La questione dell'appalto della scuola polmone si complica ulteriormente. Gli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Valle d’Aosta, unitamente a tutti i 16 Ordini provinciali degli Architetti ed Ingegneri del Piemonte, a seguito del rigetto da parte della Regione di tutte le osservazioni già mosse al bando di gara per la cosiddetta “scuola polmone” da parte di tutti gli Ordini e Collegi tecnici della Valle d’Aosta (Agronomi - Architetti -Geologi – Geometri - Ingegneri – Periti), hanno ricorso al TAR per l’annullamento del suddetto bando di gara per presunte gravi violazioni di legge.
Proponiamo una sintesi dei contenuti operata dagli stessi operatori. Magari in seguito proporremmo un post di tipo più tecnico. Cosa dicono i professionisti?
«Premettiamo che il tipo di appalto ndividuato dalla Regione per la realizzazione dei lavori, si configura come di tipo integrato, ossia che prevede che, sulla base di un progetto preliminare redatto dall’Amministrazione pubblica, le Imprese partecipanti procedano alla predisposizione del progetto definitivo (da produrre da parte di ognuna delle imprese in sede di gara e necessario per acquisire tutte le autorizzazioni) e di quello esecutivo (da produrre parte dell’aggiudicataria).
La legge prevede che in tali casi il progetto preliminare debba contenere approfondimenti esecutivi in modo da dare certezza che i lavori non richiedano successive varianti, con conseguenti aumenti dei costi. Non è così, tanto che già in fase di progettazione definitiva, viene richiesto ai partecipanti di proporre una prima variante (una palestra da realizzare al posto delle gradinate esterne). Ma soprattutto e volutamente, l’amministrazione chiede di non eseguire la progettazione di componenti relativi alla sicurezza dell’edificio contravvenendo alla legge ed alla logica: esaminando le prestazioni richieste ai progettisti, la progettazione sismica e la progettazione antincendio non sono contemplate, con il risultato di non voler affrontare da subito due temi delicatissimi per un plesso scolastico che deve contenere futuri giovani studenti. In merito ci è stato risposto con una non ben chiara volontà di affidare i relativi incarichi successivamente, ma ciò, oltre a essere una procedura illegittima, comporterebbe stravolgimenti del complesso scolastico con lievitazione dei costi. Sulla sicurezza antincendio e sismica di una scuola non si ritiene che vi debbano essere esitazioni, rimandi, ribassi, prestazioni non pagate, semplificazioni.
Scarsa è l’attenzione per il cittadino che, con la procedura messa in atto contrariamente al modus operandi europeo, pagherà di fatto dei maggiori costi per un’opera che non ha avuto alcun modo di condividere. Se scarsa è l’attenzione per il cittadino ancora più scarsa è l’attenzione per l’Ingegnere e l’Architetto e per tutto il relativo indotto: dietro la presunta voglia di risparmiare affidando il progetto alle imprese, si cela un enorme maggior costo complessivo, basti pensare che le stesse devono produrre e pagare ciascuna in sede di gara un progetto definitivo, quando con una procedura tradizionale ne veniva prodotto uno solo lasciando alle imprese la possibilità di fare un maggiore sconto.
Vi è poi una voluta complicazione dei requisiti di ammissione con degli artificiosi meccanismi richiesti dal bando che fanno sì che la maggior parte degli studi professionali italiani non siano in grado di partecipare alla gara: si fa presente che il 98,6% degli studi italiani sono esclusi dalla gara, se non in raggruppamento con il restante 1,4%.
Un analogo restringimento di possibilità di partecipazione si ha peraltro anche nei confronti delle imprese e artigiani. Infatti la tipologica costruttiva (prefabbricato in legno), scelta sulla base di una presunta astratta idea di risparmio (il costo ammonta in realtà a 20 milioni di euro con cui si poteva tranquillamente costruire una scuola tradizionale e più flessibile), restringe il numero dei potenziali concorrenti tra pochi a livello nazionale.
Forse l’unico modo per superare il grave momento di crisi che stiamo attraversando è un radicale cambio di direzione, con l’adozione di meccanismi già previsti dalla legge: una progettazione partecipata, sviluppata attraverso il concorso di progettazione, con scelte strategiche in grado di valorizzare le peculiarità locali e il tessuto vitale dell’Italia composto dalla rete delle piccole imprese e contribuendo così a creare una filiera di reale crescita».
Ora si resta in attesa della replica dell'Assessore. Di certo il bando, almeno in Valle, non sembra aver avuto un'accoglienza trionfale.
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