Questa settimana proponiamo l’intervista a Gioachino Gobbi, titolare della Grivel, marchio di notorietà mondiale per le sue piccozze.
Marchio noto e antico. State festeggiando due secoli di attività. Un record non soltanto in Valle…
Nel nostro settore siamo i meno giovani di tutti, nell’ambito dello sport siamo straordinariamente giovani ma anche perché lo sport non è cominciato 200 anni fa’ e noi abbiamo duecento anni in quanto siamo nati con l’alpinismo, visto che è nato sul Monte Bianco e noi abbiamo avuto la fortuna o l’opportunità di essere ai piedi di questa vetta nel momento giusto e così siamo diventati produttori in questo settore. Comunque 200 anni sono un ordine di grandezza molto difficile da spiegare, che nessuno di noi ha in testa in quanto la maggior parte degli oggetti che ci circondano, automobile compresa, sono molto lontani dai 200 anni e quindi di vecchie aziende che operative da così tanto tempo fondamentalmente ce ne sono alcune: nel bresciano quella delle armi, in quanto questa pessima abitudine di fare la guerra l’abbiamo sempre avuta e in Italia centrale quella delle campane, ricordi dello Stato della Chiesa.
Come state festeggiando questa ricorrenza?
Di base sono tre le attività che stiamo sviluppando. La prima è stata una grande festa il 5 di agosto a Courmayeur che devo dire ha avuto un inaspettato successo. Doveva essere – e così è stato - una festa non di Grivel, ma della collettività, di Courmayeur che si rende conto di avere tra le sua braccia una realtà molto importante con due secoli di vita e che è potuta vivere così tanto grazie alla comunità di Courrmayeur, sia gli amici che i nemici. Ma il Monte Bianco prima e la comunità di Courmayeur dopo ci hanno permesso di raggiungere questo traguardo. La seconda è stata quella di montare a Courmayeur nella nostra sede storica di La Saxe un luogo che non chiamiamo museo ma Espace, in cui i 200 anni di storia, le sette generazioni, l’evoluzione dei prodotti e dell’alpinismo possano essere spiegati in una maniera accettabile, non troppo noiosa sia per chi non è particolarmente interessato all’alpinismo ma che frequentando la montagna può avere delle curiosità sia dai giovani ai quali cerchiamo di spiegare che il mondo non è nato con la loro nascita, ma c’era già qualcosa anche prima, e che l’alpinismo ha una lunga storia e che se certe cose si fanno in un certo modo è perché c’è tutto un pregresso. La terza è consistita nel cercare, sperare di poter essere un esempio, non soltanto per la Valle d’Aosta ma per tutti, non soltanto per l’alpinismo ma per tutti gli sport, un esempio di dedizione famigliare e continuativa ad un certo valore in quanto questo è comunque un valore. La tradizione ha un valore e vogliamo spiegare che la possibilità di fare dell’industria in montagna è possibile. Evidentemente in situazioni più difficili che in altre località, con gli adattamenti necessari, rivolgendosi a certi mercati e non ad altri, però non è impossibile. Se saremo riusciti a trasferire a qualche giovane questa convinzione allora, come si diceva una volta, non saremo vissuti invano.
Cosa è Grivel oggi?
E’ un’azienda che fino ad oggi ha sempre saputo adeguarsi ai cambiamenti del tempo, e che per quelle che sono le realtà di oggi, cioè la globalizzazione, deve andarsi a cercare il suo mercato in tutto il mondo perché quello della montagna, dell’alpinismo è un mercato non di nicchia, ma di nicchia della nicchia e noi nella nicchia siamo ancora più di nicchia perché facciamo soltanto oggetti di metallo e quindi per avere un mercato sufficiente dobbiamo andare in giro per tutto il mondo. E questa è l’attività più difficile da fare in una azienda oggi. Contrariamente a quello che si pensa non è il fare i prodotti. Se uno non è capace a fare i prodotti è meglio fare altro, ma riuscire per valori fondamentalmente piccoli e bassi ad avere un’organizzazione mondiale e a vendere in tutto il mondo è tutt’altro che facile. In questo momento noi esportiamo più del 90% della nostra produzione in 55 paesi. Vi assicuro che molto spesso devo andare a vedere sulla carta geografica dove si trova il paese in cui dobbiamo mandare i nostri prodotti.
Sul fronte dei numeri che cosa possiamo dire?
Il nostro mercato è piccolo, molto influenzato da tutta una serie di complicazioni annuali, per esempio il tempo atmosferico. Se fa brutto tempo la gente in montagna non ci va e non è sollecitata a comprare qualcosa di bello e di più moderno. Ogni anno produciamo in tutto il mondo da 120mila a 140mila piccozze.
E’ un numero piccolo ma grosso…
E che però ha un difetto di base. E’ fatto di prodotti che durano tutta una vita in quanto per ragioni di sicurezza fondamentalmente siamo un po’ come l’industria aeronautica. Non è previsto che i nostri prodotti si rompano.
Il prodotto, l’evento, l’aneddoto, il complimento di cui va più orgoglioso da quando si occupa dell’azienda?
La risposta è eccezionalmente facile. Il fatto di essere riuscito ad arrivare a duecento anni, - cosa non riuscita a tutti i nostri concorrenti e a ben pochi industriali italiani – è evidentemente il nostro orgoglio, cioè aver saputo prendere una tradizione, modificarla, farla evolvere in maniera quasi darwiniana, cioè adattandosi ad ogni cambiamento del mercato. Siamo anche molto orgogliosi del fatto che i nostri prodotti hanno permesso delle grandi imprese alpinistiche anche negli anni intermedi ad esempio l’Everest del 1953, il K2 del 1954. I meno giovani si ricorderanno di una copertina della Domenica del Corriere con una piccozza con bandiera italiana piantata su un cumulo di neve e, se andate a vedere bene quella immagine, quella piccozza, c’è scritto sopra, è una Grivel. Fa piacere che già allora da tutto il mondo cercassero i nostri prodotti per fare queste imprese nuove e difficili. E’ una soddisfazione.
Come vede il mercato per il 2019?
Mode, tecniche, ma pure le tecnologie di produzione cambiano velocemente. Il 2019 per un’azienda metalmeccanica come noi è già finito un anno fa’. Noi dobbiamo guardare un po’ più lontano…
Facciamo 2020 allora...
Il mercato mondiale è fondamentalmente positivo, in leggerissima crescita, con zone del mondo in lieve calo, come l’Europa, e altre, come ad esempio l’estremo oriente, in crescita. L’equilibrio rimane. Siamo fiduciosi per il futuro.
Un sogno imprenditoriale da realizzare?
La speranza è che i giovani valdostani capiscano che il mestiere dell’imprenditore è possibile anche in Valle d’Aosta. E se saremo riusciti con il nostro esempio a convincere qualcuno sarà questo il sogno imprenditoriale migliore in quanto è quello che chiude il cerchio.
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