Marco Lorenzetti |
Una Definizione flash di jobs act ad uso di lettore comune?
Jobs Act. Una legge per il lavoro. Una denominazione breve, concisa, moderna ma soprattutto internazionale. La scelta del Presidente del Consiglio dell’inglese per la nuova legge sul lavoro non è casuale: è un simbolo di semplicità e trasferibilità. Vi è un evidente rimando alle politiche americane. Non dimentichiamoci infatti che nel 2011 il presidente americano Barack Obama ha presentato in un discorso trasmesso a reti unificate il suo American Jobs Act. Ormai la terminologia è di uso comune; basti pensare che anche il vocabolario Treccani (fonte Treccani.it) ha definito il Jobs Act come, “Jobs act (Job Act, job act) loc. s.le m. Piano per il lavoro”. La definizione è stata presa da un discorso del Presidente Renzi pronunciato l’anno scorso in cui ha riferito: «Al primo posto, il lavoro. Ci sono tre milioni di disoccupati, il 40 per cento di giovani. Sto preparando un Job Act: un piano per il lavoro. Sarà innovativo».
Definizione – non flash invece - ad uso di imprenditore...
In estrema sintesi stiamo parlando di una Riforma strutturata che coinvolgerà parte degli ammortizzatori sociali vigenti (Cassa Integrazione, Disoccupazione), introdurrà il Contratto di ricollocazione (coniugazione tra sostegno del reddito e controllo della disponibilità effettiva della persona interessata per la nuova occupazione e quanto necessario per accedervi), modificherà le attuali tutele sulla maternità e sui lavoratori e in ultimo prevedrà un “nuovo sistema di tutele” sia per i lavoratori che per i datori di lavoro. Per i lavoratori si parla di “tutele crescenti” mentre per i datori si parla di “garanzie processuali”.
Si usa spesso la parola riforma: in questo caso la riforma è reale?
E’ ancora presto per dirlo. L’obiettivo del Jobs Act è rendere più facile la creazione di posti di lavoro e meno costoso quello stabile e di qualità. Favorirà sicuramente gli investimenti stranieri in Italia, con conseguenti ricadute positive in termini di occupazione, ed è un’opportunità che potrebbe essere colta anche dalla Valle d’Aosta.
Poniamoci per un momento sul versante del lavoratore. A chi si applica il jobs act?
Il Jobs Act si applica ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dall’entrata in vigore del provvedimento (quindi il 7 marzo 2015) nonché ai casi di conversione, successiva all’entrata in vigore, di contratto a tempo determinato o di apprendistato in contratto a tempo indeterminato. Chi ha già un contratto indeterminato rimane con le vecchie tutele salvo il passaggio dell’azienda a più di 15 dipendenti. In questo caso il contratto a tutele crescenti si applica a tutti i dipendenti a prescindere da quando sono stati assunti.
Quello che però va chiarito è che la Riforma è appena iniziata. E' vero?
Siamo solo all’inizio. Al momento ci risulta che il Governo abbia previsto quattro decreti e completati solo due; quelli sul contratto a tutele crescenti e quello sulla NASPI (la vecchia disoccupazione). Mancano ancora da approvare i decreti sul “Riordino delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni” e quello sulle “misure per tutelare la maternità e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Il tema grosso su cui c'è stato molto dibattito e quello dei licenziamenti. Come stanno le cose dal vostro punto di vista...
Il Jobs Act mette al centro del sistema sanzionatorio per i licenziamenti illegittimi la tutela risarcitoria, seguendo la strada già tracciata dalla Riforma Fornero (legge 92/12).
Introduce la grande novità del risarcimento certo, commisurato agli anni di anzianità aziendale e, quindi, sottratto alla possibile discrezionalità del giudice.
Prima dell’entrata in vigore del decreto sulle tutele crescenti, in alcuni casi, il dipendente aveva diritto a essere reintegrato nell'organico dell'impresa, qualora il licenziamento venisse dichiarato illegittimo dal giudice. Diversamente per i lavoratori neo-assunti, rimarrà l'obbligo di reintegro soltanto quando un licenziamento è discriminatorio, cioè legato a pregiudizi ideologici, razziali, sessuali o politici nei confronti del lavoratore o nel caso di licenziamenti disciplinari (giustificato motivo soggettivo o giusta causa) se in giudizio si dimostra l’insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore. Se invece il dipendente viene lasciato a casa per ragioni economiche (per esempio in caso di crisi aziendale) non ci sarà il reintegro. Nel caso in cui il licenziamento risulti ingiustificato/illegittimo, il lavoratore avrà diritto soltanto a un indennizzo in denaro, proporzionale agli anni di carriera che ha alle spalle. Tale indennizzo è composto da due mensilità per ogni anno di anzianità aziendale del lavoratore, con un minimo di quattro e un massimo di 24 mesi.
La nuova normativa creerà di sicuro problemi applicativi in quanto convivranno per molto tempo regole diverse sui licenziamenti.
Ci sono anche novità sul fronte delle assunzioni. Di cosa si tratta?
Importante ribadire quanto ricordato prima: la riforma punta a rendere più facile la creazione di posti di lavoro e meno costoso quello stabile e di qualità. Ci aspettiamo un aumento di investimenti stranieri in Italia, con possibili ricadute positive in termini di occupazione. Il primo passo tuttavia è consolidare la ripresa in atto in Italia: non è sicuramente una legge che può creare occupazione. In Valle, invece, la ripresa stenta ancora a mostrarsi: non dimentichiamoci che nella nostra regione gli effetti nazionali tendono a manifestarsi con almeno un semestre di ritardo. Ci aspettiamo quindi che le assunzioni riprendano, ma occorre che vi sia anche un volano economico: diversamente il Jobs Act rimarrà soltanto un inizio.
Dato il quadro delineato a vostro avviso che cosa potrebbe migliorare questa Riforma?
La Verità è che l'Italia si è fermata ed è già da un po' di tempo che Confindustria lo fa notare. Ha bisogno di ripartire. Il Jobs Act va nella direzione giusta ma da solo non è sufficiente per far ripartire il Paese. Abbiamo quindi bisogno di investimenti stranieri in Italia con conseguente ricaduta positiva sull’occupazione a breve e lungo termine.
Come Confindustria organizzerete un corso sul tema. Come vi sembra che abbiano preso la notizia della riforma gli imprenditori?
Confindustria Valle d’Aosta organizzerà un ciclo di incontri seminariali di formazione e confronto dal titolo “Jobs Act: come cambia il lavoro in Italia". Abbiamo l'obiettivo di illustrare alle imprese associate, con un taglio pratico, il quadro complessivo delle novità introdotte dal Governo in materia di lavoro, attraverso una panoramica generale della norma ed una analisi particolare riferita alle modifiche introdotte dai decreti delegati del Jobs Act. Il primo incontro ha avuto come tema il "Contratto a tutele crescenti” e si è svolto lunedì 16 marzo trattando sia il tema del nuovo contratto, che si applicherà ai lavoratori assunti dal 9 marzo con contratto a tempo indeterminato, sia la nuova disciplina dei licenziamenti individuali. I futuri incontri avranno invece come tema il contratto di ricollocazione e la variazione delle mansioni (aprile 2015) e la NASPI e ammortizzatori sociali, in collaborazione con la sede Inps di della Valle d’Aosta (maggio 2015). Ci aspettiamo una buona adesione da parte dei nostri Associati in quanto la materia trattata è sicuramente di notevole interesse.
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