5 dicembre 2007

Martin: «con la qualità c'è spazio per tutti»


Tre ettari, una produzione di 30 mila bottiglie, nove tipologie di vini. Sono i numeri di Marco
Martin
, 42 anni, agrotecnico, uno dei tre “Tre bicchieri” valdostani (l'anno scorso ndr) per il suo Pinot gris. “Nove tipologie – commenta sorridendo – sono forse perfino troppe. Soprattutto in funzione di un mercato che va sempre più all’esterno. Quando però ho avviato l’azienda ho soprattutto pensato al mercato locale: di conseguenza, presentandomi con diversi prodotti, la commercializzazione appariva facilitata. Ora per certi vini, in particolare i bianchi, mi confronto con una domanda leggermente superiore alla mia attuale produzione”.
L’Azienda vitivinicola “Lo Triolet” di Introd trae le sue origini da una tradizione vitivinicola basata sulla produzione di vino per il consumo familiare e caratterizzata da una grande passione per la coltivazione del vigneto tipica dei vignerons valdostani.
L’eredità di questi valori, unita all’ampliamento e al rinnovamento varietale dei vigneti, ha
dato i suoi frutti nel 1993 con la prima produzione aziendale di Pinot Gris. Questo vitigno si è rivelato particolarmente adatto agli 850 metri di altitudine e al microclima della zona viticola di Introd in quanto permette di produrre un vino molto profumato e di buon corpo caratterizzato da un’ottima evoluzione anche nella versione vinificata in barriques (da segnalare anche la vendemmia tardiva denominata “Mistrigri”). A partire dal 2000, grazie ai nuovi impianti effettuati nella zona di Nus, la gamma dei prodotti si è ampliata con i vini Gamay, Nus e Coteau Barrage. Attualmente l’azienda coltiva circa 3 ettari di vigneto con la varietà Pinot Gris e di Nus con le varietà Gamay, Syrah, Fumin, Vien de Nus, Petit Rouge e Pinot Nero.
Attualmente oltre il 50% della produzione è veicolato sul mercato locale (circa 20.000 bottiglie),
5.000 sul territorio nazionale e circa 5000 all’estero di cui 3000 negli Stati Uniti e 1000 in Germania. “Sto avviando alcuni primi contatti con la Polonia. Inoltre – aggiunge Martin – ci sono ristoratori Greci e Olandesi che vengono direttamente in azienda a caricare il vino”. Piccoli segni che la notorietà dei vini valdostani, in particolare di quelli bianchi, è in forte crescita. “Il primo approccio spesso avviene attraverso le guide – precisa – poi magari lo degustano in un ristorante e decidono l’acquisto. La guida aiuta ad essere considerati poi, ovviamente, tocca al viticoltore mantenere alta al qualità dei suoi prodotti”.
Tuttavia anche se in presenza di una domanda da parte dei consumatori positiva non va dimenticato che la viticoltura di montagna presenta difficoltà logistiche notevoli. “Oltre alle pendenze – sottolinea Martin – ci dobbiamo confrontare con l’eccessiva parcellizzazione
dei terreni e con la presenza di terreni incolti a fianco dei vigneti. Ad esempio come Triolet abbiamo vigne a Nus, Introd e Villeneuve. Gli spostamenti sono problematici, inoltre ogni zona richiede interventi specifici
”. Martin non nasconde anche la preoccupazione di un’azienda basata principalmente sulla sua persona. “E’ ovviamente un aspetto inevitabile ma ciò non toglie che si tratti di una debolezza”.
Martin crede molto nella collaborazione tra produttori. In questa logica rientra l’“Argenteum”, una vendemmia tardiva di moscato bianco, vinificata dallo stesso Martin, ma prodotta con l’etichetta del proprietario dei vigneti, Giorgio Lale Murix, che prende
il suo nome da “Castrum argenteum”, toponimo del 1176 che sta ad indicare l’area di Châtel
Argent, maniero dove un tempo i Savoia battevano moneta. «Visti i piccoli numeri della Valle – conclude Martin - sono convinto che ci possa essere davvero spazio per tutti. E il lavoro dell’Associazione “viticulteurs-encaveurs” lo dimostra». (Pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 2 agosto 2007)

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