6 dicembre 2011

Una Crisi che cambia i Paradigmi dello Sviluppo locale

In Valle d'Aosta è tempo di green economy
Pubblico volentieri l'intervento di Massimo Lévêque, Docente incaricato di Scienze delle Finanze - Università della Valle d’Aosta, pubblicato sul Rapporto Valle d'Aosta 2011 del Sole 24 Ore.

La grave crisi che ha colpito e sta mettendo a dura prova le economie occidentali si sta facendo sentire con vigore anche sul sistema locale valdostano, caratterizzato da buoni indicatori (PIL pro-capite di un terzo superiore al dato medio nazionale, reddito disponibile delle famiglie +20%, patrimonio medio delle famiglie +37%, tasso di disoccupazione normalmente tra il 3 e il 3,5 per cento) e da un quadro istituzionale in cui alla Regione sono attribuite ampie autonomie e competenze ed un bilancio di dimensione (circa 1/3 del PIL regionale) e qualità (basso livello di indebitamento) ragguardevoli.

Ciò malgrado, la crisi ha impattato anche in Valle d’Aosta  in misura rilevante:

a)      per l’entità con la quale si è acutizzata (nel solo 2009, una recessione di oltre 4 punti percentuali e un tasso di disoccupazione che nel 2011 si è pericolosamente avvicinato al 5 per cento);

b)      per la sua durata, che si protrae ormai dalla seconda metà del 2008 con connotati ben più strutturali che congiunturali;

c)      per la sua propagazione trasversale e generalizzata sui diversi mercati (da quelli finanziari ai manifatturieri, da quelli internazionali alla domanda locale).

Il difficile quadro nazionale di finanza pubblica ha ulteriormente aggravato le difficoltà a livello locale: il bilancio della Regione (circa 1,5 miliardi di euro annui), che dagli Anni Ottanta costituisce il principale volano per lo sviluppo, ha dovuto concorrere ad arginare la crisi (più di 400 milioni di euro destinati a misure antri-crisi nel quadriennio 2009-2012) sopportando contemporaneamente, a partire dal 2010, tagli a trasferimenti e riduzioni alla capacità di spesa (per il patto di stabilità) per ulteriori 100-150 milioni all’anno. Insomma, nell’insieme, una contrazione delle disponibilità superiore al 15%.

In questo difficile scenario, l’impatto della crisi sull’economia locale rischia di accentuarsi ulteriormente se non se ne colgono per tempo il carattere straordinario e le connesse profonde necessità di cambiamenti strutturali che essa impone a livello di sistemi produttivi e modelli di consumo.

Infatti, da un lato, quelle attività manifatturiere e di servizio (in particolare quelle legate al turismo) che hanno sinora tenuto, sono chiamate, data la debolezza della domanda interna, ad uno straordinario sforzo di internazionalizzazione, anche verso mercati nuovi e lontani, sforzo già in atto nel settore del turismo ma assai più impegnativo per il comparto industriale, in Valle caratterizzato da imprese di piccole dimensioni, operanti in settori di nicchia e poco abituate a “fare rete” per proporsi ed operare sui mercati internazionali, soprattutto quelli emergenti e più dinamici.

D’altro lato, i cambiamenti prodotti da questa crisi, impongono di guardare anche a nuove attività e settori, sostitutive di quelle prepotentemente spazzate via, capaci di dare vita a imprese in grado di creare nuovi posti di lavoro anche con qualificate ed innovative figure professionali.

Sotto questo profilo, economia e territorio della Vallée possono offrire delle chances se si guarda ai nuovi scenari che vanno delineandosi e se si considerano le peculiarità del territorio alpino più come opportunità che come vincoli.

L’ampio contesto della cosiddetta Green Economy, particolarmente adatta ad essere declinata in una realtà geografica come quella valdostana, può costituire il riferimento per una riconversione ed un rilancio economico potenzialmente alla portata dell’economia locale.

Ci riferiamo sicuramente ai settori delle energie rinnovabili, ove nell’idroelettrico già opera un gruppo locale, la Compagnia Valdostana delle Acque, capace di vendere fuori Valle il 90% dell’energia che produce; ma pensiamo anche a quelli connessi alla bio-edilizia, in grado di offrire nuove occasioni di sviluppo al settore delle costruzioni, oggi in difficoltà, alle diverse attività legate al trattamento e al riciclaggio di acque, inerti e rifiuti, alla filiera del legno, alle opportunità di integrazione tra agricoltura, agroindustria e turismo, quest’ultimo caratterizzato da una domanda crescente di qualità, tipicità e sostenibilità dell’offerta.

Tutto ciò postula, da un lato, l’affermarsi di un tessuto imprenditoriale pronto a cogliere le opportunità che la Green Economy può offrire – anche grazie all’impiego delle nuove tecnologie in montagna – negli anni a venire, con sforzi da concentrare in nuovi investimenti innovativi; ma presuppone, nel contempo, un quadro di riferimento infrastrutturale, normativo e regolamentare che favorisca e assecondi tale processo di rilancio economico e produttivo.

Il recente annuncio della Regione riguardante il programma di completamento della dorsale regionale di telecomunicazioni ad alta velocità (Valle d’Aosta All Digital), che permetterà di portare linee veloci e wi-fi in tutti i 74 comuni, costituisce un presupposto importante a che idee ed energie imprenditoriali possano svilupparsi su tutto il territorio di montagna, con a disposizione le irrinunciabili infrastrutture tecnologiche.

Come di grande rilievo vanno considerate le azioni in campo formativo e dell’istruzione, dove strategici potranno risultare lo sviluppo e l’integrazione delle attività svolte dall’Università della Valle d’Aosta e dal Politecnico di Torino, nella sua sede di Verrès, con il territorio ed il locale sistema di imprese.

Dalla qualità delle risorse umane (imprenditoriali, tecniche e professionali) dipenderà dunque ancora la possibilità di rispondere positivamente ad una crisi così profonda e strutturale come l’attuale, superata la quale, forse, quasi nulla sarà più come prima, neppure nella piccola Vallée. 

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