9 marzo 2015

#WineSpectator: due #vini bianchi valdostani fra i 14 migliori italiani


Mancano pochi giorni all'evento esclusivo “OperaWine, Finest Italian Wines: 100 Great Producers" Première che Vinitaly, in collaborazione con la rivista americana di riferimento per il mercato americano Wine Spectator, ha espressamente dedicato agli operatori specializzati di tutto il mondo. Previsto il 21 marzo a Verona.

OperaWine è arrivato alla sua quarta edizione e si propone come un concentrato dell'eccellenza vinicola del Bel Paese. Obiettivo primario dell'iniziativa è la valorizzazione delle caratteristiche intrinseche dei vini italiani e dei loro produttori, un modo immediato e veloce per favorire soprattutto gli operatori internazionali e permettere loro di incontrare le aziende produttrici, conoscerle nel loro contesto culturale, capirne le scelte e più di ogni altra cosa apprezzarne le peculiarità.

Quest'anno oltre alla cantina Les Crêtes, di cui ho scritto spesso in passato in questo blog, la presenza valdostana si arricchisce. Anzi raddoppia. Ma non solo. Su 14 vini bianchi segnalati a livello italiano ben due - entrambi Chardonnay, il Elévé en Fût de Chêne di Anselmet e il Cuvée Bois di Charrère, sono valdostani.

«Questa è la mia prima volta ad OperaWine e sono allo tempo stesso felice e in apprensione. - commenta Giorgio Anselmet -  Ho lavorato molto su questo vino, nel corso degli anni, anche dopo i primi consensi, non mi sono mai fermato, andando di volta in volta alla ricerca di qualche piccolo dettaglio in più. Non è affatto importante aggiungere un riconoscimento in bacheca,  ma verificare che il mio lavoro di rifinitura abbia fatto evolvere un vino nel quale ho sempre creduto in modo da essere riconosciuto di riferimento non solo nel mercato italiano, il cui gusto è facilmente riconducibile al mio, ma su tutti i principali mercati internazionali: il francese e lo svizzero prima, l'inglese poi e ora l'americano. Mi affascina conoscere il giudizio di chi degusta i miei vini, ascoltare come enologi e sommelier descrivano i profumi e i sapori per ritrovare nelle loro parole i miei obiettivi iniziali, la mia ricerca. Ognuno di noi percepisce e apprezza un bicchiere di vino a modo suo, secondo l'umore di un momento, l'ambiente che lo accoglie, la compagnia che lo circonda. Quando produco, anzi quando 'compongo' i miei vini, mi pongo degli obiettivi armonici, vado alla ricerca di un sapore, un gusto, una rotondità, una armonia, un equilibrio per me fondamentali. Se ritrovo queste caratteristiche nel giudizio di chi degusta il mio vino allora so di aver ottenuto il più alto dei riconoscimenti a cui potessi ambire».

1 commenti:

giancarlo borluzzi ha detto...

All'estero il vino valdostano che ho riscontrato più presente è quello della Cava degli 11 Comuni.
Prezzi secondo fantasia,la stessa bottiglia va da quelli logici al B Kobe - JP a quelli insensati della Locanda Verde - NY.

 

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