13 marzo 2014

Vivien #Charrey e il Metodo #LeanSixSigma

Vivien Charrey
Intervista a Vivien Charrey master black belt del metodo Lean Six Sigma. 

Prima di tutto spieghiamo di cosa si tratta?
E’ un metodo che trae origini negli anni ’80 dal Giappone e dagli Stati Uniti. E’ di fatto una metodologia di ottimizzazione dei processi aziendali e, quindi, di miglioramento di quelle che sono le performance di un’azienda. E’ una metodologia che è stata inventata da due grandi aziende principalmente. La Toyota che ha sviluppato la parte del Lean negli anni ’70 e ’80. Bisogna ovviamente contestualizzare e immaginarsi la Toyota che decide di voler diventare una delle aziende più importanti in quegli anni per quanto riguarda l’automotive, il Giappone, paese piccolo, con problemi di  spazio, e a partire da questi presupposti la nascita di una metodologia il cui obiettivo è la definizione di processi molto veloci che utilizzano pochissima superficie di stabilimento di stoccaggio e che ha come elemento chiave la soddisfazione del cliente, cioè io produco una vettura soltanto nel momento in cui ho l’ordine del cliente in mano e, quindi, per soddisfare il mio cliente io devo essere estremamente rapido nel produrre questa autovettura. Questo consente di ridurre i costi di stoccaggio in quanto non ho bisogno di giganteschi piazzali per stoccare le vetture e poi venderle al cliente, ma dall’altro spinge la Toyota ad abbassare i tempi di produzione.

Abbiamo visto il Lean e il Six Sigma?
Nasce negli anni 80 viene diffuso negli Stati Uniti. Inizialmente dalla Motorola e poi viene sviluppato dalla multinazionale General Electric. Il Six Sigma si basa su un concetto statistico di analisi della variabilità dei processi ha come obiettivo principale quello di ridurre la difettosità. Ogni azienda è composta da un insieme di processi che producono un dato output, dei prodotti, dei servizi che siano, l’obiettivo è che questi siano il meno difettosi possibili. Il Six Sigma è un parametro statistico che indica l’obiettivo a cui tendere. Sei sigma vuol dire in qualunque processo produttivo produrre ad un ritmo di 3,4 difetti per milione di prodotti.

Quindi da un lato velocità ed efficienza e dall’altro riduzione di errori di processo. Il tutto converge in un unico metodo. E’ esatto?
Assolutamente sì.

Come si è avvicinato a questa professione?
Io ho cominciato l’attività di consulenza all’interno di grandi multinazionali. Prima di tutto Accenture che è un colosso americano con sedi in tutto il mondo e successivamente nella Kpmg, nella parte advisory. Sono società che investono molto nella formazione personale di conseguenza ho avuto modo di seguire un percorso formativo interno e poi specializzarmi in queste tematiche.

Quali sono i vantaggi di un simile sistema?
Bisogna prima definire correttamente qual è il suo obiettivo. Ovviamente l’obiettivo principe è chiaramente recuperare efficienza internamente dell’azienda. Questo porta dei vantaggi dal punto di vista della redditività. Ce ne sono però altri ad esempio questo metodo lavora molto sulle implementazioni di soluzioni molto semplici per migliorare i processi aziendali. Non si pensa  a grandi automatismi, macchinari sistemi informativi complicati, ma si lavora sul processo. Un processo è fatto di sistemi, strutture, dotazioni, ma soprattutto sulle persone. Si lavora molto sulle persone, sull’esistente. Gli americani dicono si lavora sull’”as is”, cioè sul com’è, per andare a creare un “to be”.

Immagino che con un simile metodo si lavori molto al di fuori dei confini regionali…
Sì. Al di fuori dei confini regionali e pure di quelli italiani. Sono metodologie fortemente sviluppate in Europa e negli Stati Uniti. Attualmente sto seguendo un’azienda che ha il suo quartier generale europeo in Olanda e diverse sedi in Germania, Inghilterra, Francia. Oserei dire che ormai l’80% del mio tempo lo spendo all’estero.

Ma anche in Valle questo sistema comincia a fare breccia…
E’ Vero. L’anno scorso grazie al contributo di Confindustria Valle d’Aosta è stato possibile organizzare un seminario su questo metodo invitando una serie di imprenditori e alcuni sono rivelati molto interessati ad approndirlo. Ad oggi il Lean Six Sigma è stato molto sviluppato nelle aziende grandi, ma ha anche sicuramente un potenziale in quelle più piccole.

Qual è la prima raccomandazione che fa ad un cliente?
La prima cosa che dico è che c’è sempre una soluzione. Tipicamente quando si va da un cliente che ha dei problemi e si deve implementare queste metodologie c’è sempre un po’ di resistenza al cambiamento di conseguenza bisogna avere il coraggio di mettere in discussione ogni tipo di logica organizzativa messa in piedi all’interno dell’azienda. E’ un aspetto fondamentale.

Voi avete un importante ruolo di specchio. Analizzando dall’esterno voi probabilmente cogliete elementi che sfuggono a chi vi è immerso
Questo è uno degli elementi chiave della professione che svolgo, cioè il fatto di non essere esperto di nessuna industry in particolare, ma sono un esperto della metodologia. Quanto meno conosco il tipo di business quanto a volte è più facile porre le giuste domande alle persone per trovare quali sono le chiavi di miglioramento dei processi. Bisogna proprio fare delle domande che apparentemente sembrano stupide ma che poi possono scardinare determinate logiche che esistono da anni in alcune aziende.

Mettiamoci nei panni di un giovane che vuole fare impresa: cosa possiamo consigliargli?  
Ne darei due: uno sulla strategia ed uno sull’organizzazione. Come strategia definire un business plan e capire dove si vuole andare e come organizzazione costruire un’azienda che abbia una visione di processo e non di organizzazione.

Les è sei spesso all’estero. Vede differenze nel modo di affrontare la crisi rispetto all’Italia?
Qualcuna c’è. La prima che mi salta all’occhio è che all’estero non hanno paura di investire per uscire dalla crisi. Nel momento in cui devono avviare anche un programma di riduzione dei costi molto pesanti non c’è la paura di investire per provare a migliorare le cose, di investire cioè nel cambiamento. In Italia invece si guarda molto alla leva dei costi e si cerca soltanto di ridurli.

Una novità da annunciare?
Si sta sviluppando a livello nazionale la realtà dei minibond per le piccole aziende, cioè la possibilità per le Pmi sotto forma di spa di emettere dei bond e superare così l’ostacolo di accesso al credito che oggi assilla le piccole e medie imprese per poter fare programmi di sviluppo e di rilancio. Credo che sia un’iniziativa molto utile per permettere alle aziende minori di recuperare risorse. Io sono in contatto con i promotori a livello italiano di questa iniziativa e confidiamo di trovare anche l’appoggio di banche, istituti finanziari per poter dare nuova linfa alle Pmi e non fermarsi ad un mero taglio dei costi

Un sogno imprenditoriale o meglio consulenziale da realizzare? 
Vorrei portare queste metodologie anche nel mondo pubblico. In Regione, nei comuni, nei ministeri. Ci sono degli esperimenti che hanno già dato alcuni frutti in alcune regioni italiane e nel mondo anglosassone è qualcosa che viene sviluppato già da tempo  in maniera capillare nei ministeri, nelle Poste, nelle Forze Armate. Non soltanto in un’ottica di riduzione dei costi ma di soddisfazione del cliente finale, cioè colui che poi usufruisce dei servizi che il pubblico deve fornire ai cittadini. Dovunque c’è un processo si può utilizzare il Lean Six Sigma.

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