20 giugno 2013

Per #Bancad'Italia in Valle d'#Aosta c'è poca #innovazione

Per Banca d'Italia non brilla la lampadina dell'innovazione valdostana
Uno dei paragrafi più interessanti del rapporto di Banca d'Italia sulla Valle d'Aosta è sicuramente il paragrafo  dl titolo «L'attività innovativa in regione» (da pag 16 a 18). Una lettura da cui emerge un preoccupante ritardo del tessuto imprenditoriale della nostra regione.

Riporto uno stralcio dell'analisi realizzata dallo staff della filiale valdostana diretta da Gennaro Maria Argirò.

L’approccio più comunemente usato per una valutazione quantitativa prende in esame gli input dell’attività innovativa, come la spesa in ricerca e sviluppo o la forza lavoro impiegata in attività innovative, e l’output, come la diffusione di imprese innovative e il ricorso a strumenti per la protezione della proprietà intellettuale delle innovazioni (brevetti, marchi, design).

Gli indicatori disponibili mostrano nel complesso un ritardo dell’attività innovativa delle imprese italiane rispetto a quella degli altri principali paesi europei. Questo ritardo relativo risulta più elevato in Valle d’Aosta, dove la diffusione dei processi innovativi è inferiore sia rispetto al Nord Ovest sia all’Italia. 

È infatti minore rispetto alle aree di confronto la quota di imprese che ha portato a termine innovazioni di prodotto e processo e vi è uno scarso ricorso agli strumenti di protezione della proprietà intellettuale. Vi concorre una più bassa intensità della spesa in ricerca e sviluppo effettuata dalle imprese. 

Al gap innovativo regionale contribuisce un minore peso, rispetto al Nord Ovest, delle imprese di grandi dimensioni, che di norma mostrano una maggiore capacità innovativa. 

Gli input. – Nel 2010 la quota di risorse umane impiegate nelle aziende valdostane per attività innovativa era inferiore a quella del Nord Ovest e alla media italiana: gli addetti alla ricerca e sviluppo rappresentavano l’1,0 per cento del totale (1,7 nel Nord Ovest e 1,5 in Italia) e i ricercatori lo 0,4 per cento. Nel decennio
2000-2010 la prima quota è tuttavia salita in misura considerevole (era pari allo 0,6 per cento nel 2000), mentre la seconda è rimasta stabile.

In regione gli investimenti in ricerca e sviluppo rappresentavano nel 2009 lo 0,7 per cento del prodotto, valore inferiore alla media nazionale e a quella del Nord Ovest (rispettivamente pari all’1,3 e all’1,4 per cento). La differenza è principalmente imputabile ai livelli di spesa sostenuti dalle imprese (0,5 per cento in regione; 0,7 per l’Italia e 1,0 nel Nord Ovest), mentre l’apporto della componente pubblica è in linea
con quello delle aree di confronto (0,1 per cento in Valle d’Aosta e nel Nord Ovest; 0,2 in Italia).

Per quanto riguarda la spesa pubblica in ricerca, l’utilizzo di fondi europei rappresenta uno strumento
di finanziamento dell’attività innovativa delle imprese, singolarmente o in partnership con enti di ricerca pubblici e privati. Utilizzando la banca dati “Opencoesione” del Ministero dello Sviluppo Economico  emerge che la Valle d’Aosta è stata destinataria per il periodo di programmazione 2007-2013 del finanziamento di 84 progetti, per un ammontare pari a 45 euro per abitante, valore analogo alla media delle regioni del Nord Ovest.

Gli output. – Secondo gli standard internazionali, un’impresa è ritenuta innovativa se ha introdotto sul mercato o al proprio interno innovazioni significative, sia di natura tecnologica (cambiamenti nei prodotti o nei processi produttivi) sia di altro tipo (mutamenti nella struttura organizzativa, nelle tecniche di marketing, ecc.). In base ai dati dell’ultima rilevazione CIS dell’Istat, tra il 2008 e il 2010 il 56,8 per cento delle imprese valdostane ha attuato, o cercato di attuare, innovazioni di prodotto, di processo, di marketing o organizzative; l’analogo dato è pari al 58,4 per cento nel Nord Ovest e al 56,3 per il complesso del paese.

La quota scende al 32,2 per cento includendo soltanto le innovazioni di prodotto o di processo (44,1 nel Nord Ovest) e cala al 25,7 per cento considerando esclusivamente l’attività innovativa effettivamente portata a termine, valore di oltre 16 punti percentuali inferiore rispetto al Nord Ovest. Vi contribuisce il minore peso 
delle imprese di grandi dimensioni. In Valle d’Aosta, infatti, gli occupati in imprese con almeno 50 addetti erano nel 2010 il 18,7 per cento del totale, contro il 29,6 del Nord Ovest. 

L’innovazione si realizza in larga misura all’interno del perimetro aziendale: l’85 per cento delle imprese innovatrici sviluppa tale attività in-house (93 per cento sia nel Nord Ovest che in Italia). Soltanto il 13 per cento delle imprese innovatrici ha definito accordi di cooperazione, una quota simile alla media nazionale, ma inferiore a quella del Nord Ovest.

Un’ulteriore indicazione della bassa propensione all’innovazione è testimoniata dallo scarso ricorso a strumenti che offrono una protezione legale delle proprietà intellettuale e che al contempo consentono la trasferibilità tra imprese. In Valle d’Aosta la propensione a ricorrere al registro o al deposito di brevetti presso lo European Patent Office (EPO) è molto contenuta: tra il 2000 e il 2008 l’intensità media brevettuale, data dal numero di brevetti registrati per milione di abitante è stata mediamente di 61,2 all’anno, un valore inferiore sia a quello nazionale (72,6) sia soprattutto a quello del Nord Ovest (126,1).

Restringendo l’analisi ai brevetti presentati dalle sole imprese, in base a nostre elaborazioni sulla banca dati Patstat, le domande di brevetto provenivano per lo più dai settori delle macchine elettriche, elettroniche e apparecchi di precisione, della chimica, gomma e plastica e dei macchinari. 

Anche il ricorso a marchi è inferiore alle aree di confronto. Tra il 1999 e il 2011 in Valle d’Aosta le imprese hanno depositato presso l’Ufficio per l’armonizzazione del mercato interno (UAMI) 249 marchi, 4,3 ogni 1.000 addetti. L’intensità di produzione di marchi registrati è risultata ampiamente inferiore sia a quella del Nord Ovest sia a quella nazionale (rispettivamente, 11,0 e 7,7 marchi per 1.000 addetti). I marchi
provengono in prevalenza dall’industria, sia quella tradizionale (93) sia quella a più alta tecnologia (59).

Tra il 2003 e il 2011 le imprese industriali e delle costruzioni valdostane hanno presentato 95 domande di registrazione di design presso l'UAMI, una media di circa 6,5 domande ogni 1.000 addetti. Anche in questo caso l'intensità di produzione è risultata inferiore sia a quella del Nord Ovest sia a quella nazionale rispettivamente, 13,7 e 13,5). Le domande provengono con maggiore frequenza dall’industria tradizionale (56) rispetto a quella avanzata (37).

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