Propongo l'intervista a Massimiliano Avella di
Inermax, azienda da circa un anno insediata nell’incubatore di Aosta, pubblicata soltanto parzialmente sull'ultimo numero del Corriere della Valle
La società nasce con una mission
molto specifica…
La società nasce da un’idea e da una
tecnologia. Tenta cioè di valorizzare un’eccellenza della ricerca italiana.
Nasce infatti con lo scopo e l’obiettivo
di sviluppare un sistema originale e innovativo per il trattamento termico dell’amianto
in maniera tale da ottenere materie prime e seconde per varie industrie,
prevalentemente inerti per l’edilizia, grazie ad un processo che può permettere
di trattare in loco il materiale una volta rimosso.
Perché questa scelta?
La scelta ha solide basi scientifiche.
Ormai la letteratura è corposa a dimostrazione che il sistema più sicuro per
rendere innocuo l’amianto consiste nel portarlo ad alte temperature quando la
natura dei cristalli, che sono così pericolosi, si modifica, la mineralogia
cambia e diventa un innocuo silicato di magnesio che alla mal parata può essere
utilizzato in calcestruzzo e aggregati e più in generale in svariati materiali
per l’edilizia.
Il significato del nome Inermax si
intuisce. Ma quanti siete in azienda?
Quali sono le vostre previsioni di crescita e sviluppo?
La vetta che ci proponiamo di
raggiungere è abbastanza alta. Di conseguenza il percorso sarà ambizioso. Tutto
nasce intorno alle competenze di quattro soggetti e si avvale oggi di un
collaboratore più una serie di consulenze esterne per specifiche parti. Noi
stiamo tentando di costruire qualcosa che in molti hanno già provato a fare. In
Italia esistono più di dieci brevetti di colossi come Enel, Enea, Italcemente,
Cnr. Adesso siamo in una fase di ascesa iniziale nella quale dobbiamo imparare
dove mettere i piedi e a rompere il fiato e in questa fase siamo ancora pochi. In
merito alle previsioni di crescita dipenderà molto – siccome siamo arrivati
alla fase di prototipazione industriale - da chi ci potrà affiancare sia sul versante
del sostegno finanziario che della partnership industriale. Siccome questo è un
sistema che potrebbe avere diverse geometrie per quanto riguarda clientela e
compagni di strada, vedremo gli incontri di questi mesi a cosa ci porteranno.
Intorno al settore dell’amianto in
materia di bonifica c’è un grande interesse. Ma qual è la tipologia di clientela e quali i
possibili competiitor?
In realtà l’unico vero competitor è
la discarica in quanto è l’unico sistema adottato oggi in Italia per lo
smaltimento finale dei materiali una volta rimossi tramite bonifica, però noi
non intendiamo fare la guerra a nessuno, bensì vorremo fare pace con il
mercato. Ci interesserebbe costruire un sistema che si agganci con quanto già
esiste, cioè il vedere negli attuali operatori del settore i nostri possibili
clienti e dare loro l possibilità di eco-innovare le loro imprese grazie al
nostro prodotto. La nostra idea è quella di mettere a disposizione questo mezzo
di quei soggetti che si avvalgono della discarica e al tempo stesso si può
pensare di avere degli impianti non mobili di dimensioni più grandi che possano
essere utilizzati da chi gestisce le discariche in quanto questo processo può consentire
di creare dai rifiuti materiali di alto valore aggiunto utilizzabili anche dalla
pubblica amministrazione. Trattandosi di amianto, tema molto complicato, le
chiavi di successo non sono collegate soltanto al nostro lavoro, cioè alla
parte tecnologica, ma proprio al fatto che questo processo andrà reso
trasparente, sicuro, sia per gli operatori che per l’ambiente, e bisognerà
quindi convincere le istituzioni, la politica, gli organi di controllo, la
comunità scientifica e la società civile della bontà di questa tecnologia.
Questo allora non è ancora il tempo
delle commesse ma della sensibilizzazione?
Vanno portati avanti parallelamente.
Mentre si costruiscono le evidenze per rassicurare gli animi inevitabilmente
contemporaneamente bisogna costruire il percorso industriale del domani e
cominciare già ad ipotizzare le partnership industriali. In un incontro con l’Assessorato
alle Attività Produttive e Finaosta qualche mese fa abbiamo da un lato confermato
la bontà e l’originalità del progetto e dall’altra si è evidenziato come sia
ormai maturo il momento per cercare l’ingresso di altri soggetti che ci
accompagnino.
Come mai avete deciso di insediarvi
in Valle?...
E’ un contesto ideale per noi sia per
quanto riguarda i vincoli che le opportunità. Le opportunità sono legate ad un contesto
nazionale dove la ricerca e lo sviluppo sono poco sostenute, mentre la Regione
Valle d’Aosta è più virtuosa, ma poi avevamo anche necessità in quanto questo
sistema può facilmente scalare da una dimensione locale ad una nazionale ed internazionale
di fare il passo lungo quanto la nostra gamba. La Regione è dunque il contesto
ideale anche per il numero di interlocutori che si devono mettere intorno al
tavolo; inoltre il problema dell’amianto in Regione non è così devastante come
in altre realtà e ci consentirebbe di gestire un eventuale piano di bonifica
concordato con le istituzioni adeguato alle nostre iniziali capacità
produttive. Anche sul fronte autorizzativo la Valle d’Aosta ha un profilo
virtuoso. Ovviamente ci sono anche dei vincoli dovuti al fatto che
inevitabilmente c’è un po’ di diffidenza verso chi arriva da fuori valle, ma
questo per noi può essere una maniera per scavalcare prima le vette più
faticose ed essere pronti a confrontarci con altre realtà regionali.
Una novità da annunciare come
Inermax?
In questi giorni Inermax ha depositato un brevetto internazionale proprio per tutelare gli sforzi sin qui
fatti e anche i risultati raggiunti. Considerate che per noi ad oggi questo processo potrebbe
essere competitivo con i bassissimi costi di smaltimento in discarica che sin
qui hanno impedito il successo di iniziative simili ai colossi che citavamo
prima.
Un sogno imprenditoriale da
realizzare?
Riuscire laddove molti hanno fallito
e fra un anno ritrovarci molto vicini alla vetta.
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