Vivien Charrey |
Intervista a Vivien Charrey master black
belt del metodo Lean Six Sigma.
Prima di tutto spieghiamo di cosa
si tratta?
E’
un metodo che trae origini negli anni ’80 dal Giappone e dagli Stati Uniti. E’
di fatto una metodologia di ottimizzazione dei processi aziendali e, quindi, di
miglioramento di quelle che sono le performance di un’azienda. E’ una
metodologia che è stata inventata da due grandi aziende principalmente. La Toyota
che ha sviluppato la parte del Lean negli anni ’70 e ’80. Bisogna ovviamente contestualizzare
e immaginarsi la Toyota che decide di voler diventare una delle aziende più importanti
in quegli anni per quanto riguarda l’automotive, il Giappone, paese piccolo, con
problemi di spazio, e a partire da
questi presupposti la nascita di una metodologia il cui obiettivo è la
definizione di processi molto veloci che utilizzano pochissima superficie di
stabilimento di stoccaggio e che ha come elemento chiave la soddisfazione del
cliente, cioè io produco una vettura soltanto nel momento in cui ho l’ordine
del cliente in mano e, quindi, per soddisfare il mio cliente io devo essere
estremamente rapido nel produrre questa autovettura. Questo consente di ridurre
i costi di stoccaggio in quanto non ho bisogno di giganteschi piazzali per
stoccare le vetture e poi venderle al cliente, ma dall’altro spinge la Toyota
ad abbassare i tempi di produzione.
Abbiamo
visto il Lean e il Six Sigma?
Nasce
negli anni 80 viene diffuso negli Stati Uniti. Inizialmente dalla Motorola e
poi viene sviluppato dalla multinazionale General Electric. Il Six Sigma si
basa su un concetto statistico di analisi della variabilità dei processi ha
come obiettivo principale quello di ridurre la difettosità. Ogni azienda è
composta da un insieme di processi che producono un dato output, dei prodotti,
dei servizi che siano, l’obiettivo è che questi siano il meno difettosi
possibili. Il Six Sigma è un parametro statistico che indica l’obiettivo a cui
tendere. Sei sigma vuol dire in qualunque processo produttivo produrre ad un
ritmo di 3,4 difetti per milione di prodotti.
Quindi
da un lato velocità ed efficienza e dall’altro riduzione di errori di processo.
Il tutto converge in un unico metodo. E’ esatto?
Assolutamente
sì.
Come
si è avvicinato a questa professione?
Io
ho cominciato l’attività di consulenza all’interno di grandi multinazionali.
Prima di tutto Accenture che è un colosso americano con sedi in tutto il mondo
e successivamente nella Kpmg, nella parte advisory. Sono società che investono
molto nella formazione personale di conseguenza ho avuto modo di seguire un
percorso formativo interno e poi specializzarmi in queste tematiche.
Quali
sono i vantaggi di un simile sistema?
Bisogna
prima definire correttamente qual è il suo obiettivo. Ovviamente l’obiettivo
principe è chiaramente recuperare efficienza internamente dell’azienda. Questo
porta dei vantaggi dal punto di vista della redditività. Ce ne sono però altri
ad esempio questo metodo lavora molto sulle implementazioni di soluzioni molto
semplici per migliorare i processi aziendali. Non si pensa a grandi automatismi, macchinari sistemi
informativi complicati, ma si lavora sul processo. Un processo è fatto di
sistemi, strutture, dotazioni, ma soprattutto sulle persone. Si lavora molto
sulle persone, sull’esistente. Gli americani dicono si lavora sull’”as is”,
cioè sul com’è, per andare a creare un “to be”.
Immagino
che con un simile metodo si lavori molto al di fuori dei confini regionali…
Sì.
Al di fuori dei confini regionali e pure di quelli italiani. Sono metodologie fortemente
sviluppate in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente sto seguendo un’azienda
che ha il suo quartier generale europeo in Olanda e diverse sedi in Germania,
Inghilterra, Francia. Oserei dire che ormai l’80% del mio tempo lo spendo all’estero.
Ma
anche in Valle questo sistema comincia a fare breccia…
E’
Vero. L’anno scorso grazie al contributo di Confindustria Valle d’Aosta è stato
possibile organizzare un seminario su questo metodo invitando una serie di
imprenditori e alcuni sono rivelati molto interessati ad approndirlo. Ad oggi
il Lean Six Sigma è stato molto sviluppato nelle aziende grandi, ma ha anche sicuramente
un potenziale in quelle più piccole.
Qual
è la prima raccomandazione che fa ad un cliente?
La
prima cosa che dico è che c’è sempre una soluzione. Tipicamente quando si va da
un cliente che ha dei problemi e si deve implementare queste metodologie c’è
sempre un po’ di resistenza al cambiamento di conseguenza bisogna avere il
coraggio di mettere in discussione ogni tipo di logica organizzativa messa in
piedi all’interno dell’azienda. E’ un aspetto fondamentale.
Voi
avete un importante ruolo di specchio. Analizzando dall’esterno voi
probabilmente cogliete elementi che sfuggono a chi vi è immerso…
Questo
è uno degli elementi chiave della professione che svolgo, cioè il fatto di non
essere esperto di nessuna industry in particolare, ma sono un esperto della metodologia.
Quanto meno conosco il tipo di business quanto a volte è più facile porre le
giuste domande alle persone per trovare quali sono le chiavi di miglioramento dei
processi. Bisogna proprio fare delle domande che apparentemente sembrano
stupide ma che poi possono scardinare determinate logiche che esistono da anni
in alcune aziende.
Mettiamoci
nei panni di un giovane che vuole fare impresa: cosa possiamo
consigliargli?
Ne
darei due: uno sulla strategia ed uno sull’organizzazione. Come strategia
definire un business plan e capire dove si vuole andare e come organizzazione costruire
un’azienda che abbia una visione di processo e non di organizzazione.
Les è sei spesso all’estero. Vede differenze nel modo di affrontare la crisi rispetto
all’Italia?
Qualcuna
c’è. La prima che mi salta all’occhio è che all’estero non hanno paura di
investire per uscire dalla crisi. Nel momento in cui devono avviare anche un
programma di riduzione dei costi molto pesanti non c’è la paura di investire
per provare a migliorare le cose, di investire cioè nel cambiamento. In Italia
invece si guarda molto alla leva dei costi e si cerca soltanto di ridurli.
Una
novità da annunciare?
Si
sta sviluppando a livello nazionale la realtà dei minibond per le piccole
aziende, cioè la possibilità per le Pmi sotto forma di spa di emettere dei bond
e superare così l’ostacolo di accesso al credito che oggi assilla le piccole e medie
imprese per poter fare programmi di sviluppo e di rilancio. Credo che sia un’iniziativa
molto utile per permettere alle aziende minori di recuperare risorse. Io sono
in contatto con i promotori a livello italiano di questa iniziativa e
confidiamo di trovare anche l’appoggio di banche, istituti finanziari per poter
dare nuova linfa alle Pmi e non fermarsi ad un mero taglio dei costi
Un
sogno imprenditoriale o meglio consulenziale da realizzare?
Vorrei
portare queste metodologie anche nel mondo pubblico. In Regione, nei comuni, nei
ministeri. Ci sono degli esperimenti che hanno già dato alcuni frutti in alcune
regioni italiane e nel mondo anglosassone è qualcosa che viene sviluppato già
da tempo in maniera capillare nei
ministeri, nelle Poste, nelle Forze Armate. Non soltanto in un’ottica di
riduzione dei costi ma di soddisfazione del cliente finale, cioè colui che poi usufruisce
dei servizi che il pubblico deve fornire ai cittadini. Dovunque c’è un processo
si può utilizzare il Lean Six Sigma.
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