Da sinistra il Direttore Elio Gasco e il Presidente Alessio Nicoletta |
Lei
arriva da Cuneo ma ha già operato in Valle d’Aosta?
Vent’anni
di esperienza in Coldiretti, arrivo da Cuneo, ma sono stato in Valle
d’Aosta per un anno come responsabile regionale del Centro di
assistenza agricola.
Quanti
iscritti ha
attualmente Coldiretti?
Circa
5000 dove le unità attive corrispondono a circa 3000 titolari di
partita Iva. Sono numeri importanti e anche di difficile gestione.
Come
si diventa agricoltori oggi?
Al
di là di alcuni aspetti burocratici oggi si diventa agricoltori con
tanta passione e tanta voglia di lavorare e con la capacità di
coniugare innovazione e tradizione delle produzioni del territorio.
Nell’ultimo
decennio quanto è cambiata la professione?
Non
parlerei soltanto dell’ultimo decennio, ma in generale di quello
che è avvenuto per il mercato con la globalizzazione. Le nostre
aziende si sono dovute adattare.
Che
tipo di formazione occorre?
La
formazione tecnica di settore prima di tutto. Voi avete qui la
fortuna di avere un Institut agricole che è riconosciuto a livello
nazionale, ma occorre una formazione a 360° in quanto l’agricoltore
oggi è un imprenditore a 360° di conseguenza anche tutte le materie
legate al mondo dell’amministrazione del fiscale e anche delle
lingue in quanto ci interfacciamo con un mercato sempre più globale
e anche con degli stranieri. Ci sono settori che esportano in tutto
il mondo. E poi in in una zona come la Valle d’Aosta dove i turisti
provengono da tutte le parti del mondo conoscere le lingue diventa
fondamentale.
Quali
sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Oggi
quello che attanaglia le nostre aziende è un problema di redditività
che non è proporzionata agli investimenti di capitale e
all’investimento di lavoro che uno fa all’interno dell’azienda.
Questo perché siamo invasi a livello nazionale da tutta una serie di
produzione non tracciate che fanno concorrenza sleale alle nostre
produzioni che non hanno rivali in termini di qualità ma devono
confrontarsi con prezzi troppo bassi.
Esistono
possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è
saturo?
Nel
nostro settore non si può parlare di saturazione. Al massimo di una
difficoltà oggettiva in quanto per fare l’agricoltore occorre il
capitale terra e in un territorio come quello valdostano non c’è
una disponibilità illimitata. Spesso la possibilità di fare
l’agricoltore è legata alla successione naturale che avviene
nell’azienda.
Consigli
per chi si vuole avvicinare alla professione?
Innanzitutto
stare attenti alle insidie che nasconde l’attività. L’agricoltore
lavora 365 giorni all’anno all’aperto, i cambiamenti climatici
sono all’ordine del giorno e quindi si deve stare attenti.
Soprattutto non ci si deve fare abbindolare dai facili guadagni o da
chi ti dice che fare l’agricoltore è molto semplice.
Ci
sono problemi sul fronte pensionistico?
Essenzialmente
c’è il problema che sono molto basse. L’agricoltore paga i
contributi per molti anni e corre il rischio di non percepire in
proporzione o comunque di percepire una pensione che abbia un importo
equo. Noi abbiamo una Cassa mutua Coltivatori diretti dove se uno va
in pensione ma continua a svolgere l’attività - e i nostri anziani
che vanno in pensione non si fermano mai per fortuna – deve
continuare a versare.
I
giovani si stanno avvicinando di più alla professione?
Sì,
anche perché – ahimé – negli altri settori trovare lavoro è
sempre più difficile. E poi perché l’agricoltura è stata
riscoperta per il vero valore che ha cioè non soltanto produzione di
commodities, ma anche di cibo per le persone. I giovani sono molto
attenti a questo e anche al fattore ambientale di rispetto
dell’ambiente, di permanenza sul territorio. C’è poi un ritorno
della seconda generazione. I nipoti che prendono in mano le aziende
dei nonni perché i padri erano andati a lavorare nelle industrie e
in una epoca post-fordista, di crisi industriale che viviamo tutti i
giorni, e allora cercando degli altri sbocchi.
Il
mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In
certe situazioni un po’ di prepotenza come è stato nella vita di
tutti noi. Però tendenzialmente è stata una grande crescita
professionale per gli addetti del settore agricolo e per gli
agricoltori. Oggi è entrata dal punto di vista tecnico basta pensare
all’agricoltura di precisione grazie all’utilizzo dei droni in
agricoltura per sorvolare le colture e capirne le necessità o per la
semina, per il trattamento, per la concimazione. Ma anche nella
vendita e nella promozione delle produzioni attraverso i social. Sono
tante le nostre aziende che vendono online. Ormai è qualcosa di
imprescindibile. Gli agricoltori sono abituati anche ad utilizzare la
parte digitale-informatica nella vostra azienda.
Si
riesce anche a svolgere mansioni senza spostarsi da casa…
Io
ho vissuto anche esperienze in altri territori, ad esempio la Valle
dell’Ossolano, dove sono diverse le aziende che hanno impianti di
mungitura con robot dove da remoto controllano l’attività.
Personalmente ne ho contate almeno cinque in una valle che non è
così grande. In questa maniera l’imprenditore agricolo può
occuparsi di altre attività.
Un
valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Gli
agricoltori sono riconosciuti per essere delle persone umili. Quindi
l’umiltà è un valore che l’agricoltura può trasmettere alla
società. Il tutto legato ad un abbassamento dei toni e ad un ritorno
allo stringersi la mano per fare i contratti secondo me potrebbe
essere un valore che dà una mano alla nostra società.
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