16 novembre 2017

Leonardo #Becchetti: ad #Aosta #illavorochevogliamo tra buone pratiche e economia civile


«Prendersi cura della vita: lavoro ed economia a servizio della persona. Indicazioni e proposte dalle migliori pratiche del paese». E’ toccato al professor Leonardo Becchetti, Economista, Ordinario di Economia politica presso l'Università di Roma Tor Vergata, Membro del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, introdotto come sempre dal Vescovo di Aosta, Mons. Franco Lovignana, proseguire il cammino del ciclo di conferenze di Fede e Scienza, ospitato, venerdì 3 novembre, al Cinema Théâtre de La Ville. Propongo qui di seguito il testo che ho pubblicato sul Coriere della Valle. Buona lettura.


1 - Dare una risposta

«Chi studia l’economia – ha esordito Becchetti – un po’ come lo scienziato è affascinato dai pianeti, dalle stelle e comprende che ci sono veramente delle armonie provvidenziali. Purtroppo a differenza dei pianeti noi quelle armonie le possiamo anche sporcare. In quanto l’economia è anche il risultato delle nostre interazioni, dei nostri comportamenti. E purtroppo le roviniamo. Ma ci sono. Il problema è come rimetterci in sintonia con quelle armonie. Per questo con le Settimane sociali di Cagliari siamo ripartiti dalla piaga del nostro Paese, cioè il lavoro. Abbiamo due milioni di Neet cioè di giovani che non studiano e non lavorano, 4,5 milioni di poveri. Parlare di lavoro oggi è affrontare il tema più delicato e importanti. Le Settimane sociali lo hanno fatto soltanto tre volte, ma in tre epoche molto significative 1946, fine della Guerra e Costituzione, 1970, Statuto dei lavoratori e oggi. Perchè oggi? Perché ci troviamo in un momento molto critico in cui la globalizzazione e l’innovazione tecnologica sembrano minacciare la possibilità di un buon lavoro e di un lavoro degno. Per la prima volta abbiamo assistito alla nascita dei lavoratori poveri. Ci sono molte persone che lavorano e non riescono a superare la soglia di povertà. Noi veniamo da un mondo in cui l’economia era abbastanza chiusa e potevamo vivere con alte tutele sindacali, alte garanzie, siamo entrati improvvisamente in un sistema aperto entrando in concorrenza con i lavoratori poveri del sud del mondo, un miliardo di persone che vive con un dollaro al giorno e ci fa concorrenza al ribasso sul costo del lavoro. E allo stesso modo l’innovazione tecnologica sembra poter fare a meno con la nuova generazione di macchine di tutta una serie di attività routinarie e ripetitive non particolarmente entusiasmanti che però prima davano lavoro. E allora la domanda è come si fa a vincere questa concorrenza forte e drammatica con il lavoratore a basso costo e con la macchina. L’altra questione da capire è che questa malattia del lavoro è figlia di una malattia ancora più profonda. Il Papa, nel messaggio che ci ha inviato a Cagliari, ha parlato di una bicicletta con una ruota sgonfia. Io uso un’immagine simile e cioè una macchina con due ruote sgonfie e due gonfie. Se infatti si prende un manuale di economia si leggono due soli grandi obiettivi che il sistema si pone: il primo è il benessere del consumatore, cioè sempre più prodotti a prezzi più bassi, e il secondo è quello di creare profitti per fare investimenti, per fare innovazione. Questi due aspetti funzionano perfettamente. Viviamo nel migliore dei mondi possibili come consumatori. Però ci sono due altre ruote sgonfie e cioè la qualità e la tutela del lavoro e l’ambiente. Per realizzare i primi due obiettivi si sacrificano i secondi. Il rapporto fra queste due forze va riequilibrato».
A questo punto Becchetti ha illustrato il grafico ad elefante di Milanovic che mette in relazione
la popolazione nel mondo partendo dai più poveri a più ricchi (sull’asse orizzontale) e il loro successo relativo negli ultimi vent’anni (sull’asse verticale). Il grafico mostra quattro gruppi di perdenti e quattro di vincenti e il gruppo di perdenti maggiore è proprio quella della classe media nei paesi ricchi. Di qui il loro malessere e il crescere delle risposte populiste. «Lì – ha spiegato Becchetti - si concentrano gran parte dei cittadini dei nostri paesi che prima avevano un reddito dignitoso e adesso sono scivolati verso il basso». Per il relatore era chiaro che le Settimane sociali dovevano cercare di dare una risposta questo.


2 - Gli Olivetti di oggi

«Abbiamo deciso – ha proseguito il professore - di non andare a fare il solito convegno parlando degli eroi del passato, ad esempio Olivetti, dando l’idea che in passato qualcuno ha provato a creare una impresa a misura d’uomo ma poi ha fallito. No. Abbiamo deciso di andare a cercare i 400 Olivetti di oggi. Chi è che oggi sta creando buone pratiche? Sta dando una risposta, creando buon lavoro in un momento difficile come questo? Cercatori di lavOro è stato il nostro motto da cui è nato un logo che abbiamo consegnato al premier Gentiloni». Un’attività portata avanti attraverso la vision dell’economia civile. «Per riassumere la vision – ha commentato Becchetti – possiamo partire dall’idea di generatività, cioè desiderare, far nascere, accompagnare, lasciare andare ed è in tutti gli studi sulla soddisfazione di vita la parola chiave che ci spiega la gran parte degli impatti sulla felicità delle persone in giro per il mondo. In questa logica noi abbiamo voluto creare un paradigma che pensa all’economia in modo diverso: l’economia civile vuol dire andare oltre una visione riduzionista della persona, dell’impresa e del valore. Noi crediamo che la persona è capace di risolvere il famoso dilemma di Hume come è descritto nel Trattato sulla natura umana del 1740. “Il tuo grano è maturo, oggi, - si legge - il mio lo sarà domani. Sarebbe utile per entrambi se oggi io... lavorassi per te e tu domani dessi una mano a me. Ma io non provo nessun particolare sentimento di benevolenza nei tuoi confronti e so che neppure tu lo provi per me. Perciò io oggi non lavorerò per te perché non ho alcuna garanzia che domani tu mostrerai gratitudine nei miei confronti. Così ti lascio lavorare da solo oggi e tu ti comporterai allo stesso modo domani. Ma il maltempo sopravviene e così entrambi finiamo per perdere i nostri raccolti per mancanza di fiducia reciproca e di una garanzia”. In sintesi il racconto mette in evidenza la realtà dei rapporti economici. Occorre decidere se buttarsi o no. E quindi il simbolo dell’economia è il trapezio, il dare e ricevere fiducia. In quei territori dove questo avviene si creano reti di relazioni, organizzazioni, imprese e consorzi e si crea ricchezza. Questo è il segreto oggi dell’economia: il generare fiducia e la creazione di capitale sociale. La persona nella visione dell’economia civile è quella che vive la logica che uno più uno è uguale a tre e non uno meno uno uguale a zero. L’economia non è una torta fissa dove se io prendo una fetta la tolgo a te, ma un luogo dove insieme possiamo produrre un valore che si moltiplica se ci mettiamo insieme e cooperiamo. Nell’economia civile le imprese creano valore in maniera sostenibile e la direzione verso cui va l’economia non è il Pil ma il Bes, il benessere, cioè lo stock dei beni economici, culturali, ambientali, spirituali di cui una comunità può vivere sul territorio».


3 - Buone pratiche

Becchetti ha sottolineato come nella logica dell’economia civile sia apparso chiaro a tutti i partecipanti alle Settimane sociali che la visione più bella di valore è proprio quella che ci dà la Dottrina sociale con il bene comune e che c’è una straordinaria somiglianza con la Costituzione, cioè creare un ambiente, delle condizioni di vita in cui le persone possano svilupparsi e garantire lo sviluppo integrale della persona. All’articolo 3 si legge infatti che è “compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono la realizzazione della persona”. Questo significa che lo Stato non deve essere una balia e laddove certe attività possano essere fatte meglio dalle comunità locali è meglio che le facciano loro piuttosto che lo Stato.
Con questo sfondo ideale si è sviluppato il lavoro sulle buone pratiche. «L’Italia – ha spiegato Becchetti - ha oggi tre polmoni fondamentali: il primo è quello della manifattura di successo che punta sulla qualità e necessitano di lavoro qualificato che però in Italia non si trova. Oggi ci sono 250mila posti di lavoro vacanti cioè imprenditori che non trovano le persone qualificate per il loro tipo di lavoro. Per questo abbiamo proposto che cerchi di creare un maggior collegamento tra la scuola e il lavoro con il duale. In Germania un ragazzo su tre che esce dalla scuola ha già fatto un percorso molto solido all’interno del mondo del lavoro, almeno 200-300 ore. E nelle migliori pratiche, anche in Italia, gli imprenditori lungimiranti del loro territorio progettano assieme agli Istituti tecnici, alle scuole dei percorsi formativi per poter avere quelle persone di cui hanno bisogno. Il secondo polmone del Paese è quello socio-sanitario, assistenziale. Se si prende uno studio dell’Unione europea tutti segnalano servizi alla persona, agli anziani, come uno dei settori in forte sviluppo. La materia prima in Italia è enorme, la domanda pagante c’è. Una delle migliori buone pratiche censite è Civitas Vitae di Padova, un quartiere intero costruito per favorire l’incontro tra le generazioni e favorire la generatività dei longevi. Ci lavorano 500 persone. Ci sono asili nido, scuole, palestre ed è un luogo fatto per costruire queste relazioni. Il terzo polmone è quella che chiamo scherzosamente la Montalbano economics, cioè quell’insieme di arte, storia, cultura, biodiversità gastronomica, slow living che tutti ci invidiano, cioè ciò che piace dello stile di vita italiano. Tenete conto che il mondo di oggi è fatto di territori che competono fra di loro per attrarre flussi, di visitatori, di turisti, di capitali. Oggi si può cercare di costruire delle realtà che valorizzano il proprio territorio. Se un territorio cresce diventa attrattivo e questo genera ricadute per tutti. Un esempio molto bello è Ragusa che con Ragusa Ibla è diventata patrimonio dell’Unesco, Matera che è diventata capitale della cultura, o la Cooperativa La Paranza che ha ridato vita al Rione Sanità a Napoli riaprendo le catacombe, ma tanti altri borghi che vengono valorizzati e rivitalizzati e diventano attrattivi, combattendo il pericolo dello spopolamento. Un altro filone molto importante sono le cooperative di reinserimento lavoro. Un altro grande tema è quello della rigenerazione dei tessuti urbani o delle zone abbandonate ad esempio gli orti compensativi a Genova dove chi si dedica alla rigenerazione di un territorio diventa proprietario di una parte di ciò che ha lavorato. Un altro aspetto molto interessante e tutto ciò che si fa in termini di modulazione dei tempi fra lavoro e vita. La rete ci dà la possibilità di non dover lavorare tutti insieme nello stesso tempo e nello stesso luogo e quindi lavoro agile, smart working. Oggi abbiamo la possibilità di modulare in maniera più armonica i quattro momenti fondamentali della nostra vita: lavoro, tempo libero, formazione permanente e cura delle relazioni». Per il relatore un esempio particolarmente significativo è il Comune di Bolzano che propone un centinaio di tipologie di contratto di lavoro che tengono conto del particolare stato di vita del dipendente. Un altro tema evidenziato è il ripopolamento dei piccoli centri. «L’Italia si sta spopolando ed ha una natalità bassissima e neanche gli stranieri che arrivano compensano questa perdita di natalità. Su questo – ha spiegato il relatore - sono molto interessanti le politiche di insediamento urbano che stanno portando avanti alcuni sindaci, cioè cercare di attirare quelle persone straniere che vedono l’Italia come un luogo dove venire a trascorrere l’ultima parte della loro vita dopo la pensione. Ma ci sono anche servizi sociali che le comunità locali possono fare meglio dello Stato e a costi più bassi. Negli Stati Uniti in molti casi i penitenziari sono affidati a comunità religiose, associazioni e gruppi in quanto si riconosce che sono più motivati nell’ottenere la rieducazione e la riduzione della recidiva. In Italia a Lecce abbiamo Made in carcere dove attraverso il lavoro all’interno del penitenziario la recidiva femminile si è ridotta del 70%. Se la burocrazia fosse meno soffocante anche l’Italia sarebbe molto avanti da questo punto di vista e con un risparmio per lo Stato è molto importante. Con il Budget di salute la Fondazione comunitaria di Messina ha dimostrato che è possibile gestire una persona con disabilità psichiche con un costo minore rispetto ad una struttura dove questa viene imbottita di farmaci. E ancora Housing first, esperimento con i fissa dimora iniziato negli Usa ma con qualche primo esempio anche in Italia, dove ci si è resi conto che è meno costoso assicurare a un senza fissa dimora una casa piuttosto che mantenerlo per strada». Un altro modello che si sta sviluppando anche nel Sud Italia è quello delle Fondazioni comunitarie che a fronte di un progetto e di una raccolta di fondi effettuata dai soggetti interessati si impegna a raddoppiare la cifra per dare gambe al progetto.


4 - Le proposte

Dalle buone pratiche si è arrivati alle proposte fatte al Presidente del Consiglio Gentiloni e al Presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. «Per quanto riguarda l’Europa – ha commentato il professore – abbiamo manifestato la necessità di una Banca centrale europea che come la Federal reserve americana metta al centro il tema dell’occupazione, mentre adesso si occupa per Statuto soltanto di inflazione. Ci vogliono forme di mutualità del debito progressivo. Bisogna fare passi avanti nella tassazione dei giganti digitali che fanno lavoro qui ma poi spostano i ricavi nei paradisi fiscali. Occorre una certa attenzione anche sul fronte degli investimenti europei, soprattutto quelli ad alto moltiplicatore. Concentrandoci poi sull’Italia abbiamo ricordato a Gentiloni che devono essere rimossi gli ostacoli a chi può creare lavoro. Il Paese è caratterizzato da una burocrazia soffocante e lenta. Abbiamo una giustizia civile che ha tempi biblici e una attenzione inferiore, ad esempio, agli Stati Uniti, alle Pmi e all’impresa artigiana che sono il centro pulsante della vita del Paese. Negli Stati Uniti c’è una corsia preferenziale sugli appalti per le piccole imprese perché si riconoscono che gareggiano non ad armi pari con le grandi, c’è una small business autority che decide se un pezzo di regolamentazione può essere o no applicata ai piccoli. L’Italia continua – e i dati ultimi sono impietosi – a segnare segno più per il credito alle grandi imprese e meno per le piccole. Una delle quattro grosse proposte fatte al Premier è quella di un patto generazionale fra le generazioni adulte anziane e i giovani. Noi abbiamo generazioni adulte-anziane patrimonializzate con risorse e giovani che non trovano lavoro senza capitali per far partire un’attività economica. Bisogna mettere in contatto questi due mondi. In questo senso l’idea dei piani individuali di risparmio dove un anziano investe in un fondo che va a dare capitale di rischio nelle piccole e medie imprese quotate è interessate, ma per noi è troppo poco e riteniamo che debbano arrivare anche alle imprese non quotate attraverso strumenti nuovi come già si fa in Inghilterra». Becchetti ha posto come altro tema fondamentale la necessità di una rete di protezione universale per le persone vulnerabili, ma non deve essere soltanto reddito perché non dà dignità, e questa si raggiunge quando la persona è anche utile agli altri. «Noi perciò – ha precisato il relatore - proponiamo sì un reddito di inclusione, partito in Italia per ora con poche risorse cioè un miliardo rispetto ai 7 che sarebbero necessari per portare almeno tutti i poveri alla soglia di povertà, ma accompagnato da una presa in carico dalle realtà locali del territorio. Deve essere accompagnato da una relazione. Un po’ come succede in Puglia dove c’è il tirocinio di attivazione. Puoi avere questo reddito ma soltanto se partecipi ad un progetto di reinserimento nel mondo del lavoro e della società. In questa maniera c’è anche il contrasto al lavoro nero. Un’altra priorità per noi è la cultura. Per me il ministro all’economia più importante in Italia è quello ai Beni culturali, in quanto la cultura è un volano impressionante di turismo, di manifattura e quindi è una filiera enorme e lavorare per favorirla è fondamentale. Anche qui ci sono degli strumenti, cioè incentivi fiscali, che facilitano la creazione di territori attrattivi in questa concorrenza internazionale».


5 - La radice del problema

Per riequilibrare la famosa auto con due ruote gonfie e due sgonfie di cui scrivevamo all’inizio per Becchetti sono necessari tre strumenti. «Il primo è quello del voto con il portafoglio di noi cittadini. Noi abbiamo un potere enorme e possiamo premiare le aziende che sono sostenibili, che danno dignità al lavoro, che tutelano l’ambiente. Il vero potere non ce l’hanno i sindacati, gli stati ma i risparmiatori. Il mondo è governato dai consumi e dai risparmi. Abbiamo questo potere ma non siamo in grado di usarlo per il nostro interesse. Di conseguenza bisogna creare questi strumenti informativi per aiutare le persone a scegliere. Per questo abbiamo creato una rete che si chiama Next, che raggruppa tutte le associazioni della società civile italiana che lavorano sul tema della responsabilità sociale, per questo abbiamo slogan che dicono “attraverso le tue scelte puoi cambiare il mondo”. In giro per l’Italia abbiamo anche fatto degli esperimenti per verificarlo. Oxfam ha realizzato una classifica sulle dieci più grandi aziende alimentari mondiali dando delle pagelle in merito al loro comportamento sul fronte ambientale e del rispetto dei lavoratori. Abbiamo posizionato questa classifica all’interno di venti supermercati in Italia e abbiamo misurato nei quattro mesi successivi il comportamento dei consumatori senza modificare nient’altro. La gente ha premiato le aziende in cima alla classifica e ha penalizzato quelle in fondo con una perdita di quote di mercato del 16%» ha spiegato Becchetti. Sempre in questa logica attraverso un video il relatore ha presentato EyeOnBuy, un progetto online (una sorta di tripadvisor della responsabilità sociale) che mira a valorizzare la sostenibilità ambientale e sociale delle aziende virtuose attraverso il coinvolgimento dei cittadini nella loro veste di consumatori. Nato nel contesto di NeXt – Nuova Economia per Tutti, EyeOnBuy punta a costruire un modello economico sostenibile e partecipato, in cui il dialogo tra le imprese e i consumatori diventi centrale per la costruzione di un processo di sviluppo comune e in grado di generare benefici per tutta la società. EyeOnBuy vuole essere una piattaforma partecipata, in cui l’azione e le scelte dei cittadini/consumatori possono fungere da feedback per le aziende ma anche da guida, fornendo indicazioni e suggerimenti sul miglioramento delle strategie in senso responsabile. Il progetto, quindi, si rivolge e coinvolge sia i cittadini che le aziende: i cittadini possono verificare e valutare le aziende in base ai loro comportamenti, sulla base dei commenti e delle esperienze degli utenti possono orientarsi nella scelta dei propri acquisti, e possono trovare nella piattaforma un canale per i reclami; le aziende possono trovare informazioni utili su quello che pensano i consumatori e su come migliorare le proprie strategie, e possono essere premiate sulla base delle azioni sostenibili sul piano sociale e ambientale, aumentando così la loro reputazione. «Nel futuro la società più importante sarà quella che dà le patenti – ha aggiunto Becchetti – la sfida che vogliamo portare in Italia è far sì che questo possa nascere dal basso, dalla rete della società civile. A Cagliari abbiamo anche ricordato che a votare con il portafoglio è anche lo Stato. Il 20% degli acquisiti sono pubblici e uno Stato che si pone l’obiettivo del benessere dei cittadini può fare degli appalti al massimo ribasso? Questa tipologia di appalto fa vincere l’azienda più aggressiva, che riesce di più a comprimere i costi del lavoro, la tutela dell’ambiente, magari paga le tasse altrove e poi ti fa riaprire l’appalto perché ha barato e non riesce a rispettare quei prezzi. E’ dunque un errore. Sappiamo che c’è stata una riforma del Codice degli Appalti che ha detto che bisogna passare dal massimo ribasso all’offerta più vantaggiosa cioè che tiene conto dei criteri ambientali, sociali e fiscali minimi. Noi abbiamo chiesto però di abbandonare l’ottica del massimo ribasso che ancora caratterizza il 60% degli appalti in Italia. A questa proposta ne abbiamo aggiunta anche una in merito alla rimodulazione dell’Iva e il tema, che ho portato in Parlamento con Legambiente, è stato questo: l’Iva deve essere intelligente e premiare le filiere che ci portano verso il futuro, verso la sostenibilità ambientale e dignità del lavoro, e penalizzare quelle del passato. Per esempio l’economia circolare deve avere una Iva al 4%. Va usata per favorire la transizione verso un nuovo modello economico».


6 - Il percorso

Ma per Becchetti il valore maggiore di Cagliari è stato sicuramente il metodo, il percorso. «E’ possibile mettere in moto un percorso di cittadinanza attiva, di partecipazione, che ci rende più generativi, più ricchi di senso. Un futuro in cui vogliamo creare un percorso fondato su questi verbi: partecipare, informare, disseminare, innovare e condividere. Di conseguenza il percorso di cercatori di lavoro continua con questo tipo di attività: si va sui territori a cercare le buone pratiche, si ritorna e si riformulano le proposte e poi si ritorna sui territori attraverso dei laboratori progettuali Ancora mettersi in cammino, laboratori territoriali e proposte di policy. I laboratori sono su quattro temi fondamentali: il primo è sulla creazione di valore economico sostenibile, vedere una volta compresi i bisogni se le buone pratiche sono riproducibili; il secondo è quello del comunicare ed è molto importante, in particolare per quanto riguarda la presenza sui social; il terzo è sul capitale sociale, sulla costruzioni di relazioni e, infine, la cittadinanza attiva cioè il voto con il portafoglio».
Il professore ha concluso il suo intervento citando Papa Francesco che nella Evangelii Gaudium dice il tempo è superiore allo spazio. «In Fisica non vuol dire nulla, ma nella vita spirituale ha un significato molto importante. Il principio della generatività ci dice che il magis dell’azione politica non sta nell’occupare spazi tanto per occuparli ma nel creare processi di cambiamento, cioè privilegiare azioni che generano nuovi dinamismi nella società e coinvolgono altre persone e gruppi che le porteranno avanti, finché fruttifichino in importanti avvenimenti storici. Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci. Noi abbiamo visto Cagliari come tutto questo cioè mettere in moto dei percorsi che possano avere un futuro. E il dopo Cagliari ci dirà se ci siamo riusciti oppure no».

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