13 gennaio 2012

In Valle d'Aosta Boom delle Immatricolazioni, ma flop del Mercato regionale dell'Auto

Boom delle immatricolazioni (+117,5%), ma flop del mercato regionale dell'auto (-32%). Il paradosso tutto valdostano ha visto nel corso del 2011 immatricolare nella piccola regione autonoma ben 31.019 auto (contro le 14.260 dell'anno precedente), praticamente poco meno di un terzo di quelle torinesi (99.729). Ma sbaglierebbe chi immaginasse valdostani «paperoni» perennemente alla ricerca dell'auto ultimo modello o concessionari recordman di vendite. Il fattore scatenante, come spesso accade in Italia, è stato l'obiettivo di pagare meno tasse e sull'Imposta provinciale di trascrizione (Ipt) le regioni a Statuto speciale in seguito all'entrata in vigore del decreto legislativo sull'autonomia finanziaria delle Regioni a Statuto Ordinario e delle Province si sono trasformate improvvisamente in piccoli "paradisi fiscali".

Mentre nelle Regioni a Statuto Ordinario le Province applicano l'IPT con criteri proporzionali rispetto alla potenza del veicolo in quelle a Statuto Speciale questo non è possibile, poiché lo stesso decreto sull'autonomia finanziaria non si applica alle province situate in queste Regioni, come previsto dalle Legge delega sul federalismo fiscale. «Questa anomalia - spiega Giuseppe Castiglione, Presidente dell'Unione delle Province italiane, il primo  constatare l'anomalia - ha fatto sì che non appena entrato in vigore il decreto, sia iniziata una sorta di migrazione delle società che acquistano per noleggio ingenti parchi veicolari, dalle Province di Regioni a statuto Ordinario verso quelle di Regioni a statuto speciale, attraverso l'apertura fittizia di sedi secondarie, dove immatricolare i veicoli in quelle sedi, sebbene la loro attività principale, il personale ed i servizi siano stabiliti in altre sede».  E così le richieste di immatricolazione sono vistosamente cresciute nelle Regioni a Statuto speciale (Trento ed Aosta su tutte) e parallelamente si sono ridotte nelle Regioni a statuto ordinario, soprattutto nelle città in cui hanno sede le principali società di noleggio flotte e grandi concessionari con un inevitabile danno fiscale.

Una «concorrenza sleale involontaria» che ha perfino messo in imbarazzo l'Assessore regionale al Bilancio Claudio Lavoyer che si è premurato di sottolineare come si trattasse di una "mera conseguenza legislativa" e che la giunta regionale non aveva approvato nessun provvedimento sulla materia.

Se comunque le casse dell'erario valdostano trarranno indubbiamente giovamento dall'improvviso boom si tratta di una tragica beffa per le società concessionarie. Tra il 2009 e il 2011 il mercato dei privati è calato di quasi il 50%. Le auto commercializzate sono state 3.264 nel 2011 contro le 4.273 del 2010 e le 4.964 del 2009. Nel solo mese di dicembre sono state vendute 186 auto contro le 275 dell'anno precedente. E il calo di Aosta, confermano i concessionari, è indubbiamente uno dei più vistosi di tutta l'area del Nord Ovest. «In qualche maniera - spiega Pierre Noussan, amministratore delegato di Sicav 2000, concessionaria multibrand che commercializza sul territorio regionale Fiat, Lancia, Mitsubishi, Hunday, Dacia e Renault - era un evento atteso da tempo. In Valle paghiamo tre effetti negativi, in parte inevitabili: la fine della rottamazione regionale, la fine della rottamazione statale, la fine dei buoni di benzina. Potremmo dire che negli ultimi due anni sono stati anticipati i consumi futuri. Purtroppo la necessità di metabolizzare il nuovo scenario si è presentata proprio in questo momento di crisi con una domanda destinata a rimanere depressa per almeno altri due anni. Potrà limitare i danni chi potrà disporre di modelli vincenti. Come Fiat, ad esempio, confidiamo molto nella nuova Panda. Per contro ci sarà una sicura ripresa del mercato dell'usato. Anche datato». La crisi tuttavia può anche offrire nuove opportunità. «Da pochi mesi - conclude Noussan -  abbiamo aperto un canale commerciale con la Svizzera. In virtù della debolezza dell'Euro per i nostri cugini d'oltralpe sono improvvisamente diventati particolarmente interessanti i listini italiani. Si tratta di piccoli volumi, ma la criticità del momento consiglia di sfruttare al meglio anche le nicchie di mercato».

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