Da alcuni decenni le università italiane propongono in serie corsi universitari legati al turismo. Il proliferare di questi percorsi ha dapprima formato e poi inserito sul mercato figure professionali che non riescono a trovare una facile collocazione sul mercato del lavoro. Una situazione incresciosa generata da un (indiscusso) buon intento degli atenei italiani di ridare lustro al settore al quale però non è seguita un’altrettanta capacità delle istituzioni e del mercato del lavoro di valorizzare tali figure. Si tratta peraltro di corsi proposti nei programmi di studi di diverse facoltà e dipartimenti italiani. Oggi è infatti possibile iscriversi a corsi che trattano tematiche legate al comparto turistico presso Lingue, Geografia, Economia, e più in generale presso tutte le facoltà che ospitano studi umanistici. Una situazione che crea un’evidente confusione sulle tipologie di professionalità esistenti, talvolta anche molto lontane tra di esse per competenze e ambiti di applicazione.
Certo il turismo non fa proprio parte di quelle scienze esatte sulle quali esprimere una propria posizione implica una conoscenza assoluta dell’argomento, ciò consente una più facile improvvisazione ed ha avuto come conseguenza il diffondersi di personalità più o meno autorevoli e competenti che occupano oggi ruoli di primordine sia presso enti pubblici e sia presso aziende private. Anche in Valle d’Aosta, come nel resto d’Italia, le cose vanno in questa direzione, tanto che stanno nascendo associazioni nazionali costituite con l’intento di tutelare i manager del marketing turistico e dell’ospitalità che abbiano maturato esperienza e che possano vantare nei loro curriculum comprovati percorsi formativi di eccellenza.
D’altra parte ci sono tutte le professionalità legate al management alberghiero, al food and beverage, all’accoglienza e al servizio in sala che non vanno trascurate perché non di secondaria importanza. La Valle d’Aosta dispone di una école hôteliere di eccellenza (IPRA Chatillon) maîtres e direttori di Hotel (spesso italiani) hanno infatti rappresentato vere e proprie istituzioni del settore alberghiero scrivendo pagine di storie affascinanti. A loro è oggi dedicato anche un Museo (Museo degli alberghieri di Armeno in provincia di Novara) che ripercorre la vita di alcune grandi personalità del settore. Un lavoro che ha perso smalto anche per un rapido cambiamento degli stili di vita e abitudini che vuole molti giovani lontani da questo mestiere per mancanza di volontà, vedi necessità di lavorare nelle giornate di festa, o perché scegliere di lavorare nel turismo alcune volte è una vera e propria scelta di vita.
Eppure il turismo annovera un numero importantissimo di occupati, anche nella nostra regione dove sono 6.000 le persone che operano nelle aziende associate, di cui oltre 1.000 rappresentate dai titolari e familiari coadiuvanti e quasi 900 da personale dipendente con contratto a tempo pieno e determinato. Dati diffusi nell’ultima assemblea degli albergatori valdostani ADAVA che evidenziano una rilevanza assoluta del comparto per l’economia locale.
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