Semaforo verde per le imprese, ma semaforo ancora rosso per l’occupazione. E’ questo in estrema sintesi il verdetto dell’'economista Massimo Lévêque che questo martedì, in occasione della Giornata dell’Economia, tradionale appuntamento organizzato dalla Camera di Commercio di Aosta ha fornito i dati di quadro e presentato l'andamento dell'economia valdostana nel 2010. «L’impatto macroeconomico della crisi – spiega Lévêque - è apparso quantitativamente meno intenso che a livello nazionale anche per l’effetto congiunto di un maggior grado di solidità economico-patrimoniale delle famiglie e per la tempestiva adozione da parte della Regione di un articolato pacchetto di misure anti-crisi indirizzate alle imprese. La crisi si è però concentrata, in anticipo e con maggior vigore, sul settore manifatturiero, in particolare quello esportatore, che sin dall’ultimo semestre del 2008 ha evidenziato una contrazione delle esportazioni proseguita poi per tutto il 2009». La propagazione geografica e settoriale della crisi, ha esteso nel 2009 gli effetti recessivi ad altri settori dell'economia locale, in particolare commercio e turismo, colpiti sia dal calo della domanda sia dalla contrazione del credito. A circa 30 mesi dal suo manifestarsi, le conseguenze sull’occupazione sono ancora consistenti (circa di duemila unità complessive in meno rispetto a fine 2008), anche se dal 2010 le assunzioni sono tornate a crescere e si è drasticamente ridotto il ricorso alla C.I.G. da parte delle imprese industriali.
L’economista non manca comunque di sottolineare come nel corso dell’ultimo anno, non siano mancati i segnali di una positiva inversione di tendenza. A livello macroeconomico, dopo un 2009 recessivo (-4,4%), il PIL regionale è tornato a crescere e Unioncamere, nei suoi scenari di previsione sulle economie locali pubblicati di recente, prevede per il 2011 un’ulteriore crescita del valore aggiunto di circa 1 punto percentuale. I consumi finali, dopo due anni di flessione, hanno interrotto il loro trend al ribasso. Le esportazioni, dopo due anni di forte contrazione, sono tornate a crescere nel 2010 (+36%) e le indicazioni per il 2011 sono di ulteriore incremento. Gli investimenti industriali hanno fatto registrare una moderata ripartenza, a conferma di un mutato clima anche sotto il profilo delle aspettative degli operatori.
Le imprese, dopo un triennio, hanno mostrato un numero di iscrizioni in crescita e una riduzione delle cessazioni. «Dopo un 2009 particolarmente negativo – commenta - , tornano nella normalità e al di sotto del dato medio nazionale procedure concorsuali e fallimenti di imprese e il turismo, dopo un 2010 ancora incerto soprattutto a riguardo della componente nazionale e con gli stranieri con minore capacità di spesa, nel primo trimestre 2011 fa segnare una crescita significativa sia di arrivi (+12%) sia di presenze (+10%) rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente».
Ma le criticità dai dati congiunturali disponibili, non paiono ancora superate. «Malgrado una ripresa degli avviamenti e la riduzione del ricorso alla C.I.G. nell’industria, il mercato del lavoro nel corso del 2010 nel complesso ha evidenziato il permanere di tensioni e difficoltà – spiega Lévêque - e gli occupati a fine dicembre risultano circa 2000 in meno rispetto a fine 2008. Contestualmente, il tasso di disoccupazione a fine 2010 supera la soglia del 5 per cento e il dato medio annuo nel 2010 resta assestato su quello del 2009 (4,4 per cento)».
Nel comparto industriale poi, benché gli ordinativi, soprattutto dall’estero, siano in rafforzamento, permangono le tensioni dal lato finanziario e si allungano i tempi medi di riscossione dei crediti. Tra le famiglie, si registra nel 2010 una riduzione della consistenza dei depositi bancari (-3,4 per cento a fine 2010 rispetto a 12 mesi prima) e un incremento dei prestiti (+15 per cento), quindi una riduzione delle disponibilità che si accompagna ad un maggior ricorso al credito. La qualità del credito nel 2010 è solo lievemente migliorata e la consistenza delle sofferenze bancarie, sia delle famiglie consumatrici che delle imprese, a fine anno è aumentata del 30% circa. Infine ai segnali di ripresa della domanda interna ed estera, fa riscontro un innalzamento del livello dei prezzi, in Valle d’Aosta più marcato rispetto al dato nazionale, e tali nuove tensioni inflazionistiche non possono che concorrere a determinare ulteriori riduzioni del potere d’acquisto delle famiglie. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest dell'8 giugno 2011)
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