Piccolo spot che mi riguarda anche personalmente. Domani il Sole 24 Ore nella sezione Rapporti propone un'analisi dello stato di salute dell'economia valdostana. Fra gli estensori del rapporto anche l'autore di questo blog. Qui sotto trovi una mini-anticipazione dei contenuti.
Calo dell’export nei primi nove mesi del 2012
(-10,6%, a causa delle difficoltà del comparto siderurgico), tasso di
disoccupazione nel quarto trimestre dell’anno passato a quota 7,1%
(era a 6,4 come valore medio tra gennaio e settembre) ma riscatto nel
turismo, fortunatamente grazie ai turisti esteri. Una situazione difficile,
ma con segnali, anche, che inducono a un po’ di fiducia, provenienti da alcuni
settori produttivi, con giovani e hi-tech in evidenza: indici, probabilmente,
di qualcosa che sta cambiando nel tessuto economico della Valle
d’Aosta, regione autonoma, ex “isola felice”, che da diversi mesi si trova
anch’essa nella morsa di una congiuntura problematica. Questi, alcuni dei
risultati della valutazione sullo stato di salute dell’economia valdostana
realizzata da Rapporti24 Valle d’Aosta in uscita mercoledì 13
marzo all’interno del Sole-24 Ore, secondo focus sulla regione
nell’arco di soli tre mesi.
Nel comparto turistico l’Europa dell’Est e del
Nord rappresentano ormai un punto di riferimento fondamentale
(con incrementi, nel 2012, del 32% per i finlandesi, del 19% per i danesi, del
13% per i russi), in una realtà dove le seconde case, al di là delle vacanze
natalizie, sono poco utilizzate dagli italiani. Ne è consapevole anche il presidente
della Regione, Augusto Rollandin: «Stiamo cercando di aumentare e
migliorare l’offerta, per conservare la presenza degli italiani e favorire
l’arrivo di stranieri anche d’estate. Puntando su chi ama camminare in quota e
agevolando anche le sinergie tra rifugi e hotel». L’ultimo scorcio
d’inverno può ancora portare piacevoli sorprese tra le vette più alte delle
Alpi. Per ora, e in controtendenza, il bilancio 2012 rivela la buona tenuta
del comparto turistico in Valle d’Aosta: +4% di arrivi (a un milione) e
+1% di presenze (a 3,2 milioni), rispetto a un mercato nazionale in
sofferenza.
Esistono, però, ostacoli allo sviluppo turistico. A
partire dal servizio ferroviario e dall’aeroporto di Aosta.
“Rapporti24” individua molti punti di forza del
turismo valdostano che verrà, tra cui importanti ammodernamenti di
strutture ricettive (dal Courmajestic all’auberge de La Maison, al Casinò
di Saint-Vincent) e di impianti, come le nuove funivie del Monte Bianco.
Tutto ciò con investimenti della Regione nella promozione internazionale,
nell’impiantistica e con attività sinergiche tra pubblico e privato.
Nel focus sulla Valle d’Aosta il sociologo Aldo Bonomi,
nel suo “Viaggio in Italia” trova i semi di una possibile svolta: «È
cresciuta una piccola manifattura che va nel mondo con le attrezzature dello
sport invernale, l’abbigliamento alpino, i salumi e i vini. Si ragiona di green
economy, facendo rete tra Università e Slow Food. Il capitalista locale delle
reti, la Cva, ha trenta centrali idroelettriche e un parco eolico a Viterbo.
Gli incentivi regionali e il Politecnico di Torino hanno portato in bassa Valle
(spesso da Torino e dal Canavese), piccole imprese hi-tech e centri ricerca
aziendali».
«Anche in Valle d’Aosta, l’impresa manifatturiera deve
essere rimessa al centro» dice la presidente di Confindustria Valle
d’Aosta, Monica Pirovano «perché è un valore per il nostro territorio e
un fattore decisivo per rimettere in moto il processo di crescita e per dare un
futuro ai nostri giovani lavoratori». La Pirovano, amministratore delegato
della Cogne Acciai Speciali e al suo secondo mandato alla guida
dell’associazione di categoria, ci crede. Come testimoniano le case history di
aziende come Grivel, Gps Standard, Thermoplay e realtà giovani come Techgea,
Fastalp, Biodigitalvalley, Vass Technologies, Tacita e Mavitec.
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