Ti propongo l'editoriale a mia firma che ho pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta di questa settimana.
Domenica 4 Dicembre siamo chiamati a votare per un Referendum che ha fatto discutere sin dalla sua intestazione e che tocca una materia delicata come la Costituzione. Si tratta di confermare, con un sì, o non confermare, con un no, il lavoro di Camera e Senato in merito ad una serie di modifiche della nostra Costituzione. Perché un Referendum confermativo? Perché in Parlamento non si è raggiunta la maggioranza qualificata dei parlamentari: di qui la necessità di rivolgersi agli elettori.
I toni di questi mesi di campagna referendaria sono stati accesi ed eccessivamente drammatizzati su entrambi i fronti e discutere di simili temi in maniera serena ed equilibrata, non lo nascondo, si è rivelato complesso e anche lacerante in svariati contesti.
Lo stesso mondo cattolico presenta visioni diverse e tutte degne di essere prese in considerazione, a patto che si resti sulla materia costituzionale, e non la si utilizzi per altro, peccato, più che tentazione, ormai presente su entrambi i fronti. C'è almeno da augurarsi che le azioni di comunicazione, messe in campo, portino un numero significativo di persone al voto. Un'alta affluenza potrebbe essere un primo frutto positivo di questo lungo e, talvolta, estenuante confronto, soprattutto, se si tiene conto che questa volta ogni voto ha un suo peso. Non c'è un quorum da raggiungere. Chi si reca alle urne ha la certezza di dare un contributo che potrebbe rivelarsi fondamentale. Chi resta a casa avrà poco da recriminare, se l'esito non sarà quello da lui auspicato.
Come settimanale abbiamo cercato di offrire degli articoli che per lo meno mettessero in chiaro quali siano le problematiche in gioco, i nodi da sciogliere, e stando bene attenti a non mettere in campo le nostre personali convinzioni.
Quello di cui sono, però, convinto e mi auguro che sia ben chiaro a tutti è che comunque sia l'indomani del voto non sarà l'apocalisse, qualunque sia il risultato finale. Ovviamente non significa che tutto tornerà come prima, ma che si dovrà tenere conto del risultato ottenuto, senza sterili delegittimazioni o vittimizzazioni inutili. L'espressione popolare dovrà essere tenuta nel giusto conto, e questo sarà sempre valido qualunque Costituzione farà sua il popolo italiano.
Io andrò a votare e spero che saremo in tanti.
Fabrizio Favre
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