Gaetano Bonfissuto |
Come è cambiato il mondo del lavoro dopo l’avvento dei
social network?
Noi ci occupiamo di ricerca e selezione del personale per le
aziende. Siamo un’agenzia del lavoro certificata presso il ministero del
welfare. Il mondo del lavoro è cambiato con l’avvento di Linkedin soprattutto,
social network creato appositamente per
far meglio conoscere la propria professionalità. Ma non va neppure
sottovalutato anche Facebook. La propria
carriera oggi non va gestita soltanto nella vita reale, ma per chi è presente
con un profilo su questi Social network occorre badare affinché l’identità
digitale coincida con quella reale, quindi nel caso di un manager, di un
lavoratore, significa le sue esperienze, le sue qualità, quelle che in inglese
sono chiamate skills, la sua rivendibilità sul mercato. Tutto questo fa sì che
questi due canali si incrocino, stando attenti a quello che si scrive e tenendo
a mente che attraverso di essi è possibile entrare in contatto con potenziali
datori di lavoro.
Come è nata l’idea di
dare vita a socialsurf? Se ho ben capito siete la prima società ad operare in
questo settore?
Io faccio questo mestiere dal 2007. Provengo da esperienze manageriali
nel campo del marketing e commerciale, soprattutto come facility management. L’idea
non è mia, ma io ho fatto parte del Cda e ho fondato ExecutiveSurf, una società
inglese. L’idea parte da loro, cioè il come sfruttare in tempi brevi le possibilità
che internet ti dà – attraverso google, i database, mixando i diversi canali –
di mescolare la caccia tradizionale con il web. Un anno e mezzo fa ho lasciato
la vecchia società per fondarne una nuova con un nuovo socio amplificando il
concetto: socialsurf. Con surf indichiamo il navigare in rete e con social la
componente umanistica. E’ come l’uomo di Vitruvio di Leonardo. Il web senza l’intelligenza
della persona, senza una tua strategia, senza le cellule grigie applicate non
serve a nulla. E’ una scatola vuota. E qui torniamo al concetto di trovare un
significato del perché esserci. La nostra peculiarità, per la quale siamo unici
in Italia, è far trovare al cliente che ci affida un mandato di ricerca e
selezione non soltanto in Italia, ma a livello internazionale – stiamo
lavorando in questo momento Algeria, in Germania, ho lavorato in Guadalupe, in
Brasile dall’Italia tramite Web – e in due settimane riusciamo a individuare la
rosa ristretta dei candidati che il cliente ci ha commissionato. E’ un’attività
quasi sartoriale. Io prendo le misure al cliente che ha bisogno, ad esempio, di un direttore di cantiere per la costruzione
di un Ospedale in Algeria. Mi descrive tutte le specifiche e così parte la
caccia. In due settimane, sempre sul web, sul nostro portale il cliente che
segue la nostra attività passo dopo passo si ritrova il profilo con i commenti
del nostro selezionatore.
Come mai vi siete insediati in Valle d’Aosta?
Qui abbiamo la nostra sede legale. Io abito ad Ivrea,a soli
60 chilometri. Conosco la Valle d’Aosta molto bene perché è una regione che
frequento tantissimo in quanto mi piace molto. Quando sono venuto a sapere dell’occasione
delle Pépinières e quindi della possibilità di poter disporre di un ufficio,
dato che a Milano e Roma eravamo già presenti, mi sembrava una buona idea stabilire
la sede legale ad Aosta. E’ un territorio su cui vale la pena di investire.
Anche perché ci sono iniziative legate a nuove tecnologie e start up e anche
perché in Valle un servizio come il nostro non è assolutamente presente.
Quali società si rivolgono a voi e che cosa cercano?
Noi siamo generalisti. Lavoriamo sia per grossi gruppi
internazionali sia per le Pmi. Non siamo specializzati in un settore, ma ci
specializziamo nel momento in cui riceviamo un incarico. Abbiamo perciò lavorato
nel campo della moda, in quello delle scarpe, nell’edilizia piuttosto che nel
bancario. Il lavoro principale per chi fa il mio mestiere, cioè ricerca e
selezione, quello che in americano è detto l’e-hunting, la caccia, e si rivolge
a manager professionisti con livello di seniority da cinque anni in su, parte
dalla visita commerciale. Per noi è importante avere un cliente che ci affida
un mandato. Uno dei miei ultimi clienti è stato un’impresa di costruzione che
opera a livello internazionale Toscana, con cui collaboro già da due anni, dove
ho fatto tutta la squadra in Polonia degli ingegneri per la costruzione di un
grattacielo e adesso stiamo cercando un direttore e un contabile di cantiere
per l’ospedale in Algeria di cui ho già parlato in precedenza. Zone dove oltretutto
non è così facile muoversi visti i recenti cambiamenti avvenuti in seguito alla
primavera araba. Si tratta di figure molto specifiche. Noi facciamo i sarti
devo perciò avere le specifiche. Io non posso conoscere tutte le figure
professionali. Devo farmele spiegare dal cliente. Una volta che le abbiamo
possiamo andare a caccia di quei profili. Va tenuto conto comunque che il più
delle volte noi lavoriamo su posizioni molto difficili, in quanto spesso non ci
sono un’infinità di candidati. Quando riusciamo a proporne cinque o sei è già
un buon risultato. Noi offriamo anche al nostro cliente una fotografia del
mercato: quali sono i concorrenti, le retribuzioni. Non ci limitiamo a
individuare la figura, ma assicurare un quadro completo di tutto il settore che
molto spesso il cliente non ha soprattutto se Pmi.
Può dare un consiglio
a chi sta cercando lavoro?
Noi riceviamo tantissimi curricula. Visto che siamo molto esposti sui social network
chi è in cerca di lavoro pensa che noi facciamo da intermediari. Non è in
realtà così. Io devo avere il mandato della società. Il suggerimento che do
sempre ai candidati di qualsiasi livello è quello di ricordarsi che sono le
aziende che assumono. E normalmente le aziende vogliono risparmiare i costi di
un e-hunter, anche se i nostri sono bassi. Occorre ricordarsi che a seconda delle funzioni che si ricoprono – se io
faccio il controller o l’amministrativo – magari mi informerò su chi è il
direttore amministrativo di quella specifica azienda e cercherò di contattarlo.
Molto spesso si sbaglia scrivendo genericamente all’Ufficio risorse umane.
Ufficio che è un e-hunter interno. Non si muove mai di sua spontanea volontà se
non ha un imput.
Qualche altro suggerimento?
Darei tre semplici regole sul curriculum premettendo però
che in questo campo non siamo nella Fisica o nella Matematica, quindi non ci
sono degli assiomi. Altri miei colleghi hanno anche idee diverse e invito
sempre i candidati a ragionare con la propria testa. Soprattutto a non pagare
persone che dicono di poter procurare lavoro perché è proibito dalla legge
Biagi che dice che noi come intermediari prendiamo il nostro compenso soltanto
dalle aziende. Il curriculum deve essere al massimo due pagine. Molto
sintetico. Io sento persone che hanno 50-55 anni che mi dicono che avendo tanta
esperienza alla spalle devono indicare tutto quello che hanno fatto. E così
abbiamo curriculum di 8-9 pagine che nessuno legge. Siamo in una società
liquida. Oggi le persone impiegano al massimo due minuti. Il curriculum è il
marketing di sé stessi. I Rolling Stones hanno fatto 500 canzoni, quando
realizzano il best ne metto al massimo 20. Il curriculum deve essere il meglio
di quello che abbiamo fatto. E’ inutile mettere nel 1990 lavoravo come
controller, prenderanno quel profilo per quello che ha fatto negli ultimi 4-5
anni. Ricordarsi poi che il curriculum porta al colloquio e questo al lavoro.
Se si devono fare degli approfondimenti si faranno durante il colloquio che può
anche durare un’ora-un’ora e mezza. In Italia c’è l’ansia di scrivere tutto. Ma
il curriculum va realizzato per sottrazione, non è la Bibbia della nostra vita.
La sintesi diceva Montanelli è una cosa bellissima e con essa e il linguaggio
possiamo esprimere nel migliore dei modi le nostre skills, far capire che cosa
possiamo portare come valore aggiunto. I candidati scrivono spesso tanto,
troppo, a mo’ di tema, ma alla fine non si evincono le qualità, le
caratteristiche che possono portare. Occorre sempre chiedersi qual è il valore
aggiunto che io posso portare, quel qualcosa che oltre a me hanno poche persone.
Se tutti fanno le stesse cose ci sarà più concorrenza. Il curriculum europeo
non ha mai funzionato in Italia. Siamo troppo individualisti. Occorre trovare
una formula che rifletta sé stessi. Cercare di empatizzare attraverso il curriculum.
Ricordarsi poi che attraverso linkedin
si può mettere altre informazioni. Stare poi attenti a quello che si mette su
Facebook dove sempre più direttori del personale vanno a controllare. Qui in
realtà on si cancella mai nulla. E la reputazione è un bene primario.
Un sogno
imprenditoriale da realizzare…
Continuare a far crescere Socialsurf. Ho abbracciato questa professione per
essere di aiuto. L’aspetto più affascinante del mio lavoro è che ogni volta si
possono conoscere le particolarità di diversi settori. Spero di poter aiutare
molta gente in gamba a trovare il proprio lavoro.
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