7 giugno 2011

Giornata dell'Economia 2011: i Percorsi di Ripresa secondo Massimo Lévêque

Massimo Lévêque
Oggi l'economista Massimo Lévêque per la Giornata dell'Economia, promossa come sempre dalla Camera di Commercio, ha offerto un quadro sull'andamento economico della piccola regione autonoma. Sui dati di scenario avrò modo di tornare nelle prossime settimana. Oggi vorrei proporti quelli che lui definisce «I percorsi di ripresa». Proviamo a guardare al futuro. Come sempre mi interessa sapere che cosa ne pensi di questa road map.

I percorsi di ripresa

Le direttrici su cui si stanno delineando, per le imprese italiane ed europee, i percorsi di ripresa, sono principalmente centrate su tre fattori, distinti ma tra loro interdipendenti: innovazione, produttività, internazionalizzazione.

Ø  L’innovazione è il principale strumento a disposizione delle imprese per mantenere quei differenziali di qualità e competitività (nei prodotti o nei processi) in grado di conferire loro protezione dalla concorrenza proveniente da prodotti a basso costo e quasi sempre a bassa qualità; e ciò sia sul mercato domestico sia su quelli internazionali;

Ø  La produttività – l’aumento della produttività – è sicuramente interconnesso alla capacità di innovare nei processi ma va oltre e richiede sforzi e capacità, di tutte le parti in causa, di innovare anche sui piani organizzativo, contrattuale, e delle relazioni industriali. Nei Paesi europei nulla è più come prima della crisi: la flessibilità diviene un fattore strategico ma può essere condivisa e produrre benefici solo se accompagnata da sistemi a forte premialità e condivisione sia dei processi decisionali sia dei risultati.

Ø  Data la debole crescita prevista per la domanda interna, l’internazionalizzazione è una via obbligata per agganciarsi, direttamente o indirettamente, alla domanda estera, cercando così di accelerare i tempi di uscita dalla crisi. Ciò è possibile sia per le imprese “export-oriented” sia per quelle inserite in “cluster nazionali” aventi sbocchi sui mercati esteri.

A livello locale gli asset su cui fare leva esistono ed il sistema produttivo nel suo insieme deve dimostrare di essere capace di approfittarne. Sinteticamente:

Ø  Nel settore industriale non va persa di vista la possibilità di agganciarsi alla dinamica della domanda estera, investendo in “internazionalizzazione” per chi è nelle condizioni di farlo o riposizionandosi verso quelle filiere produttive orientate ai mercati esteri nelle quali l’impresa locale può anche rappresentare solo un livello di sub-fornitura del bene finale destinato all’esportazione; a tal fine, ove possibile, occorre sostenere con tutti i mezzi a disposizione, chi esporta (proseguendo negli sforzi già intrapresi sui mercati esteri) e aiutare chi vuole iniziare a farlo, anche attraverso la costituzione di “reti di imprese”, ricercando nuovi mercati di sbocco per i propri prodotti.

Ø  Proseguire, anche beneficiando dell’importante supporto regionale esistente, negli sforzi in R&S ed innovazione, già sostenuti anche in questi anni di crisi, al fine di non vanificare, proprio in questa congiuntura “in ripartenza”, i risultati faticosamente conseguiti.

Ø  La positiva crescita della domanda estera e la crescita economica e del tenore di vita dei Paesi emergenti, si traducono - e potenzialmente si tradurranno in misura crescente - anche in domanda di servizi turistici. Il complesso ed articolato sistema di offerta turistica locale, che sta già dimostrando il gradimento della clientela straniera, deve essere attrezzato per cogliere e sviluppare tali opportunità. Unicità, qualità ed efficienza, di imprese e infrastrutture, costituiscono i fattori chiave di successo per mantenere ben posizionata la Valle d’Aosta nel panorama dell’offerta turistica internazionale.

Ø  La ripresa economica difficilmente produrrà, in tempi rapidi, ampliamenti significativi della base occupazionale se non si creeranno nuove attività, in nuovi settori e con nuove figure professionali.

 In un territorio come quello valdostano, una riflessione sulle opportunità che possono generare sviluppo e valorizzazione della cosiddetta “Green Economy” e dei relativi “Green Jobs” parrebbe importante.

Dalla GE in senso stretto (energie alternative, efficienza energetica, ciclo dei rifiuti, reti idriche) a quella intesa in senso più ampio, applicando fattori e requisiti di sostenibilità anche a settori tradizionali (ad esempio al turismo), i potenziali di crescita attesi sono considerati superiori alla media.

Dal punto di vista occupazionale, la “Green Economy” rappresenta uno dei pochi settori non toccati dalla recente crisi e il profilo qualitativo dei “green jobs” risulta mediamente elevato.

Un sforzo imprenditoriale in tal senso sarebbe auspicabile e potrebbe anche trovare supporto nelle politiche formative e di alta istruzione che la Regione può porre in essere grazie alle proprie competenze e strumenti.

Ø  In ultimo, ma non meno importante, dai servizi per la qualità della vita, già di buon livello in Valle d’Aosta ma con continui bisogni evolutivi, possono nascere ulteriori occasioni di impresa, anche nel settore “non-profit”, e di occupazione.

Oltre all’importante “out-come” a beneficio della Comunità, un sistema di welfare locale  ancora più articolato, potrebbe, da un lato, creare valore socio-economico aggiuntivo adeguandosi progressivamente al mutato scenario sociale e demografico venutosi a creare negli ultimi due decenni e, dall’altro, se costruito con la regìa delle politiche regionali, potrebbe beneficiare anche delle disponibilità finanziarie che sempre meno potranno essere indirizzate alle imprese ma che, verso cittadini o famiglie, al momento risultano relativamente meno limitate da vincoli nazionali o comunitari.    

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