2 novembre 2013

La #memoria dei nostri cari #defunti - Paolo VI

Alle 15 messa al cimitero di Aosta presieduta dal Vescovo di Aosta. 
Ti sottopongo una riflessione di Paolo VI suggerita dalle monache Benedettine di Saint-Oyen.

«Vi invitiamo oggi ad uscire con la memoria dal mondo dei vivi ed a fare, come è costume in questo mese, una visita al mondo dei nostri cari defunti, a tutta l’umanità trapassata dalla scena del tempo a quella dell’esistenza fuori del tempo. Visitare i cimiteri ci fa riflettere all’inesorabile caducità della vita presente; ed è questa una formidabile lezione, anche se l’effetto pratico può essere ambiguo, stimolando in chi non riflette un’ansia maggiore di vivere la vita presente, ma crescendo invece nei credenti la sapienza per il buon uso di ogni valore, del tempo durante la nostra effimera attuale giornata terrena. È una scuola di alta filosofia questa sosta sui sepolcri umani. Anche per due altre ragioni: per compiere un dovere di memoria e di riconoscenza verso chi ci ha lasciato un’eredità, quella della vita specialmente, e poi tante altre, dell’amicizia, della cultura, del sacrificio forse. Dimenticare non è umano, non è saggio. L’altra ragione perché la memoria dei defunti non è soltanto una rimembranza, è una celebrazione della loro sopravvivenza, dell’immortalità della loro anima, anche se tanto velata di mistero; è un contatto con una comunione viva e commovente con coloro che “ci hanno preceduti con il segno della fede e dormono il sonno della pace”. In Cristo poi li possiamo in qualche modo raggiungere, i nostri morti, che in Lui sono vivi. In Cristo continua la circolazione dell’amore. La nostra vita – “ecco, io vi dico un mistero”, scrive san Paolo ai Corinti – riprenderà. Un giorno, se qui siamo inseriti in Cristo, il nostro corpo risorgerà, ricomposto, perfetto e felice. Non è vano pensare così: è vero, è pio, è consolante. Lo sguardo del passato si volge al futuro, verso l’aurora del ritorno di Cristo. Per questo riflettiamo e preghiamo per i nostri defunti e, ricordando ciò che ci attende, preghiamo per noi vivi».

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