Questa
settimana proponiamo l’intervista a Piero Roullet, uno dei titolari dell’Hotel
Bellevue di Cogne e in passato presidente degli albergatori valdostani.
Sin qui come è stato il 2018?
Per ora è
andata bene. Bene laparte del turismo, della vite, delle mele, per tutto il
resto…
Voi lavorate moltissimo con la clientela
straniera…
Non
moltissimo. Circa il 51% di clientela straniera. Ed è la situazione ideale. E’ sempre
importante lo zoccolo duro dei clienti italiani che sono quelli più fidelizzati,
mentre la clientela straniera è quella che ci fa vivere nei momenti in cui gli italiani
non ce la fanno ad andare in vacanza.
L’impressione è che al di là della buona
qualità del lavoro degli albergatori valdostani il sistema Valle d’Aosta dal
punto di vista turistico non sia ancora così virtuoso. L’attuale momento
favorevole dipenderebbe più da motivi esogeni che endogeni...
Forse è vero.
In Valle d’Aosta abbiamo l’enorme fortuna di avere un paesaggio assolutamente
incantevole, poi manchiamo, forse, di politica del turismo, di obiettivi
precisi nel mondo del turismo e, forse, manchiamo anche oggi della qualità che
caratterizza gli operatori turistici che hanno più successo. C’è una qualità
ancora a macchia di leopardo. Ma non va bene perché i nostri competitor si
stanno muovendo in modo compatto e anche pesante.
Lei spesso si confronta con operatori
turistici non soltanto nazionali ma pure internazionali. Quali sono i nuovi
trend del settore?
Il trend è la
capacità di rispondere in tempi rapidissimi alla richiesta del cliente. Si deve
riuscire a vendere senza dover passare attraverso questo nuovi sistemi, ad
esempio a booking, che costano delle percentuali spaventose e che in realtà poi
vendono quelli più pronti a offrire loro la disponibilità in tempo reale…
Il piano del giorno…
Il piano del
giorno ma pure i prezzi stessi del momento. Del resto i prezzi stessi stanno
cambiando la tendenza oggi non è più quella di avere un listino diviso per
stagioni, ma un prezzo in funzione della domanda e dell’offerta. In poche
parole il prezzo può variare anche all’interno della giornata se ci sono molte
camere libere è basso, se c’è poca offerta il prezzo sale. E questo già succede
in alcuni alberghi della Valle d’Aosta. Fra pochi anni tutti saremo lì.
So che lei ha un’idea, una “modesta
proposta”, come si suol dire, sul futuro del Grand Hotel Billia. Di cosa si
tratta e come è nata questa idea?
Io non ho un’idea,
ma sento un’esigenza importante di avere in Valle d’Aosta una formazione molto più
ampia di quella attuale. Noi abbiamo un’ottima Scuola alberghiera a Châtillon
ma che dà numeri ridotti o irrilevanti. Da Châtillon escono ogni anno 70
persone tra camerieri e cuochi, metà dei quali sono figli d’arte e quindi non
sono sul mercato. Noi abbiamo ad agosto 1500 stufe accese quindi avremmo bisogno
di una quantità di migliaia di persone. Ebbene queste persone dobbiamo formarle,
andarle a cercare in altre regioni perché nella nostra non c’è quasi offerta.
Dobbiamo fare quello che sta succedendo nei paesi nostri concorrenti dove si
sfanno percorsi scolastici di alta qualità, si finanziano questi percorsi, cioè
le banche intervengono per pagare i corsi che poi vengono restituiti nei
due-tre anni successivi alle scuole. Non dimentichiamo che il turismo è forse l’unica
attività che può garantire l’occupazione. Pensate che la scuola Paul Boccuse di
Lione nelle sue proposte garantisce l’impiego. Costa caro, dura tre anni e
mezzo, è una laurea, ma c’è la garanzia scritta, offerta dalla scuola, dell’impiego
con la qualifica. Credo che sia unica al mondo.
Quale destino per la Casa da gioco? Cosa
farebbe lei se fosse in Consiglio regionale?
Chiaramente
cercherei di salvare la casa da gioco. Cercherei di evitare di portare i libri
in tribunale. Ma non c’è ombra di dubbio che farei di tutto affinché la casa da
gioco ragioni come ragionano gli imprenditori. Se i conti non tornano si devono
ridurre le spese, se bisogna ridurre il personale si riduca il personale, se bisogna
tagliare dei rami non produttivi come il Billia si taglino, come farebbe
qualsiasi imprenditore privato. Non vedo perché la Casa da Gioco debba muoversi
con delle logiche diverse da quelle di mercato.
Sul fronte politico il momento resta di
grande confusione. Di certo questo non aiuta ad avere una visione dello
sviluppo economico regionale...
La Casa da
gioco ha un numero di clienti insostenibile per una azienda che abbia quel tipo
di fatturato. E probabilmente dovremmo anche avere il coraggio di dare altra
destinazione all’Hotel Billia che in questo momento costa molto di più di
quello che rende ed esercita una concorrenza che a mio avviso non è sempre
leale nei confronti degli alberghi che a Saint-Vincent giocano da privati con
logiche economiche completamente diverse.
Nel turismo quali sono le tipologie di
occupazione di cui c’è più domanda?
In questo
momento mancano camerieri, ci sono abbastanza cuochi in quanto sono di moda in
questo momento, mancano però maitre d’hotel, sommellier ed estetisti e
massaggiatori per le spa degli alberghi. Un’estetista che sappia fare
decorosamente il suo lavoro non ha di sicuro problemi di occupazione in Valle d’Aosta,
ma così come le altre figure che ho appena citato.
Un dibattito di
grande attualità a livello nazionale è stato quello dei migranti…Ed è un tema
che tocca anche il Bellevue
Il Bellevue ha circa 80 collaboratori ed è evidente che in
un momento in cui è sempre più difficile trovare chi si voglia occuparsi delle
attività meno piacevoli, ad esempio i lavapiatti e i lavapentole, noi abbiamo
in questo momento a ricoprire questo lavoro tre migranti, tre senegalesi, che
lavorano con noi e siamo molto soddisfatti della loro volontà, della loro voglia
di imparare. Chiaramente ci sono delle difficoltà. Non conoscono ancora
perfettamente l’italiano, ma di certo la volontà c’è, il sogno loro è di
realizzarsi, di potere avere il passaporto, di poter avvicinare la famiglia, il
bisogno nostro è quello di avere qualcuno che soddisfi le esigenze di lavori
per cui in Italia non troviamo persone disponibili.
Novità da segnalare per il 2019 del
Bellevue?
Il Petit Restaurant
aumenta del 50% la sua capactà, stiamo facendo le facciate dei nuovi balconi, i
cappotti per migliorare l’isolamento, continuiamo ad investire tutti gli anni
per cercare di essere perlomeno aggiornati, pur sapendo che in giro per il
mondo i nostri concorrenti fanno di più e di meglio. Inoltre dal 2018 abbiamo
aperto una panetteria interna così siamo autonomi in tutti i prodotti da forno.
Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Io sogno che
tutti i valdostani si sentano operatori turistici, qualsiasi sia il loro
lavoro, la loro occupazione perché il fatto di vivere in questa terra li
obbliga ad essere attenti al mondo del turismo. Non dimentichiamo che in questa
terra il turismo trascina con se l’economia dell’agricoltura e dell’artigianato
che vedono nel turista la maggior parte degli acquirenti dei loro prodotti.
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