Intervista a Mauro Treves, Presidente della Cooperativa
Produttori Latte e Fontina e della Cooperativa Evançon.
Di cosa si occupa la
vostra Cooperativa?
La Cooperativa ha compiuto 60 anni l’anno scorso. Si occupa
della stagionatura e della vendita delle fontine conferite dai nostri soci. Ha
un fatturato di circa 20 milioni di euro, commercializza circa 300mila forme di
fontina ogni anno. I nostri soci ci conferiscono le loro fontine appena
prodotte, noi le stagioniamo nei nostri magazzini e quando sono pronte le
immettiamo nel mercato. Un mercato che è principalmente nazionale, con un po’
di estero oltre a quello che si consuma in Valle.
Ricordiamo dove sono
i magazzini che sono sempre una meta turistica…
Abbiamo la sede a Saint-Christophe. Il nostro magazzino
principale si trova a Valpelline dove c’è anche un centro visitatori. Qui
abbiamo la parte tradizionale da un lato dove stiamo sfruttando una vecchia
miniera e dall’altra parte un galleria costruita appositamente negli anni ’90 e
ha una capienza di più di 40mila forme. La caratteristica del magazzino
tradizionale è che per movimentare le forme al suo interno, quasi un chilometro
di estensione, usiamo il trenino un tempo a disposizione della miniera. Inoltre
a fianco del centro visitatori, ristrutturato di recente, è stato realizzato un
percorso di visita dove è possibile ripercorrere la storia della fontina e
della Cooperativa e, ovviamente, si può degustare e acquistare i nostri
prodotti. Abbiamo anche due magazzini a Pré-Saint-Didier sempre recuperati da
due vecchi fortini militari e altri due in Bassa Valle, a Montjovet e Issogne.
Si tratta di vecchie gallerie dell’Enel utilizzate per portare fuori materiale dai
canali Enel. Si prestano molto alla stagionatura perché hanno al loro interno
una particolare caratteristica climatica. Un’altra struttura è a Valgrisenche.
Quali sono i numeri
della Cooperativa ad esempio dal punto di vista occupazionale?
Forse è un argomento che viene poco considerato ma anche l’agricoltura,
la zootecnia a livello caseario in particolare, dà un contributo occupazionale
non indifferente. Prima di tutto i diretti interessati, cioè gli allevatori che
si sono creati un posto di lavoro che dà reddito alla loro famiglia e
soprattutto è utile al mantenimento del nostro territorio che – non va
dimenticato - è a vocazione turistica. Di conseguenza il ruolo degli allevatori
è indispensabile. Per quanto riguarda le aziende zootecniche io non ho dei dati
precisi però a livello cooperativistico possiamo parlare di più di 200 persone
- soltanto la cooperativa ha una sessantina di dipendenti - che lavorano stagionalmente o tutto l’anno
per la produzione, la stagionatura e la vendita. In questi anni l’occupazione è
cresciuta anche a livello professionale in quanto sono state rinnovate le
nostre strutture, le nostre tecnologie di lavorazione.
Uno dei temi su cui
spesso c’è dibattito è il prezzo del latte: qual è la situazione?
Se noi guardiamo dal punto di vista del produttore – io sono
un produttore – tenendo conto della situazione attuale creatasi in seguito alla
crisi, il prezzo del latte per le nostre aziende non è sufficiente. Siamo un’impresa
e dovremmo lavorare con degli utili mentre al momento stiamo cercando di
lavorare bene mantenendo le nostre posizioni. Se poi facciamo un paragone a livello
nazionale e internazionale sono pochi quelli che pagano il latte meglio di noi.
Questo ci fa pensare che il lavoro che stiamo facendo porta i suoi risultati.
In questo momento il latte con il venire meno delle quote latte ha delle
oscillazioni dei prezzi a livello internazionale continue e sempre
tendenzialmente verso il basso con piccole risalite. Noi facendo un prodotto
DOP abbiamo un prezzo più stabile e lentamente stiamo cercando di farlo
crescere. Ovviamente non viviamo fuori dal mondo e se vogliamo crescere ancora
con il prezzo dobbiamo tenere altissima la qualità e investire tanto – molto di
più di adesso - sulla promozione per far conoscere il nostro prodotto. Se si fa
un buon lavoro sul fronte dell’informazione un cliente può essere disposto a
spendere di più per comprare la fontina. Diversamente c’è un paniere di
formaggi talmente vasto, con dei prezzi anche molto più abbordabili dei nostri,
che diventa difficile rimanere competitivi.
E non dimentichiamoci
la questione dei falsi: all’estero ci sono dei formaggi che hanno il nome
fontina ma sono tutta un’altra cosa…Immagino che per voi sia un bel problema
Da una parte ci gratifica perché se si è imitati vuol dire
che si è importanti. Però è inutile nascondere che si tratta di un problema. A
volte facciamo un lavoro di inserimento del nostro prodotto all’interno di
catene di distribuzione o catene di vendita anche all’estero e purtroppo
sovente ci scontriamo con il prezzo perché li raffrontano con dei falsi che
vengono commercializzati a livello internazionale neppure prodotti in Italia.
Sono prodotti che a volte non hanno neppure qualcosa a che fare con il
formaggio. Ovviamente più andiamo lontani da casa più è difficile difendersi se
non siamo aiutati dalle istituzioni. Ma è anche un problema a livello locale.
Anche nel nostro piccolo c’è tanta confusione su quello che viene
commercializzato occorrerebbe fare più sistema anche a livello regionale.
Cresce il turista
alla ricerca di sapori locali: cosa ci potete dire dal vostro osservatorio?
Quanto è attrattiva la fontina?
Il nostro Centro visitatori è fatto su misura per rispondere
a questa esigenza. Il turista in questi anni è molto cambiato oltre a venire a
sciare, a vedere le montagne e a fare le attività sportive che si possono fare
in montagna, è molto attratto dall’enogastronomia locale e la fontina fa un po’
da regina. Informare correttamente il turista sui nostri prodotti può rivelarsi
utile anche nel combattere i falsi.
Fontina ma non
soltanto. Quali sono gli altri vostri prodotti?
La Cooperativa in questi anni ha cercato di creare un
paniere di prodotti, ovviamente anche derivati dalla fontina, ad esempio le
sottilette, ma soprattutto il porzionato, confezionato nei nostri magazzini,
che se mantenuto nella sua confezione conserva la sua fragranza in maniera
perfetta. Oltre a questo da dieci anni stiamo gestendo anche il caseificio di
Fontainemore dove abbiamo ripreso e incrementato la produzione della Toma di
Gressoney, ormai siamo a poco meno di 40mila forme all’anno. Un prodotto che ha
riscontrato un buon successo in quanto alternativo alla fontina poiché è un
formaggio parzialmente scremato.
Cosa possiamo
segnalare per il 2018?
Ogni anno partecipiamo a tutta una serie di fiere e
manifestazioni anche internazionali che riteniamo importanti per il comparto
lattiero-caseario. Il 2018 dovremo dedicarlo però principalmente alla creazione
di un sistema che metta in relazione tutti i soggetti e ci permetta di investire
in maniera più incisiva sulla promozione della fontina. Se vogliamo farla
conoscere dobbiamo fare più informazione. Noi rappresentiamo il 60% della
produzione e c’è anche l’altro 40% realizzato da privati da coinvolgere.
Un sogno da Presidente
di Cooperativa da realizzare?
Bisogna sempre fare sogni realizzabili. Io ne ho visto
realizzato uno, cioè il sogno dei nostri fondatori. Se chi ha realizzato la
Cooperativa 60 anni fa potesse vedere che essa è ancora presente potrebbe dire
di aver realizzato un bel sogno. Io spero che i nostri figli, i nostri nipoti
possano avere la stessa fortuna in quanto credo che la cooperazione in una
realtà di montagna come la nostra sia più che mai attuale. Anche se sembra un
sistema datato, antico, anche se si è supermoderni e globalizzati la
cooperazione ha ancora più motivo per esistere. Io mi auguro che i giovani
sappiano vivere da un lato un sano individualismo che ti porta a competere e a
migliorare, ma allo stesso tempo senza perdere il senso della comunità: se si
sta bene tutti insieme è meglio per tutti.
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