25 milioni di euro la mia preoccupazione può apparire incomprensibile, ma se invece si va a vedere con attenzione cosa significano queste norme ci si rende facilmente conto che in un momento di recessione economica non soltanto ti trovi con meno risorse, ma con meno possibilità di assunzione nel settore pubblico che di fatto è una realtà importante in un momento di crisi.
Insomma si va direttamente nelle tasche dei valdostani…
Esatto. E poi ci sono tutte queste limitazioni. Fino ad ora abbiamo sempre tenuto fuori sanità e scuola ma non c’è invece il rischio che rientri? Nel guardare l’insieme delle cose ci sono delle norme che colpiscono. L’articolo 15 comma 6 colpisce direttamente Cva con l’introduzione di un canone aggiuntivo per i titolari di una concessione di grande derivazione d’acqua per uso idroelettrico. In questa finanziaria spariscono anche una parte dei certificati verdi e qui sono colpite le piccole centraline idroelettriche o quelle eoliche. Ma al di là dei temi economici ci sono anche dei temi sociali che non possono lasciare indifferenti. I nuovi paletti in materia di invalidità rischiano di non riguardare più i bambini down e, ovviamente, a livello nazionale sta montando una forte polemica che non si può non condividere.
Ci sono margini di trattativa?
Ne abbiamo discusso al Comitato delle regioni e in molti concordavano sul fatto che, in parte, è normale che i momenti di crisi economica portino ad un certo rafforzamento del centralismo delle decisioni però credo che una misuri così terribilmente pesante per il sistema delle regioni, dei comuni e delle province non c’è da nessuna parte e questa è stata una scelta, secondo me, motivata dal fatto di non volere in nessun modo aumentare le tasse. In realtà qui si va a tagliare a casa degli altri e si cerca di fare bella figura a spese degli enti locali e, questi ultimi, a loro volta finiranno per diventare impopolari riducendo inevitabilmente i servizi ai cittadini. E questo è inconcepibile ed è la ragione che ha portato straordinariamente ad immaginare che un uomo di centrodestra, sicuramente filogovernativo, come Roberto Formigoni a farsi portavoce del fatto che molte norme di questo decreto siano incostituzionali. Io ho parlato per la prima volta in mia con la Presidente del Lazio, Renata Polverini, e mi ha detto di essere esterrefatta dalla manovra perché non sa come chiudere il bilancio del prossimo anno. Credo che sia importante far capire, al di là dei tecnicismi, che ci troviamo di fronte davvero ad una manovra lacrime e sangue senza elementi di equità. Aggiungo poi che c’è anche molto forte l’impressione di trovarsi più in generale di fronte ad una grande bugia. Fino a poche settimane fa i ci è stato detto – anche dopo i fatti greci - che i conti erano sotto controllo, ma la durezza della manovra non fa di certo pensare questo.
Elementi positivi?
La tracciabilità del denaro sopra i 5000 euro. E’ sicuramente un buon metodo per combattere il nero. Ma in generale per il sistema autonomistico e per una regione a statuto speciale come la nostra ci troviamo di fronte ad un plotone di esecuzione. E mi immagino che la Giunta regionale - se il decreto sarà convertito in legge alla fine di luglio - dovrà prepararsi ad agosto a fare ricorso alla Corte Costituzionale, come penso faranno tutte le altre regioni.
Il crinale fra protesta e democrazia
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