6 marzo 2014

Alessandra #Miletto (#FilmcommissionVda): «Non solo #Avengers» | «Sogno un film italiano dove la Valle d'#Aosta sia protagonista»

Alessandra Miletto

Questa settimana propongo un’intervista a Alessandra Miletto, direttore della Filmcommission Valle d’Aosta. L'intervista è già stata pubblicata sull'ultimo numero del Corriere della Valle d'Aosta.

Prima di tutto spieghiamo che cos’è una filmcommission?
E’ un ente, un organismo con diversa natura giuridica, solitamente sono delle Fondazioni, come ad esempio noi, senza scopo di lucro. Il nostro compito è sia di promuovere che sostenere l’audiovisivo in quanto l’audiovisivo è un veicolo di sviluppo imprenditoriale in primis, occupazionale e poi un mezzo di promozione del territorio. Tra Filmcommission scherziamo sempre sul fatto che noi ragioniamo normalmente in termini
di industria dell’audiovisivo. L’errore che talvolta si commette è quello di confondere il ruolo di una filmcommission con quello di un ente preposto esclusivamente alla promozione turistica. Ovviamente è uno dei nostro obiettivi ma il nostro mantra sono le ricadute economiche.

Adesso si vedono risultati eclatanti ma il tutto è il risultato di un lavoro certosino. Cosa fa concretamente la filmcommission?
Noi lavoriamo cercando di promuovere nelle sedi opportune cioè andando ai festival, parlando con i produttori e creando una rete di relazioni il più ampia possibile facendo conoscere il nostro territorio e quello
che la filmcommission offre. Siamo un po’ deficitarie rispetto ad altre filmcommission in quanto la nostra dote finanziaria è piccolina e quindi l’obiettivo sarebbe di crescere nel filmfound. Poi noi diamo un supporto
logistico alle produzioni, là dove non è richiesto o non è erogato un aiuto economico, ci occupiamo della permessivistica, del reperimento di maestranze, della sistemazione alberghiera, dell’ospitalità. A seconda delle esigenze della produzione noi rispondiamo.

Il 2014 sarà sicuramente un anno importante, ma nel 2013 già c’erano stati dei primi segnali positivi…
Abbiamo avuto degli importanti risultati con la vittoria di Tir di Alberto Fasulo al Festival di Roma. Un  grande risultato per un film che noi assieme ad altre filcommission abbiamo sostenuto; poi il successo di “Pericolo verticale” su Sky che ha avuto una risposta di pubblico e di gradimento addirittura al di sopra
delle aspettative e poi l’esperimento di un “Posto al Sole” oltre ai documenti locali che abbiamo sostenuto, alle produzioni indiane. Di fatto nel 2013, anno in cui la dotazione è stata già drasticamente ridotta, a
fronte di un investimento di 170mila euro abbiamo riportato 478mila euro di ricadute dirette documentate. Naturalmente il tentativo è quello di instaurare un circuito virtuoso. Più noi possiamo dare la certezza di un certo tipo di sostegno e più le produzioni vengono. Il Friuli mediamente ha tra le 10 e le 15 produzioni importanti all’anno.

Voi siete anche un riferimento per gli operatori territoriali dell’audiovideo…
Uno dei nostro obiettivi prioritari è proprio quello di far crescere il comparto locale. Un po’ perché già rappresenta a livello di filmaker alcuni nomi in crescita e con grandi riscontri nei festival internazionali.  Abbiamo avuto un film a Venezia, Stevanon che è andato a Clermont Ferrand con il suo corto America.
Ce ne sono diversi. Di conseguenza noi cerchiamo di sostenere questo comparto come crescita artistica dei filmaker, ma anche come crescita professionale di tutti i professionisti che stanno intorno ad esempio i tecnici fonici, gli operatori, i montatori. Purtroppo anche in questo caso il nostro bando per i documentari è un po’ deficitario. Non sappiamo ancora quest’anno di che entità sarà. E’ chiaro che si mette in difficoltà tutto un comparto e purtroppo non sappiamo neppure quanta formazione riusciremo a fare. Siamo un po’  preoccupati in quanto è un settore che di denaro ne porta. Bisognerebbe però investire di più.

Una curiosità: nei giorni in cui le troupe sono sul territorio regionale la filmcommission ricopre qualche incarico particolare?
Solitamente una volta che una troupe è sul posto il nostro lavoro sarebbe esaurito, ma poi vengono sempre fuori le piccole emergenze, le questioni da risolvere. Di fatto siamo presenti con una produzione fino al giorno in cui il film esce. Di solito ci riserviamo un giorno di presenza sul set oppure lavoriamo dall'ufficio, ma siamo sempre a disposizione.

A cosa state lavorando in questi mesi?. Che cosa dobbiamo aspettarci per il 2015?
Abbiamo un importante film italiano con cui siamo in trattative. Anche a Berlino ci sono stati degli incontri significativi. Non possiamo ancora parlarne, però ci contiamo molto.

Dopo l’enoturismo il cineturismo: come si cavalca questo trend?
Lo stiamo studiando piano, piano. Ci sono dei luoghi o delle regioni già nell’immaginario collettivo ad  esempio la Toscana di Skyfall, o Venezia di The Tourism o la Roma di Woody Allen. Lì si va a rinforzare un’immagine e una destinazione. Noi stiamo lavorando su questo. Stiamo cercando di promuovere un territorio che a molti non è ancora noto e allora stiamo lavorando per settori. Ad esempio puntiamo molto
sugli ski movies, film sportivi, di free ride. Point break è il coronamento di tutto questo in quanto si rivolge ad un pubblico più ampio degli appassionati di film sportivo. Inoltre stiamo lavorando sul mercato indiano anche in collaborazione con l’assessorato al Turismo. In due anni abbiamo avuto otto produzioni indiane. Lavorando congiuntamente per un’offerta della Valle d’Aosta ai tour operator indiani stiamo cercando di aprire un mercato in crescita per sottrarlo un po’ alla Svizzera che ha già costruito una fetta del proprio turismo su quest’area del mondo.

Una novità da annunciare?
Stiamo lavorando per il reperimento di ulteriori fondi in quanto vorremmo diventare competitivi con le altre filmcommission. Nonostante i tagli c’è una grande volontà di fare rete e perciò stiamo lavorando con la Chambre per aumentare l’informazione sulla nostra attività e la collaborazione con altre realtà. Agli imprenditori vorremmo far meglio conoscere il tax credit esterno che è praticamente un credito d’imposta
del 40% per chi non è un imprenditore dell’audiovisivo che investe sull’audiovisivo. Ovviamente con una
partecipazione sui diritti degli incassi del film. E poi ci piacerebbe sviluppare il product placement, cioè l’utilizzo di prodotti realizzati da imprese locali sui vari set. In “Pericolo verticale”, ad esempio, questa tipologia di pubblicità è molto evidente ed è pure molto proficua. In Piemonte chi ha investito in questa direzione ha avuto dei ritorni molto concreti.

Un sogno da filmcommission da realizzare?
Avere un film totalmente ambientato in Valle d’Aosta che però racconti il territorio. Abbiamo avuto “Il Peggior Natale della mia vita” che è stato un risultato molto importante, ma mi piacerebbe tanto avere un film come «Prima neve» di Segre o “Zoran, il mio nipote scemo” nel quale si racconta una storia dove il territorio
è un protagonista.

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