17 dicembre 2007

A margine del convegno sulla qualità

L'imprenditore Pietro Giorgio, amministratore delegato della Sea, ha tenuto venerdì scorso, presso la Pépinières d'entreprises di Aosta, come rappresentante di Confindustria Valle d'Aosta, un intervento durante il convegno dal titolo “Fare qualità: come ridurre i costi della non qualità nell’industria, nei servizi, nella pubblica amministrazione, in sanità”. Ci sembra interessante riproporlo ai nostri lettori.
L'analisi di Pietro Giorgio
In merito al convegno sul sistema qualità “Toyota” organizzato dalla società Galgano e dall’Assessorato attività produttive della Regione Valle D’Aosta, ho presentato una breve relazione per cercare di “contestualizzare” alcune indicazioni dei successivi relatori, in pratica conoscere il “brodo di coltura” nel quale il sistema economico valdostano si muove.

In sintesi:

· La popolazione residente valdostana negli ultimi anni è cresciuta. Questo grazie ad un apporto di immigrazione nonostante il saldo negativo anagrafico, Ciò implica un’attenzione particolare verso un fenomeno che sta diventando sensibile in valle come in tutta l’Italia, vale a dire la crescita di imprenditorialità giovane proveniente da immigrati

· il numero delle piccole e micro imprese al di sotto dei dieci dipendenti rappresenta oltre il 95% del totale delle circa 13000 imprese attive presenti sul territorio regionale

· negli ultimi anni l’Agricoltura ha perso quasi il 30%d a vantaggio delle Costruzioni e dei Servizi

· il settore dei servizi rappresenta l’80% del valore aggiunto regionale, l’Industria il 14%, l’Agricoltura poco piu dell1%

· il tasso d’innovazione (rapporto tra le spese di R&S rispetto al PIL) è pari a metà del Trentino ed un quarto dell’area Nord Ovest

· le esportazioni verso l’estero sono concentrate quasi al 90% su un unico settore e praticamente su un’unica azienda siderurgica

Gli elementi sopra esposti inducono a dedurre che il tessuto economico regionale è caratterizzato da piccole e piccolissime imprese con scarsa attitudine a crescere e con vocazione locale. L’economia è fortemente terziarizzata e attorno alle poche grandi aziende non si è creato distretto. Inoltre , se si vuole veder il “bicchiere mezzo pieno”, esiste una potenziale crescita nell’innovazione e nelle imprese si incomincia asperimentare concretamente la società multietnica

Se poi si guarda solo al settore industriale si ha la sensazione che l’impresa non risulti al centro delle attenzioni, per l’eccessiva burocrazia nei rapporti con la PA, per l’assegnazione delle risorse, per la scarsa considerazione del sistema formativo in genere e delle stesse famiglie .

Quali allora le riflessioni possibili per un’economia locale più equilibrata e soprattutto con forti valori capaci di affrontare mercati futuri sempre più complessi?

· semplificare, semplificare, semplificare: vale a dire rendere la pubblica Amministrazione capace di erogare servizi in modo “lean” , rimuovendo gli ostacoli e legittimando la funzione sociale dell’impresa

· eccellere nella qualità: le piccole imprese non hanno altro modo per garantirsi il futuro

· cercarsi “oceani blu”: essere competitivi in nicchie di mercato inesplorate attraverso l’innovazione e la creatività

· fare rete: espandersi verso il mercato attraverso partenariati con altre aziende sia pubbliche che private. “Fare rete locale” con le istituzioni, con la scuola, con la formazione, con le famiglie per creare il “ brodo di coltura” adatto alla crescita del senso di “fare impresa”


In Valle D’Aosta si percepiscono alcuni timidi segnali positivi:
- si sta attivando il polo scolastico di Verres con l’insediamento del Politecnico e, si spera, di altre istituzioni dedicate alla ricerca e all’innovazione

- alcune imprese stanno facendo rete per attivare programmi comuni di sviluppo e ricerca industriale

- il sistema legislativo di incentivi sia alla ricerca che, in genere, alle imprese, si sta rinnovando, anche se con alcuni limiti

Sul versante della “semplificazione” buio pesto, anzi ormai sta prendendo piede il controllo di “secondo livello” (si controllano i controllori!!)
Si registrano, inoltre, ancora carenze nella formazione di personale specializzato con titoli scolastici medio-alti, tant’è che è praticamente impossibile assumere personale residente in Valle d’Aosta con laurea nel settore meccanico, elettronico od elettrotecnico.
Le famiglie o, se si vuole, gli stessi ragazzi , preferiscono indirizzarsi verso più “comode” situazioni formative che in futuro, purtroppo provocheranno solo sotto occupazione

Si dice sempre che i “piccoli numeri” della Valle d’Aosta possono essere elemento per, sperimentare, creare, valorizzare esperienze quasi da laboratorio da replicare e da amplificare….si dice, si dice.. ma si stenta a farlo!!

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