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Marco Gianni |
La
vostra è un’azienda da tempo presente sul mercato…
L’Eubage
è nata nel 1997
Come
mai avete scelto il nome L’Eubage?
E’
un’intuizione di Luisa Montrosset, socia attuale nonché fondatrice. L’Eubage è
il titolo di un romanzo di Blaise Cendrars, il grande poeta e scrittore
francese che dovendo individuare una figura archetipica per l’artista è andato
a cercarsi l’Eubage che potremmo tradurlo come il visionario.
Discretamente
impegnativo come nome...
Assolutamente
sì. Infatti abbiamo bisogno di parecchi anni ancora per essere all’altezza del
nome
Chi
dà vita oltre a te alla società?
Dopo
vari cambiamenti siamo io, Luisa Montrosset, Enrico Montrosset e Luca Bich.
Quali
sono i vostri prodotti?
Noi
siamo dei produttori di cinema-documentario a vari livelli su vari formati con
una produzione molto presente sul territorio valdostano grazie anche alla Sede
regionale Rai e poi con produzione autonome supportate da varie enti che
proprio ultimamente ci hanno visti protagonisti al festival di Trento in quanto
i miei colleghi Luca ed Enrico hanno vinto nell’ambito della sessantaduesima
edizione del Trento Film Festival il prestigiosissimo premio Città di Imola, riservato
al miglior film, documentario o fiction di autore italiano e prodotto in Italia.
Luca ed Enrico hanno vinto con il film Verso Dove, ritratto del grande
alpinista austriaco Kurt Diemberger.
Un
premio che qualifica il vostro lavoro e apre nuovi mercati…
Assolutamente.
In questo senso un ruolo di passaggio, di finestra lo gioca molto la
Filmcommission Valle d’Aosta che ha supportato questa ed altre produzioni sia
nostre che di altri produttori. E’ importante in quanto dà la possibilità di
partire con un progetto significativo e poi andarsi a cercare sponsor e
sostenitori anche fuori Valle.
Come
è il mercato valdostano? Con quale tipologia di committenti vi confrontate?
Sostanzialmente
direi che la sede Rai regionale è il soggetto principale, senza dimenticare la
Filmcommission. Ci sono poi a livello di sponsor pubblici come Regione, Comuni
che hanno sempre bisogno di produzioni per comunicare delle attività. Poi dal
punto di vista giornalistico ci sono altri committenti.
Voi
operate anche al di fuori del mercato valdostano...
Ci
piace nello spirito del cinema-documentario indagare anche su altri territori.
Si sono appena concluse le riprese di un film a Cuba dedicate ad un musicista cubano
emigrato negli Stati Uniti. Io ho girato lo scorso anno in Burkina Faso e
stiamo chiudendo un film su questa esperienza. Sicuramente il
cinema-documentario è anche un po’ un pretesto per andare a scoprire questi
nuovi territori.
Ma
come nascono queste idee?
Sempre
da amicizie, collaborazioni, chiacchierate, ma soprattutto da curiosità comuni
e quindi da lì trovano poi i collegamenti e la scintilla che fa scattare la
necessità di andare a girare in un posto piuttosto che in un altro e poi ovviamente
i progetti che si realizzano sono un 5% rispetto a quelli che si inventano.
Questi
progetti come riescono ad avere gambe? Per Cuba avete aperto una raccolta fondi…
Da
un’idea, nasce una richiesta alla Filmcommission valle d’Aosta che è stata accolta.
Da lì la raccolta fondi on line per chiudere il budget e che è andata
abbastanza bene. E poi ci sono altri sostegni che si cercano dopo le riprese,
dopo il montaggio magari con la pubblicazione di un Dvd.
Come
si promuove un simile prodotto? Come avviene, ad esempio, la partecipazione ai
festival?
Noi
abbiamo la fortuna di essere già conosciuti sia per le nostre produzione sia perché
portiamo avanti anche l’attività di organizzazione di festival da tanti anni.
Si riesce così ad avere una vetrina e magari ad ottenere un premio, che spesso
è in denaro e può aiutare a chiudere il
cerchio e arricchire il budget di un film.
Ci
sono differenze tra il mercato valdostano e quello fuori valle?
In
questo periodo di crisi c’è stato un livellamento generale verso il basso. Il nostro
settore sicuramente ha patito molto la crisi di conseguenza la disponibilità di
fondi anche pubblici o attraverso il tax credit è diminuita adesso speriamo che
il settore riparta. Va anche detto che comunque grazie alla filmcommission è
stato possibile alzare il livello delle produzioni e avere un interlocutore
istituzionale molto forte.
Il
tax credit, cioè il credito fiscale che un’azienda ottiene finanziando un prodotto audiovisivo, orse deve essere fatto ancora un po’ conoscere in Valle . La Film Commission si sta impegnando in questa direzione…
Questo
permette ai grandi livelli a determinati fondi di entrare nel settore e così le
grandi produzioni riescono a chiudere il bilancio. A livelli più piccoli può
aiutare anche delle piccole imprese a creare
una rete di tanti satelliti, di tanti supporter dei propri progetti per
riuscire così a realizzare un film.
Una
novità da annunciare in esclusiva a ImpresaVda?
Stiamo
chiudendo il prodotto cubano ed africano e poi dovremmo ripartire con nuovi
progetti…
Un
sogno imprenditoriale da realizzare…
Come
azienda sarebbe importante acquisire un’identità sul mercato nazionale e
internazionale con le nostre produzioni ed essere conosciuti non soltanto per i
titoli dei film che hanno avuto più successo o per alcune collaborazioni, ma come
identità di casa di produzione.
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