L'editoriale che ho pubblicato sul Corriere della Valle di questa settimana.
Buona lettura.
«E’
essenziale
che noi tutti – uomini e donne della politica, candidati e interessati – contribuiamo
in maniera costruttiva a plasmare il futuro dell’Europa. Abbiamo troppo da
perdere dal naufragio del progetto europeo». Faccio mio l’appello
dei vescovi europei per un invito al voto del 25 maggio tutt’altro che formale.
Sono convinto che soltanto se si andrà davvero oltre gli egoismi nazionali,
verso un’Europa realmente unita, realmente dei popoli e non soltanto
caratterizzata da un’unica moneta il vecchio continente potrà ritagliarsi un
ruolo da protagonista attingendo ad un umanesimo cristiano che non può non
essere avvertito come fondamenta della casa (e causa) comune.
E’ certo che non
si può chiudere gli occhi su una burocrazia talvolta poco di buon senso o su un
libertarismo slegato dalla realtà, ma a ben analizzare si tratta di
contraddizioni che nascono da un’Europa ancora parziale, alla ricerca di una
sua identità, dove chi grida più forte, anche se portatore di interessi minoritari, finisce per
trasformare la parte per il tutto.
E cosa c’è di più vicino al sentire comune
dei popoli europei se non il riconoscersi in quelle radici cristiane
profondamente condivise dai padri dell’Europa? Radici che uniscono Oriente ed
Occidente e che più di tutte possono favorire l’integrazione. Come scrivono gli
stessi Vescovi europei non dimentichiamoci che il messaggio cristiano è un messaggio
di speranza. «È nostra convinzione che il progetto europeo sia ispirato da una
visione nobile del genere umano. Singoli cittadini, comunità e anche
stati-nazione devono essere capaci di mettere da parte l’interesse particolare
alla ricerca del bene comune. L’esortazione papale "Ecclesia in Europa" pubblicata da papa Giovanni Paolo II nel 2003 è
un messaggio di speranza, ed è con ferma convinzione in un futuro migliore che
la Chiesa si accosta alla sfida europea». Il tutto mantenendo la rotta a
partire da due principi fondanti: sussidiarietà e solidarietà. In questa logica
per i Vescovi europei è importante che il susseguirsi dei passi nella direzione
dell’unità all'interno dell’UE «non sacrifichi il principio di sussidiarietà,
un pilastro basilare dell’unica famiglia di stati-nazione che costituiscono
l’UE, né comprometta le tradizioni recepite prevalenti negli stati membri».
E
allo stesso tempo occorre che il principio della solidarietà, pilastro
dell’Unione e principio della dottrina sociale della Chiesa, «guidi le
politiche ad ogni livello all'interno dell’UE, tra le nazioni, le regioni e i
gruppi della popolazione. Dobbiamo costruire un mondo nuovo, centrato sulla
solidarietà».
1 commenti:
Votare è un diritto-dovere,ma quando non sai chi votare che fai?
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