Venerdì
13 giugno avete presentato il nono censimento delle industrie e dei servizi ed
il Censimento delle Istituzioni no profit...
Innanzitutto
per correttezza è bene dire che si tratta di una iniziativa presa dall'Istat e
da Unioncamere nazionale di presentazione dei dati in tutte le regioni
italiane. In questo caso c'è poi una collaborazione nostra come Osservatorio e
come Camera di Commercio di Aosta. Entrambi abbiamo contribuito a realizzare il
volumetto. I censimenti come è noto sono delle indagini che danno dei dati
strutturali delle società. Non si tratta di indagini congiunturali che danno il
polso di cosa è successo oggi ma ci dicono che cosa è cambiato nel corso di un
periodo piuttosto lungo di tempo nell'economia o nella popolazione. Abbiamo già
presentato quello sull'Agricoltura e poi quello sulla popolazione. E ora tocca
a quelli economici e coinvolge anche le istituzioni no profit e pure quelle
pubbliche. Si tratta di indagini che l'Istat realizza a livello decennale, ma
che ormai si stanno impostando per essere aggiornate annualmente, innanzitutto
per avere una maggior disponibilità di informazioni ogni anno e poi per essere
meno invasivi nel chiedere dati e nel fare indagini capillarmente, ma ci si
orienta utilizzando liste amministrative e utilizzandone molte di varie fonti.
Questo permetterà di avere dei dati in continuo.
Ci
sono altre differenze rispetto alle recenti rilevazioni di Banca d'Italia e Camera di Commercio?
La
questione temporale è quella principale. Queste sono annuali le altre
decennali. Inoltre il censimento ha la peculiarità di avere delle informazioni
molto più analitiche, più granulari. Sono forniti dati fino al livello comunale
con una articolazione più fine rispetto alle normali indagini messe a
disposizione ogni anno. Di conseguenza ha una ricchezza informativa molto
diverso.
Il
censimento si occupa anche di istituzioni pubbliche. Che cosa si intende?
Si
riferisce a tutti gli enti che rientrano
nella pubblica amministrazione, sia centrali, come ministeriali o Agenzia delle
Entrate, che regionali, senza dimenticare quelli economici come ad esempio la
Camera di Commercio, l'Università della Valle d'Aosta e pure, caso molto
particolare dovuto alle nostre competenze, la rete di tutte le istituzioni
scolastiche, che in altre realtà è stata rilevata direttamente tramite il
Ministero dell'Istruzione e a livello centrale. Questo è un po' l'universo di
riferimento.
Sulle
imprese rispetto allo scenario di dieci anni fa che cosa è cambiato?
L'elemento
più importante è il processo di terziarizzazione. A livello settoriale crescono
alcuni livelli dei servizi, mentre industria e costruzioni segnano una
contrazione, soprattutto dell'occupazione. Di conseguenza si accentua questo
processo anche nel settore privato. Turismo, commercio, ristorazione hanno una
dinamica positiva sia in termini di addetti che di unità locali. Tra gli altri
emerge anche il settore dei servizi alle imprese che sta acquisendo pure un
certo peso in termini di addetti. A contraltare di questa dinamica abbiamo i
settori produttivi in senso stretto che registrano segnali negativi soprattutto
per l'occupazione. Naturalmente bisogna tenere conto del fatto che il
censimento prendendo come lasso di tempo il periodo 2001-2011 parte di queste
modifiche sono dovute ai primi anni di crisi che come è noto è iniziata nel
2008. Non si vedono tutti gli effetti che ha prodotto la crisi in quanto dai
dati più recenti questo processo si è ancora più rafforzato.
Il
mondo del no profit invece appare come più dinamico...
Certamente.
Crescono gli addetti, le unità locali e le istituzioni. Crescono ad una
velocità inferiore a quella nazionale, ma sempre in maniera positiva. E' una
tendenza che ci accomuna col nazionale noi abbiamo un ruolo più importanti che
altrove soprattutto se si rapporta il numero di addetti volontari e retribuiti
rispetto alla popolazione. La dinamicità sta dunque anche nelle possibilità di
lavoro che assicura.
Ci
sono dei trend locali che non si vedono a livello nazionale e viceversa?
Siamo
abbastanza in linea con l'Italia. Ci sono poi delle diversità un po' più
puntuali che si possono notare. Sicuramente un aspetto che ci contraddistingue
è che il settore pubblico diminuisce in termini di unità, ma non come addetti.
Questo è dovuto però alla specificità della nostra realtà e non tiene conto di
dati più recenti dove anche nella nostra regione si osserva una contrazione dei
dipendenti pubblici, ma allo stesso tempo nel periodo così lungo questi dati
sono stati influenzati dal passaggio di alcune competenze in capo allo Stato
alla Regione e questo ha comportato passaggio di personale. Ad esempio la
regionalizzazione della motorizzazione civile, dei servizi per l'impiego, la
nascita dell'Università, nata nel 2000 ma sviluppatasi come addetti negli anni
successivi. E' un dato dunque in controtendenza ma in parte distorto da alcuni
elementi locali e al quale temporalmente tutto sommato ci stiamo allineando.
Questi
dati sono pubblici e c'è un sito dove consultarli?
Assolutamente
sì. C'è il sito dell'Istat dove è possibile scaricarli e costruire tabelle in
base alle proprie esigenze. E sono pure disponibili in parte sul nostro sito
dove si può trovare gratuitamente il volume pubblicato ultimamente.
Progressivamente metteremo a disposizione anche noi i dati puntuali ed
eventuali ulteriori commenti.
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