6 settembre 2012

Buon San Grato a Tutti con la nuova Lettera Pastorale

Da sinistra il Vicario generale don Ferruccio Brunod, il Vescovo di Aosta Mons. Franco Lovignana e l'autore di questo blog
Per celebrare San Grato, il patrono della Diocesi (messa domani mattina in Cattedrale alle 9,30 con diretta su Radio Proposta in Blu) ti propongo un estratto  della prima lettera pastorale del nuovo Vescovo di Aosta, Mons. Franco Lovignana, dal titolo «Vivere la bellezza e la gioia di essere cristiani!», che verrà consegnata alla comunità diocesana. Per saperne di più acquista il Corriere che troverai in edicola questa settimana dove ho pubblicato il testo integrale del documento..

Ho scelto il brano dedicato alla politica come espressione di carità in quanto più adatto ai contenuti di questo blog, ma tutta la lettera merita una attenta lettura, in particolare un paragrafo dedicato ai non credenti e a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa.


Nei solchi della storia credere e amare fanno tutt’uno: Se uno dice: "Io amo Dio" e odia suo 
fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non 
vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello (1 Gv 4, 20-
21). La carità prende forme diverse quante sono le domande, le esigenze e gli ambiti della 
vita umana. Essa si esprime non solo nel gesto personale e nascosto, ma anche 
nell’assunzione di una responsabilità pubblica, scelta ed elaborata all’interno di un 
programma di vita e di intervento nella società. 
 Oggi torna ad essere più urgente l’impegno 
sociale e politico dei cattolici, non solo per la caduta di livello della vita pubblica nel nostro 
paese, ma anche per lo stare della Chiesa nel mondo come segno e strumento dell’intima unione 
con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. 



L’amore con cui Dio si prende cura di tutti i suoi 
figli chiede di essere testimoniato. Come cristiani non possiamo nasconderci e coltivare 
privatamente la fede. Vogliamo invece rendere visibile e udibile il Vangelo di Gesù Cristo, 
invitando gli uomini e le donne del nostro tempo a scoprire che Dio è presente nella nostra
storia e può fare bella e ricca di significato la vita di tutti.

 Ricordo ed incoraggio i fratelli e le sorelle che dedicano la loro vita con amore a chi è solo, 
emarginato o escluso come a colui che è il primo verso cui andare e il più importante da sostenere, 
perché proprio in lui si riflette il volto stesso di Cristo.


Nel momento di crisi che stiamo 
attraversando siamo chiamati a riscoprire e a mettere in valore il carisma di istituti religiosi e 
le forme di volontariato ecclesiale capaci di dare  sollievo a chi è piccolo e in difficoltà, ma 
anche le forme di solidarietà tra vicini che possono rendere meno dura e solitaria l’avventura 
dell’esistenza per le persone e per le famiglie.  
 Non voglio neppure dimenticare che nel 2013 saremo chiamati alle urne. I pastori della 
Chiesa sono indubbiamente sopra alle parti nelle competizioni elettorali, ma non possono 
trascurare un fatto tanto importante per la vita sociale. È un appuntamento al quale nessuno 
deve sottrarsi, tanto meno un credente. La coscienza, formata dal Vangelo, ci chiede di 
valutare candidati e programmi non per interessi di parte o, peggio, per interessi personali, 
ma guardando al bene comune. A chi si candida per legiferare e per amministrare la cosa 
pubblica dobbiamo chiedere intelligenza, competenza, onestà e trasparenza di vita. Al 
credente che si candida chiediamo le stesse qualità, ma anche di lasciarsi ispirare e guidare 
dal Vangelo di Cristo e dalla Dottrina sociale della Chiesa. Egli deve mettere sempre al 
primo posto la vita della persona, con la sua dignità e la sua libertà, la famiglia e la comunità. 


Questi valori non possono essere declinati solo a parole o al minimo; vanno promossi e difesi in tutta la loro ampiezza e concretezza. Questa concretezza deve oggi farsi carico innanzitutto del lavoro e della qualità della vita per le fasce più deboli della popolazione, per evitare il lento scivolare di tante famiglie nella  povertà ed assicurare invece a tutte una sussistenza serena e dignitosa. 

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