22 maggio 2014

Danilo Lazzeri (#BlueEnginering) ci racconta l'ennesimo autogol della #burocrazia italiana

Danilo Lazzeri
Intervista a Danilo Lazzeri, ad e fra i soci fondatori della Blue Engineering, azienda che fornisce servizi specialistici a settori quali automotive, ferroviario, aerospaziale. Lazzeri ci racconta anche una tragica storia di ordinaria burocrazia all'italiana.

In cosa consiste la vostra attività?

Sono due i filoni principali: uno è la progettazione e l’altro è la simulazione della realtà. La prima è più nota e più diffusa. Per costruire un oggetto bisogna prima pensarlo e disegnarlo. L’altra è più difficile da capire. La simulazione consiste nel riprodurre su computer le condizioni di funzionamento di un oggetto o di un sistema e, usando dei software molto specializzati, capire se nelle condizioni di funzionamento resisterà o meno. Questo prima di costruirlo naturalmente. Si pensi ad un satellite. Non si possono fare delle prove fisiche su di un satellite. Lo si lancia e si deve essere certi che funzionerà.

Come mai vi siete specializzati in questi settori?
E’ il risultato di un percorso professionale precedente. La Blue Enginering dove Blue non è un acronimo qualunque ma significa Berkley, Lazzeri, Uslenghi ed Eid. Le quattro iniziali dei soci che si sono conosciuti ben prima che la società nascesse. Tre di questi soci lavoravano assieme in un’altra società che ha avuto dei problemi nel 93 in seguito ad una delle tante crisi dell’automotive in particolare di Fiat e assieme abbiamo deciso di creare una società attiva in questo settore.

Chi sono i vostri committenti e i vostri competitors?
Intanto quando Blue enginering è stata fondata abbiamo fatto un giuramento. Mai più dipendere da un solo settore. E questo è stato molto importante per noi in quanto siamo riusciti a mantenere fede a questo impegno impegnandoci anche nel ferroviario, nell’aerospaziale e nel navale superando in questo modo dignitosamente anche questo periodo che ormai non è più un periodo ma un’era di crisi visto che è dal 2008 che andiamo avanti. Per fortuna non tutti i settori sono andati a fondo. Mentre l’automotive ne ha risentito molto di più il ferroviario per contro si è sviluppato, ovviamente non in Italia. Noi nel 2008 ci siamo resi conto che a livello nazionale la situazione era sempre più critica e allora abbiamo spostato tutta la nostra attenzione e i nostri sforzi all’estero. Tant’è che oggi esportiamo più dell’80% del nostro prodotto, mentre nel 2008 eravamo al 5%. Per quanto riguarda l’automotive ci sono aziende che possiamo definire nostri competitors. Pensiamo a nomi blasonati come Pininfarina, Bertone, Idea o Italdesign per fermarci soltanto alle italiane. In quello ferroviario pensiamo invece di avere ben pochi competitor. Questo in quanto noi abbiamo saputo raccogliere l’eredità della grande tradizione torinese nel settore ferroviario. Si pensi al pendolino, il treno veloce italiano che ha fatto un’epoca e che è piaciuto così tanto ai francesi che un po’ di anni fa hanno addirittura comprato l’ex-Fiat ferroviaria. Noi abbiamo spesso raccolto il personale di Fiat ferroviaria e lo abbiamo utilizzato cercando di sfruttarne l’esperienza per formare i nostri giovani. Oggi grazie a questo modo di fare siamo una delle poche aziende al mondo in grado di progettare a partire dal foglio bianco un mezzo ferroviario che sia esso una carrozza, un tram o una metropolitana. Soltanto le aziende che costruiscono Ansaldo Breda, Amstol, Bombardier hanno questa capacità. Noi non costruiamo però a noi possono chiedere, ad esempio, di realizzare un tram con determinate caratteristiche. Siamo in grado di insegnare anche come mettere su una fabbrica per creare un tram cosa che ad esempio la Turchia non aveva mai fatto e che ora con il nostro aiuto è riuscita a fare.

A cosa state lavorando in questo periodo?
Un grosso progetto a cui stiamo lavorando tuttora è un progetto automobilistico per una partnership russo-americana, cioè Generalmotor-Autowatts. E’ un contratto molto grosso. Si tratta di alcune decine di milioni di euro che in parte ci ha creato dei problemi. Noi riceviamo i pagamenti dall’estero, dalla Russia senza Iva per sviluppare questa attività abbiamo bisogno di fornitori italiani a cui dobbiamo pagare l’Iva e ho scoperto che esiste una normativa che dice che se tu esporti più del 10% del tuo prodotto puoi essere dichiarato esportatore abituale e quindi puoi inviare una lettera ai tuoi fornitori per fatturare senza Iva. Purtroppo non sapevo che questa normativa si applica soltanto a coloro che esportano beni, cioè cose palpabili che hanno un codice doganale. Siccome la “spremuta di cervello” che esportiamo noi non ha questo codice noi non possiamo usufruire di questa agevolazione. Questo ha significato che nel 2013 noi abbiamo ricevuto pagamenti senza Iva, ma abbiamo speso dei milioni per fornitori versando l?Iva. Ora siamo a credito di circa 1,2 milioni che recupereremo, per carità, ma nel 2014 e nel 2015 creando così un problema di liquidità in un periodo in cui le banche prima di concederti un credito ci pensano diecimila volte e poi non te lo danno. Io ho tentato di parlarne con autorità importanti, ma nessuno sembra sentirci. Il rischio è che si sia costretti a cercare fornitori all’estero. Evidentemente era una norma pensata quando l’Italia era soltanto un paese esportatore di beni. Ma ormai sappiamo che per i beni ci sono nazioni come India, Cina che con costi ridotti della manodopera ci surclasseranno se non ci indirizziamo su una professionalità più elevata. Da noi sono tutti ingegneri di varia estrazione.

Come nasce la scelta di insediarvi in Valle?
E’ stata una scelta dettata dalla speranza di far crescere una unità locale visto che le strutture della Valle d’Aosta dal punto di vista amministrativo e di governance sono molto più elastiche rispetto a quelle del Piemonte. In Valle si hanno facilmente incontri ad alto livello mentre a Torino per parlare con un Assessore ci vuole la domanda con carta bollata. E’ così maturata l’idea di aprire una sede locale anche s purtroppo la nostra crescita è stata momentaneamente impedita dal problema di liquidità di cui ho detto prima.

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