Dall’iniziativa di due imprenditori locali apre nel capoluogo un nuovo punto di riferimento per prodotti caseari. La segnalazione è degli amici di Turismok che volentieri ospito nel mio blog.
In un clima di austerità, risparmio e forte contrazione dei consumi l’impresa dell’Erbavoglio sembrerebbe un azzardo per molti ma non per due audaci imprenditori. Sono Stefano Lunardi e Paolo Louvin i protagonisti di una bella storia, per certi aspetti in controtendenza con il periodo che stiamo vivendo. L’Erbavoglio nasce con la finalità di valorizzare la produzione di «qualità da erba», abbiamo parlato con Lunardi per capire aspettative e motivazioni alla base dell’iniziativa.
«Il mio lavoro mi porta a diretto contatto con le aziende agricole; vivendo il territorio ho imparato ad apprezzarne valori e saperi di chi con fatica cerca di mantenere viva l’agricoltura anche in contesti severi come la montagna. Da molto tempo – spiega Lunardi – mi occupo di progetti di sviluppo rurale e valorizzazione della filiera corta tuttavia ogni volta le difficoltà maggiori persistono nell’assenza di sbocchi commerciali delle iniziative che nel tempo rischiano di vanificare tutti gli sforzi».
Quali elementi possono contraddistinguere l’Erbavoglio e a quale pubblico vi rivolgete? «Vorremmo proporre una serie di iniziative collaterali anche in ottica turistica quali appuntamenti con i produttori utili a presentare i loro prodotti, suggerire sul nostro sito web idee e ricette della tradizione e ancora proporre abbinamenti con altri prodotti del territorio che completino l’offerta base casearia».
Il progetto dell’Erbavoglio pone le sue basi nella qualità dell’offerta. Proprio l’enogastronomia di qualità rappresenta uno dei principali elementi di traino del turismo nostrano, la cucina italiana è senza dubbio tra e più apprezzate e copiate nel mondo; gli stessi italiani, nonostante la società interculturale ci mostri sapori e saperi di altre realtà nel mondo (tra tutte quella cinese e giapponese sbarcate con notevole successo anche in Valle d’Aosta) continuano ad apprezzarla. Ogni paese deve avere un proprio prodotto tipico da mostrare all’immancabile sagra paesana e, laddove il prodotto mascotte manchi all’appello, c’è addirittura chi avvia studi e ricerche per non essere da meno.
Un’omologazione che vede diversi territori, compresi quelli valdostani, proporre da anni eventi e sagre proposte fatte con lo stampino e che di fatto banalizzano il prodotto enogastronomico ed estromettono ristoranti e aziende ricettive. Eccezion fatta per alcune iniziative lodevoli ormai consolidate come proposte di riferimento della proposta estiva valdostana, l’enogastronomia locale deve trovare una collocazione di più alto livello.
In questo senso, anche se con non poche difficoltà, possiamo segnalare oltre l’Erbavoglio l’iniziativa pubblica “Saveurs du Val d’Aoste”, promossa e voluta dall’Assessorato e che si pone la finalità di proporre un prodotto certificato e di alta qualità. Se il circuito rappresenta indubbiamente un’ottima proposta turistica è quanto mai necessario presidiare e verificare il rispetto dei parametri e delle condizioni che vincolano le imprese per l’ottenimento del marchio.
0 commenti:
Posta un commento