14 dicembre 2007

Spunti di riflessione - 3

Lavorare e vivere in montagna. Svantaggi strutturali e costi aggiuntivi

Oggi Alle ore 17, nella sala Conferenze dell’Opera Mortai, al Forte di Bard, il Presidente della Regione, on. Luciano Caveri, e il Commissario dell’Istituto nazionale della Montagna, (Imont) on. Luigi Olivieri, presentano il libro “Lavorare e vivere in montagna. Svantaggi strutturali e costi aggiuntivi”. Il tema è particolarmente interessante. Fare impresa in Valle d’Aosta (dall’azienda agricola a quella industriale) comporta inevitabilmente di dover far fronte a costi che in pianura sono decisamente più contenuti con il rischio di essere meno competitivi o comunque di vedere i propri margini ridursi eccessivamente.
Attraverso un breve tour su internet ho raccolto alcuni pensieri dell’onorevole che possono essere degli utili antipasti in vista dell’incontro di oggi. Olivieri è convinto che sia necessario «rilanciare un progetto di governance per la montagna, che prenda le mosse dai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione e dalla considerazione che i piccoli Comuni italiani, la maggior parte dei quali di montagna, non sono più in grado di rispondere singolarmente alle richieste dei propri concittadini e di erogare servizi fondamentali sul territorio. Per evitare una sovrapposizione di competenze e rendere efficiente ed economicamente sostenibile la gestione associata dei servizi intercomunali sul territorio montano, è necessario rivedere i rapporti istituzionali e gli equilibri interni al sistema Comuni Comunità montane. Si dovrà prevedere che la Comunità montana sia l'unico strumento associativo dei Comuni montani rivedendone, nel contempo, anche i meccanismi elettivi e di rappresentanza». Olivieri è anche convinto che «il concetto di "montanità" non può più prescindere da un elemento altimetrico coniugato con il grado di accessibilita` dei territori, con gli indici ISTAT di invecchiamento della popolazione, con le condizioni climatiche, con la pendenza delle superfici e con la durata del periodo vegetativo. Questi criteri saranno definiti dalla normativa nazionale, in quanto unificanti e di principio. Potranno essere meglio dettagliati dalle regioni e province autonome di Trento e di Bolzano secondo le loro specificità territoriale. Tutto ciò perché le montagne Alpine sono diverse da quelle Appenniniche e delle Isole. Occorre inoltre togliere dalle aree montane quelle aree che montante non sono perché le risorse sono scarse ed è necessario focalizzare gli interventi e selezionare i beneficiari».
Nel sito dell'Imont ho pure trovato questa presentazione della pubblicazione. Che come sempre propongo ai miei lettori:
Nell’ambito delle scienze economiche, la letteratura scientifica presenta una curiosa lacuna: mancano studi sui sovraccosti della montagna, cioè sui costi aggiuntivi che gravano sulle popolazioni che vivono ed esercitano le loro attività nei territori montani, rispetto a coloro che abitano e operano in pianura.A colmare questo vuoto intende provvedere ora una ricerca, commissionata dalla Presidenza della Regione Valle d’Aosta e condotta da un gruppo di studiosi delle Università della Valle d’Aosta, di Trento e del Molise, che l’IMONT ha voluto valorizzare, pubblicandone i risultati all’interno della propria collana “Quaderni della Montagna”. All’origine dei sovraccosti della montagna ci sono fattori di natura sia fisica sia antropica, esterni al controllo delle singole imprese e delle amministrazioni locali che forniscono servizi: selezionando sette specifici settori d’attività in tre differenti aree montane del Paese, lo studio verifica l’esistenza effettiva dei differenziali di costo e ne individua le determinanti, misurandone l’incidenza. I casi studio oggetto dell’indagine (la produzione di latte, la depurazione delle acque, la raccolta dei rifiuti solidi urbani, la distribuzione del gas, il trasporto pubblico locale, i servizi sanitari, la distribuzione commerciale al dettaglio) sono stati selezionati tra i settori più sensibili al condizionamento ambientale della montagna; delle tre aree oggetto della ricerca – la Valle d’Aosta, il Molise e la provincia di Trento – vengono analizzati a fondo i sistemi territoriali, dai quali emergono realtà profondamente differenti, con specificità e articolazioni interne proprie di ciascuna area. “Questa ricerca – dice Luigi Olivieri, commissario straordinario dell’IMONT - non solo fa fronte alle lacune della letteratura scientifica in merito, ma costituisce un ulteriore tassello nella costruzione di una rigorosa base tecnico-scientifica, necessaria per promuovere una nuova politica per le zone montane, che faccia fronte realmente ai bisogni e alle esigenze delle popolazioni di tali aree”.
I tre autori del libro sono: Giovanni Cannata è professore ordinario di Economia e Politica Agraria presso la Facoltà di Economia e Rettore dell’Università degli Studi del Molise. È Presidente della Società Italiana di Economia Agraria (SIDEA). Giuseppe Folloni è professore straordinario di Economia Applicata presso l’Università degli Studi di Trento. Fa parte del Comitato direttivo della School on Local Development ed è membro del Group of Research and Analysis on Development (GRADE) dello stesso ateneo. Gianluigi Gorla è professore ordinario di Economia Urbana e Regionale presso l’Università della Valle d’Aosta e attualmente è presidente dell’Associazione Italiana di Scienze regionali (AISRe).

Boom dell’export in Vallée
Tra gennaio e settembre, secondo l’Istat, la Valle d’Aosta ha fatto registrare un +66,9% nell’esportazioni (da 405 a 675 milioni di euro, cioè dallo 0,2 allo 0,3% dell’export complessivo nazionale). Un risultato che sicuramente fa morale su cui però, visti i piccoli numeri valdostani, pesa sicuramente in maniera consistente il buon andamento della Cogne. Si legge infatti nella nota Istat «Nei primi nove mesi del 2007, nell’ambito delle esportazioni dell’Italia nordoccidentale (più 10,6 per cento) la Valle d’Aosta e la Liguria hanno registrato i più elevati incrementi (rispettivamente più 66,9 e più 14,1 per cento). Le esportazioni della Valle d’Aosta sono dovute soprattutto alle vendite del settore metalmeccanico, caratterizzate dai metalli e prodotti in metallo, dalle macchine e apparecchi meccanici, dai mezzi di trasporto e dai prodotti alimentari. Le vendite della Liguria (più 14,1 per cento) sono derivate soprattutto dalle cessioni dei prodotti del settore metalmeccanico, in particolare dei mezzi di trasporto e dei prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali. Le esportazioni della Lombardia (più 11,3 per cento), hanno riguardato in particolare il settore metalmeccanico, compresi i mezzi di trasporto, i prodotti chimici, il tessile e cuoio. Le vendite del Piemonte (più 7,6 per cento) sono dovute in particolare ai metalli e prodotti in metallo, alle macchine e apparecchi meccanici, ai mezzi di trasporto, ai prodotti agroalimentari e agli articoli in gomma e materie plastiche».

0 commenti:

 

© ImpresaVda Template by Netbe siti web