24 novembre 2019

Elio Gasco (#Coldiretti): #Agricoltori tra tradizione e innovazione


Da sinistra il Direttore Elio Gasco e il Presidente Alessio Nicoletta
Abbiamo intervistato Elio Gasco, nuovo Direttore di Coldiretti Valle d’Aosta.


Lei arriva da Cuneo ma ha già operato in Valle d’Aosta?
Vent’anni di esperienza in Coldiretti, arrivo da Cuneo, ma sono stato in Valle d’Aosta per un anno come responsabile regionale del Centro di assistenza agricola.

Quanti iscritti ha attualmente Coldiretti?
Circa 5000 dove le unità attive corrispondono a circa 3000 titolari di partita Iva. Sono numeri importanti e anche di difficile gestione.

Come si diventa agricoltori oggi?
Al di là di alcuni aspetti burocratici oggi si diventa agricoltori con tanta passione e tanta voglia di lavorare e con la capacità di coniugare innovazione e tradizione delle produzioni del territorio.

Nell’ultimo decennio quanto è cambiata la professione?
Non parlerei soltanto dell’ultimo decennio, ma in generale di quello che è avvenuto per il mercato con la globalizzazione. Le nostre aziende si sono dovute adattare.

Che tipo di formazione occorre?
La formazione tecnica di settore prima di tutto. Voi avete qui la fortuna di avere un Institut agricole che è riconosciuto a livello nazionale, ma occorre una formazione a 360° in quanto l’agricoltore oggi è un imprenditore a 360° di conseguenza anche tutte le materie legate al mondo dell’amministrazione del fiscale e anche delle lingue in quanto ci interfacciamo con un mercato sempre più globale e anche con degli stranieri. Ci sono settori che esportano in tutto il mondo. E poi in in una zona come la Valle d’Aosta dove i turisti provengono da tutte le parti del mondo conoscere le lingue diventa fondamentale.

Quali sono le principali problematiche a livello regionale e nazionale?
Oggi quello che attanaglia le nostre aziende è un problema di redditività che non è proporzionata agli investimenti di capitale e all’investimento di lavoro che uno fa all’interno dell’azienda. Questo perché siamo invasi a livello nazionale da tutta una serie di produzione non tracciate che fanno concorrenza sleale alle nostre produzioni che non hanno rivali in termini di qualità ma devono confrontarsi con prezzi troppo bassi.

Esistono possibilità di lavoro in Valle d’Aosta oppure il settore è saturo?
Nel nostro settore non si può parlare di saturazione. Al massimo di una difficoltà oggettiva in quanto per fare l’agricoltore occorre il capitale terra e in un territorio come quello valdostano non c’è una disponibilità illimitata. Spesso la possibilità di fare l’agricoltore è legata alla successione naturale che avviene nell’azienda.

Consigli per chi si vuole avvicinare alla professione?
Innanzitutto stare attenti alle insidie che nasconde l’attività. L’agricoltore lavora 365 giorni all’anno all’aperto, i cambiamenti climatici sono all’ordine del giorno e quindi si deve stare attenti. Soprattutto non ci si deve fare abbindolare dai facili guadagni o da chi ti dice che fare l’agricoltore è molto semplice.

Ci sono problemi sul fronte pensionistico?
Essenzialmente c’è il problema che sono molto basse. L’agricoltore paga i contributi per molti anni e corre il rischio di non percepire in proporzione o comunque di percepire una pensione che abbia un importo equo. Noi abbiamo una Cassa mutua Coltivatori diretti dove se uno va in pensione ma continua a svolgere l’attività - e i nostri anziani che vanno in pensione non si fermano mai per fortuna – deve continuare a versare.

I giovani si stanno avvicinando di più alla professione?
Sì, anche perché – ahimé – negli altri settori trovare lavoro è sempre più difficile. E poi perché l’agricoltura è stata riscoperta per il vero valore che ha cioè non soltanto produzione di commodities, ma anche di cibo per le persone. I giovani sono molto attenti a questo e anche al fattore ambientale di rispetto dell’ambiente, di permanenza sul territorio. C’è poi un ritorno della seconda generazione. I nipoti che prendono in mano le aziende dei nonni perché i padri erano andati a lavorare nelle industrie e in una epoca post-fordista, di crisi industriale che viviamo tutti i giorni, e allora cercando degli altri sbocchi.

Il mondo digitale è entrato nelle vostre professioni? E se sì come?
In certe situazioni un po’ di prepotenza come è stato nella vita di tutti noi. Però tendenzialmente è stata una grande crescita professionale per gli addetti del settore agricolo e per gli agricoltori. Oggi è entrata dal punto di vista tecnico basta pensare all’agricoltura di precisione grazie all’utilizzo dei droni in agricoltura per sorvolare le colture e capirne le necessità o per la semina, per il trattamento, per la concimazione. Ma anche nella vendita e nella promozione delle produzioni attraverso i social. Sono tante le nostre aziende che vendono online. Ormai è qualcosa di imprescindibile. Gli agricoltori sono abituati anche ad utilizzare la parte digitale-informatica nella vostra azienda.

Si riesce anche a svolgere mansioni senza spostarsi da casa…
Io ho vissuto anche esperienze in altri territori, ad esempio la Valle dell’Ossolano, dove sono diverse le aziende che hanno impianti di mungitura con robot dove da remoto controllano l’attività. Personalmente ne ho contate almeno cinque in una valle che non è così grande. In questa maniera l’imprenditore agricolo può occuparsi di altre attività.

Un valore professionale da recuperare in questa nostra società?
Gli agricoltori sono riconosciuti per essere delle persone umili. Quindi l’umiltà è un valore che l’agricoltura può trasmettere alla società. Il tutto legato ad un abbassamento dei toni e ad un ritorno allo stringersi la mano per fare i contratti secondo me potrebbe essere un valore che dà una mano alla nostra società.

0 commenti:

 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web