11 novembre 2015

Alessandro Cavaliere (#Ducadaosta): «io credo nel futuro turistico di #Aosta»

Alessandro Cavaliere
Intervista ad Alessandro Cavaliere, Presidente degli albergatori valdostani, ma oggi in veste diciamo privata, per raccontarci la sua nuova sfida imprenditoriale.

La notizia è nota: è finalmente aperto il Duca d'Aosta…

E' un traguardo per noi molto importante. Al quale abbiamo creduto fin dall'inizio di questa nostra avventura. E' una grandissima soddisfazione vedere riaperta quella che è stata una struttura storica importantissima per la città e per tutta la nostra regione. Una struttura che ha ospitato personaggi illustri come Ciampi ai tempi della Presidenza della Repubblica. Per noi è stato un onore avere l'opportunità di ridare un salotto alla città

Si è trattato di un investimento impegnativo…

Soprattutto da un punto di vista di risorse fisiche, direi anche personali, da parte di tutta la famiglia. Abbiamo seguito il progetto passo passo, giorno dopo giorno. I risultati per noi sono soddisfacenti e iniziamo a vedere che anche i primi ospiti lo apprezzano.

In cosa consiste la vostra offerta?

Innanzitutto il Duca d'Aosta torna ad essere un Hotel di prima categoria, un quattro stelle. Si rivolge ad un vasto pubblico che non è solo quello vacanziero, ma essendo in una realtà cittadina si tratta di un pubblico che frequenta la città anche per affari. E poi all'interno dell'edificio è attiva un'altra realtà altrettanto importante che è quella della Brasserie. Un progetto che nasce indipendentemente dall'hotel. Non è il ristorante dell'hotel. Vogliamo che diventi il luogo di incontro mondano della città con delle proposte di altissima qualità però molto abbordabili. Un posto elegante ma molto inclusivo con una cucina semplice non pretenziosa. Si tratta di due aziende sotto lo stesso tetto con ambizioni separate di posizionamento.

A quale tipo di turista siete interessati?
Il turista vacanziero è il punto di riferimento. Il nostro investimento nella città di Aosta è stato fatto soprattutto credendo nello sviluppo turistico del capoluogo. Le camere dal punto di vista progettuale sono state realizzate avendo come obiettivo una clientela di affari. E quindi tutti gli accorgimenti presi all'interno dal punto di vista tecnologico e funzionale – anche se a livello di emozioni può colpire qualsiasi tipo di clientela – tengono conto di questo particolare target.

Spieghiamo meglio a che modello di struttura alberghiera vi siete ispirati?
Tutta l'idea progettuale nasce dall'anno di costruzione dell'Hotel e cioè il 1957. Senza voler a tutti i costi essere rigorosissimi nel design degli interni ci siamo ispirati a quel periodo. Si tratta di un albergo modern-retrò. Questo è un trend che si sta diffondendo a livello internazionale anche se per l'Italia si tratta di una novità. Si tratta di una fusione di emozioni che si ispirano a quegli anni, dalle carte da parati ai bagni, che colpisce i più giovani in quanto non hanno vissuto quelle ambientazioni. E' una riscoperta delle cose belle che c'erano. In più, con moderazione, abbiamo arredato l'albergo sia per quanto riguarda l'illuminazione sia le sedute nel salone con opere di designer importanti che hanno fatto la storia del design italiano da Vico Magistretti a Giò Colombo a Giò Ponti fino a Scarpa. Si tratta di firme illustri che hanno dei loro pezzi al Moma di New York e che per noi portano l'eccellenza del design italiano in Aosta.

L'inaugurazione è stata caratterizzata da una presenza musicale di rilievo nazionale. Pensate di creare altri eventi di questo tipo?
Sicuramente. Anche perché per me la musica è una delle cose più importanti che ci siano nella vita e tanto più all'interno di una struttura che fa accoglienza dove la parte emozionale è fondamentale. Di conseguenza la musica non sarà mai un semplice elemento di contorno, marginale, ma l'evento musicale sarà anche in futuro centrale, soprattutto nella Brasserie. Vogliamo, ad esempio, realizzare una rassegna legata al jazz.

Lei come imprenditore ha indubbiamente fatto la sua parte. Secondo lei Aosta, in quanto amministrazione, che cosa dovrebbe fare?
Io sono appena arrivato, quindi, non posso rendermi conto di quali sono i cambiamenti in corso come può fare un cittadino di Aosta. Come valdostano ho comunque sempre frequentato Aosta e vedo già in atto un grande cambiamento. Si nota nella strade della città, in nuovi locali che stanno aprendo, nelle tante enoteche che prima non c'erano, nei locali sempre più curati. Credo che ci sia una presa di coscienza maggiore rispetto al passato che Aosta è effettivamente a tutti gli effetti una destinazione turistica. Forse una delle primissime cose da fare, dopo la valorizzazione già in atto dei nostri siti culturali, archeologici, è di inserire Aosta con la dignità acquisita all'interno dei circuiti più importanti dal punto di vista turistico, quello delle città d'arte. La direzione è comunque presa. Ci vuole un lavoro di sinergia.

Riusciamo a dare un'occhiata allo stato di salute del Turismo valdostano?
Chi mi conosce sa che tendenzialmente se vedo un bicchiere riempito a metà io tendo a vedere il mezzo pieno e non il mezzo vuoto. E' chiaro che ci sono ancora molte cose da fare, ma lo stato di salute della nostra economia turistica è decisamente buono. Abbiamo una situazione a livello infrastrutturale particolare. E' vero che ci sono i problemi legati alla ferrovia, ma abbiamo anche una autostrada che nessuno dei nostri concorrenti ha sull'arco alpino. E questa è una potenzialità molto forte per portare i turisti direttamente nella nostra regione. Ma non dimentichiamoci Sky way, il Forte di Bard che quest'anno ha ospitato mostre importantissime, tutto quello che succederà con l'area di Saint-Martin de Corlèans. Si tratta di un patrimonio culturale, naturalistico enorme. Il prodotto nostro turistico è stato riqualificato in maniera importantissima. Ci sono tutte le premesse per fare bene. Ci manca soltanto una spinta maggiore sulla promozione.

Un sogno da Imprenditore da realizzare?
Difficile dirlo. Vorrei continuare la mia attività con la stessa energia di adesso.

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