8 giugno 2011

Batterio Killer ed Etichette Trasparenti

Interessante e attuale contributo di Ezio Mossoni, direttore di Coldiretti Valle d'Aosta.

Nel 2003 la Coldiretti della Valle d’Aosta ha partecipato alla raccolta firme per la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare volto ad ottenere l’etichettatura trasparente sui prodotti alimentari, etichettatura che garantisca il consumatore sul contenuto ma – soprattutto – sull’origine delle materie prime che compongono l’alimento. Vorrei sottolineare che le firme (autenticate da un pubblico ufficiale) sufficienti per presentare l’istanza al Parlamento devono essere almeno 50.000. Ebbene Coldiretti ne ha raccolte oltre 1,2 milioni ! Non si può certo dire che i cittadini consumatori non si siano espressi, eppure...eppure stiamo ancora percorrendo un lungo e tortuoso percorso.

Di fronte ad una presa di posizione così forte il Parlamento ha legiferato (legge 204/2004) ma – come quasi sempre – la legge rinvia a numerosi e successivi provvedimenti e decreti applicativi che si trascinano nel tempo. Evidentemente Coldiretti non molla e pressa continuamente le istituzioni che sono giunte, a oggi, a identificare tutta una serie di prodotti per i quali la trasparenza è d’obbligo (carne di pollo e derivati, carne bovina, frutta e verdure fresche, uova, miele, passata di pomodoro, latte fresco, pesce, olio extravergine di oliva) ma la battaglia è stata dura, anche contro le opposizioni interne di alcune industrie alimentari nazionali che sono giunte – all’epoca – a scrivere alla Commissione Europea chiedendo la messa in mora dell’Italia per aver voluto una legge che favorisce la trasparenza (!) ma che condizionerebbe la libera circolazione delle merci e leso il principio della concorrenza.

L’Unione, si sa, si è mobilitata con provvedimenti di etichettatura a livello Europeo sulla carne di pollo e su quella bovina a seguito delle epidemie “aviaria” e “mucca pazza”...come dire se non ci scappa il morto niente etichette, ora – c’è da giurarci - si provvederà a far etichettare a livello europeo anche la verdura (o solo i cetrioli o i germi di soia o cos’altro sembrerà di origine del batterio killer).

Ma ora che si stanno limando favorevolmente le resistenze Comunitarie il neo Ministro all’Agricoltura, Saverio Romano, ha “dovuto” presentare un decreto che indica le dimensioni dei caratteri e il posizionamento della dicitura che deve avere l’indicazione di origine sulle etichette per gli alimenti che le prevedono obbligatoriamente !

Certo si fa presto a dire che le etichette ci devono essere ma ecco che i (soliti) furbi applicano etichette nei posti più nascosti, con caratteri minuscoli ed illeggibili, con codici e codicilli che quasi mai sono interpretabili dai consumatori. Perché ?

L’origine del prodotto non è solo garanzia per il consumatore, che è così in grado di fare autonomamente e consapevolmente le proprie scelte, ma il settore agricolo subisce dalla contraffazione un furto di reddito e un furto di identità. I produttori nazionali non hanno nulla contro i prodotti che vengono dall’estero, ma sono furibondi contro i prodotti esteri che poi “diventano” italiani per il solo fatto di essere transitati sul nostro territorio. Al consumatore possiamo dire che i prodotti nazionali sono più garantiti, non per solo per merito dei produttori, ma per l’accurato sistema dei controlli, un gruppo specializzato di carabinieri come i NAS esistono solo in Italia, e quando avvengono i sequestri si deve essere soddisfatti in quanto i controlli esistono. Dove non viene mai a galla nulla non è certamente perché non esiste nulla da far emergere, ma perché i controlli sono meno seri e meno accurati, salvo poi lo scoppio di epidemie, anche con relative vittime umane.

Detto questo ricordo che le verdure e la frutta fresca italiane sono soggette ad obbligo di etichettatura d’origine, che sono alla base della dieta mediterranea, che fanno bene alla salute e l’importanza della etichetta non deve essere ricordata solo in questi periodi di panico alimentare...quando sapremo l’origine di pasta, della carne di maiale, di coniglio, di agnello, del latte a lunga conservazione, dei salumi, dei lavorati e derivati di frutta e verdura come i succhi di frutta, ecc. ?

Basti sapere al consumatore che facendo una semplice sottrazione tra i prodotti consumati e quelli prodotti in Italia risulta che sugli scaffali dei supermercati tre cartoni di latte UHT su quattro sono stranieri, due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero e che la metà delle mozzarelle sono fatte con latte e cagliate provenienti dall’estero.

Auguri a consumatori e produttori…..ne abbiamo bisogno.

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