11 agosto 2010

Ccs e Mavitec fra Biotecnologia e Dna

Giusto Giovannetti (Ccs Aosta)
«Ricerca & Innovazione sono leve essenziali per creare sviluppo e occupazione e rappresentano la migliore exit strategy dalla crisi economica internazionale». Quando queste parole della vicepresidente di Confindustria Diana Bracco sono risuonate con chiarezza nella sala conferenze della cittadella in occasione dell’ultima assemblea di Confindustria sono stati in molti gli imprenditori valdostani ad annuire consapevoli di come ormai si fosse su una strada obbligata.
Un percorso che dal 2000 ad oggi, attraverso la legge regionale 84 del 1993 che disciplina i contributi in materia di ricerca e sviluppo ha visto distribuire 57 milioni a 22 aziende diverse. Nel primo semestre del 2010 ne sono già stati approvati 3,7 a Cogne Acciai Speciali (1,7 milioni), Thermoplay (269mila), Ribes Ricerche (500mila) e Datalogic Information (1,31). Un impegno che da tempo l’assessore alle Attività Produttive Ennio Pastoret giudica «strategico».

Ccs e i miracoli della biotecnologia
Fra gli imprenditori che hanno fatto della ricerca quasi un vero core business c’è la Centro Colture Sperimentali di Giusto Giovannetti, 61 anni, biologo, esperto di microbiologia della radice, che proprio in questo momento di congiuntura sfavorevole si prepara ad una espansione senza precedenti. Dal 2006 l’azienda, che ha la sua sede a Quart, ha brevettato a livello europeo l’uso di «consorzi microbiologici della rizosfera per eliminazione di inquinanti da prodotti agricoli e diminuzione delle micotossine e dei nitrati da prodotti agricoli ed incremento di anti-ossidanti in prodotti agricoli».

La serra dove si producono le micorrize
«In massima sintesi – spiega Giovannetti – noi produciamo micorrize, cioè un insieme di microorganismi che creano un’associazione simbiotica tra funghi e radici delle piante fondamentale per la crescita delle piante. La pianta risulta così più sana, più robusta, più resistente alle malattie, con frutti di aspetto migliore e qualità organolettiche superiori. Tutti coltivati senza sostanze tossiche». La Ccs, ad esempio, sta lavorando con il Centro di assistenza diabetologica delle Molinette su un progetto denominato «Le Micorrize contro il tumore al seno». «L’obiettivo – rivela Giovannetti – è verificare se una sana alimentazione può ridurre le recidive del tumore alla mammella».

Mano a mano poi che l’Ue mette fuori legge molti prodotti chimici l’interesse per la biotecnologia cresce. «Il 10% della superficie di coltivazioni di mais in Piemonte nel corso del 2009 è stato coltivato ricorrendo ai nostri prodotti. Siamo in trattative con la Klm per rifornire il loro cattering con le nostre insalate. Se l’ultimo bilancio ha fatto registrare un fatturato di circa l milione di euro per il 2010 prevediamo una crescita del 30%».

Gli occhi di Mavitec per riconoscere il Dna
Andrea Cappellari insieme al socio Luca Danesi, con la loro Mavitec, una start up, attualmente ospitata nell’incubatore di impresa di Aosta, operante nel settore dei sistemi di visione, stanno invece lavorando con il Politecnico di Torino ad un progetto denominato «Micro-Array_DAQ1». «L’obiettivo è di automatizzare la detection ed il processing di piattaforme micro-array che consentono l’analisi multiplex di campioni biologici. In pratica – precisa Cappellari – si tratta di velocizzare il procedimento di riconoscimento del Dna». «Il macchinario che intendiamo realizzare – conclude Cappellari - a differenza di tutti gli scanner presenti sul mercato, ha la versatilità di poter scegliere tra entrambe le rilevazioni usate per i microarray, la detection colorimetrica e quella che sfrutta la fluorescenza. L’obbiettivo del progetto è quello di realizzare un prodotto che, dopo opportuna ingegnerizzazione ed industrializzazione, sia in grado di essere tecnologicamente competitivo e all’avanguardia a livello globale, e possa inserirsi agevolmente nel mercato nazionale, almeno inizialmente, e successivamente europeo».

Polo di Verrès strategico per la ricerca
Un aiuto in questo senso arriva anche dalla recente firma della convenzione decennale firmata nei giorni scorsi da Regione Valle d'Aosta, Politecnico di Torino e Università della Valle d'Aosta per il rilancio del polo tecnologico di Verres attraverso una dote finanziaria di nove milioni di euro. La sede di Verres sarà, come ha spiegato il presidente della Regione autonoma Valle d'Aosta, Augusto Rollandin, «protagonista delle strategie di sviluppo e delle attività di ricerca in Valle d'Aosta, rispondendo ai bisogni espressi dal nostro tessuto industriale». I temi che saranno sviluppati riguardano in particolare la meccatronica, con il potenziamento del laboratorio attivo con nuove risorse umane dedicate. A Verrès potranno essere sviluppate anche ricerche negli ambiti delle tecnologie per il monitoraggio e la sicurezza del territorio, le energie rinnovabili e il risparmio energetico, la salvaguardia dell'ambiente e il ripristino degli ecosistemi, oltre a elettronica, microelettronica, microrobotica.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno,
seguo da tempo il blog e questo è il mio primo intervento.
Scrivo perché sarei molto interessato a conoscere se esistono delle misurazioni che ci dicano quali sono le *reali* ricadute delle "politiche di sostegno all'innovazione", in particolare nel contesto valdostano.
Sono sicurissimo che «Ricerca & Innovazione sono leve essenziali per creare sviluppo e occupazione e rappresentano la migliore exit strategy dalla crisi economica internazionale», tuttavia mi chiedo se l'intervento pubblico "a pioggia" possa avere un reale impatto sulla situazione attuale, senza basarsi su metriche meritocratiche.
Mi si dirà che le sovvenzioni vengono date a seguito della presentazione di un progetto che viene valutato da una commissione di esperti. Non entro nel merito delle problematiche relative alla selezione iniziale dei progetti. Mi voglio concentrare su quanto avviene ex post e penso che se non si è in grado di misurare quanto effettivamente l'investimento pubblico nei progetti di ricerca portati avanti dalle imprese porta in ricaduta sul territorio, si stanno solo sprecando soldi pubblici e tempo.
Ovviamente sarei ben felice di essere smentito, vedendo dei dati reali che mi presentino la relazione tra i soldi spesi dall'UE col Fondo Sociale Europeo attraverso la Regione VdA e alcune metriche, tra cui:
* l'aumento di fatturato delle imprese
* l'incremento di dipendenti qualificati all'interno delle stesse
* la capacità di attrarre personale qualificato dalle altre regioni e dall'estero
Queste sono solo le prime metriche che mi vengono in mente e dovrebbero essere usate per vedere se questi interventi servono o meno.
La mia paura è che uno strumento di misura del genere non sia stato fatto partire, e che le imprese (chiedo scusa per la generalizzazione) utilizzino i fondi messi loro a disposizione per "sopravvivere" nel breve/medio periodo senza investire in prima persona

ImpresaVda on 15 agosto 2010 alle ore 10:25 ha detto...

Innanzitutto mi scuso per il ritardo nella pubblicazione del suo interessantissimo commento. Ma agosto è un mese in cui il blog è un po' balneare... Cercherò tuttavia di dedicare la giusta attenzione giornalistica a quanto da lei scritto e, oltretutto, nulla mi vieta, dati i miei contatti con il mondo universitario, di suggerire a qualche professore una tesi sulla materia... So che alcuni sono miei assidui lettori per cui se vogliono già cogliere lo spunto...

Paolo Conta on 24 agosto 2010 alle ore 16:55 ha detto...

Il tema della verifica a valle dei risultai, è di effettiva importanza, e si dovrebbe applicare in innumerevoli campi. Il committente privato normalmente lo fa, perché paga di tasca propria. Trovarne riscontro nel pubblico è più difficile. Per esempio, nella gare di servizi, chi controlla a valle che il vincitore eroghi effettivamente la prestazione dichiarata?
Tornando al tema della innovazione, e parlando per esperienza personale, valuto che gli aiuti in tal senso alle imprese siano, nella maggior parte dei casi, effettivamente produttivi. I benefici non sono oggettivamente valutabili in maniera semplice: ai parametri esposti, si possono associare i seguenti brevi commenti:
* aumento del fatturato: nei progetti di ricerca è insita una dose di rischio: non è detto che il risultato sia effettivamente quanto ci si aspettava (non per niente si erogano incentivi). In caso positivo il percorso verso l'industrializzazione non è breve, e pertanto i risultati in termini di fatturato possono essere piuttosto distribuiti nel tempo
* incremento dipendenti qualificati: questo penso che sia uno dei riscontri più immediati e ne posso dare una testimonianza diretta. Purtroppo però le nostre imprese sono mediamente molto piccole, ed hanno quindi una capacità di assorbimento di personale piuttosto limitata.
* capacità di attrazione: questa non è direttamente imputabile solo all'impresa, ma all'intero sistema locale (infrastrutture, contesto sociale, ambiente, etc.). Vogliamo dire dell'attrattività del sistema Italia sugli investitori stranieri?
Concludo ricordando all'anonimo commentatore che ogni volta che una impresa fruisce di un contributo è perché, in percentuale differente a seconda dei casi, ci ha messo denaro proprio, rischiando di conseguenza.

ImpresaVda on 24 agosto 2010 alle ore 21:33 ha detto...

Ringrazio Paolo Conta, responsabile per Confindustria Valle d'Aosta del settore terziario innovativo nonchè titolare della Laser (su cui trovate diversi articoli in questo blog) per il suo intervento che indubbiamente permette di approfondire ulteriormente il tema non solo degli incentivi regionali ma di cosa signichi fare ricerca e sviluppo per un'azienda. Invito altri imprenditori a raccontare le loro esperienze. Credo che anche per l'anonimo commentatore un feedback di questo tipo possa essere stimolante...

 

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