La neve è sicuramente la miglior ambasciatrice della Valle d’Aosta e l’ultima abbondante nevicata, appena prima dell’Epifania, ha ridato ulteriore slancio ad una stagione invernale che ai piedi del Monte Bianco, tra Natale e Capodanno, sembrava già essere partita con il piede
giusto. Per chi fa impresa turistica infatti l’arrivo dell’«oro bianco» rimane pur sempre la miglior garanzia di una stagione positiva anche per operatori storici come Leo Garin, presidente dell’Aiat Monte Bianco e titolare dal 1996 dell’«Auberge de la Maison » e della notissima «Maison de Filippo», fondata il 1° luglio 1965. Locali che, sulla scia della felice intuizione del patriarca Filippo, possono vantare unitamente ad una radicata tradizione famigliare di ospitalità anche una notorietà ed una clientela internazionali. Ad Entrèves a una manciata di metri dal
Traforo del Monte Bianco negli anni 50 nasce la ristorazione tipica valdostana con la Brenva una locanda con quattro camere e un ristorante che poi diventerà «Maison de Filippo» e che deve la sua fortuna agli articoli scritti da Rolly Marchi, giornalista, scrittore, sportivo, ideatore del
Trofeo Topolino, su alcune riviste dell’epoca. «Marchi – racconta Garin – scrive di questo ristorante dove si mangiano salumi, piatti a base di fontina, la fonduta in un clima famigliare
e questo fa la fortuna del locale che diventa uno dei primi simboli della cucina valdostana. Del
resto non bisogna dimenticare che qui nasce la tradizione della Grolla dell’amicizia con il caffè alla valdostana». Ma le circostanze favorevoli non sono terminate «Nel frattempo – aggiunge Garin - si sta costruendo il traforo e abbiamo le maestranze e i direttori che ci adottano
quasi come una casa e così arriviamo al 1965, anno dell’apertura del tunnel, con una clientela affezionata. In quegli anni la mia famiglia compra la villa del Generale Ambrosio concepita
come cassaforte di difesa per un eventuale attacco dei francesi e in quello stesso anno apriamo la «Maison». Sono anni in cui ospitiamo nel nostro ristorante tutti i grandi protagonisti del turismo a Courmayeur, da attrici a politici, fino alle più alte cariche dello Stato, sia italiane che francesi». Garin racconta con entusiasmo quegli anni ma senza rimanerne intrappolato e, pur
non nascondendo le difficoltà che sta attraversando il turismo di montagna, è convinto che non si debba andare molto lontano per assicurare a Courmayeur, e alla Valle d’Aosta, un buon
tasso di copertura dei posti letto anche al di fuori della stagione invernale, che rimane uno dei punti di forza della località. Garin arriva addirittura a sostenere (idea lanciata alcuni mesi
fa dall’Assessore al Turismo Ennio Pastoret) la necessità di un’Aiat unica, in modo da impostare un’azione promozionale perfettamente coordinata sotto un unico cappello a livello regionale che però per avere effetto deve basarsi sulla creazione di eventi di forte «appeal».
«E’ una lezione che hanno ben imparato le città d’arte. – sottolinea Garin – Il patrimonio architettonico, che possiamo paragonare alle nostre montagne o ai nostri castelli, non basta
più. Gli avvenimenti importanti fanno conoscere una località e fanno ritornare la clientela. Anche le semplici iniziative legate al folklore locale, le sagre, le feste patronali non possono
diventare punti di forza di una località turistica».
Sulla promozione Garin ha le idee chiare. «Dobbiamo puntare ad una clientela italiana di qualità. Con un compasso puntato sulla Valle d’Aosta bisognerebbe tracciare un cerchio con un raggio di trecento chilometri e all’interno di questa area concentrare i nostri sforzi promozionali. La stessa Valle d’Aosta deve farsi conoscere di più sul mercato nazionale. Anche Francia e Svizzera sono mercati interessanti, ma bisogna rimanere all’interno di questo cerchio ideale». «Insomma serve più qualità che quantità – prosegue Garin - anche perché il nostro comprensorio è sicuramente molto bello ma di certo non è molto esteso anche se i recenti investimenti fatti dalla «Compagnie des Alpes» hanno creato delle piste di rientro articolarmente interessanti e che quest’anno potranno essere apprezzate per la prima volta dagli sciatori. In più si sta sviluppando il fenomeno del fondo cui recentemente si è aggiunta una splendida passeggiata sulla neve che da Planpincieux costeggia praticamente la pista di fondo». (pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 10 gennaio 2008)
giusto. Per chi fa impresa turistica infatti l’arrivo dell’«oro bianco» rimane pur sempre la miglior garanzia di una stagione positiva anche per operatori storici come Leo Garin, presidente dell’Aiat Monte Bianco e titolare dal 1996 dell’«Auberge de la Maison » e della notissima «Maison de Filippo», fondata il 1° luglio 1965. Locali che, sulla scia della felice intuizione del patriarca Filippo, possono vantare unitamente ad una radicata tradizione famigliare di ospitalità anche una notorietà ed una clientela internazionali. Ad Entrèves a una manciata di metri dal
Traforo del Monte Bianco negli anni 50 nasce la ristorazione tipica valdostana con la Brenva una locanda con quattro camere e un ristorante che poi diventerà «Maison de Filippo» e che deve la sua fortuna agli articoli scritti da Rolly Marchi, giornalista, scrittore, sportivo, ideatore del
Trofeo Topolino, su alcune riviste dell’epoca. «Marchi – racconta Garin – scrive di questo ristorante dove si mangiano salumi, piatti a base di fontina, la fonduta in un clima famigliare
e questo fa la fortuna del locale che diventa uno dei primi simboli della cucina valdostana. Del
resto non bisogna dimenticare che qui nasce la tradizione della Grolla dell’amicizia con il caffè alla valdostana». Ma le circostanze favorevoli non sono terminate «Nel frattempo – aggiunge Garin - si sta costruendo il traforo e abbiamo le maestranze e i direttori che ci adottano
quasi come una casa e così arriviamo al 1965, anno dell’apertura del tunnel, con una clientela affezionata. In quegli anni la mia famiglia compra la villa del Generale Ambrosio concepita
come cassaforte di difesa per un eventuale attacco dei francesi e in quello stesso anno apriamo la «Maison». Sono anni in cui ospitiamo nel nostro ristorante tutti i grandi protagonisti del turismo a Courmayeur, da attrici a politici, fino alle più alte cariche dello Stato, sia italiane che francesi». Garin racconta con entusiasmo quegli anni ma senza rimanerne intrappolato e, pur
non nascondendo le difficoltà che sta attraversando il turismo di montagna, è convinto che non si debba andare molto lontano per assicurare a Courmayeur, e alla Valle d’Aosta, un buon
tasso di copertura dei posti letto anche al di fuori della stagione invernale, che rimane uno dei punti di forza della località. Garin arriva addirittura a sostenere (idea lanciata alcuni mesi
fa dall’Assessore al Turismo Ennio Pastoret) la necessità di un’Aiat unica, in modo da impostare un’azione promozionale perfettamente coordinata sotto un unico cappello a livello regionale che però per avere effetto deve basarsi sulla creazione di eventi di forte «appeal».
«E’ una lezione che hanno ben imparato le città d’arte. – sottolinea Garin – Il patrimonio architettonico, che possiamo paragonare alle nostre montagne o ai nostri castelli, non basta
più. Gli avvenimenti importanti fanno conoscere una località e fanno ritornare la clientela. Anche le semplici iniziative legate al folklore locale, le sagre, le feste patronali non possono
diventare punti di forza di una località turistica».
Sulla promozione Garin ha le idee chiare. «Dobbiamo puntare ad una clientela italiana di qualità. Con un compasso puntato sulla Valle d’Aosta bisognerebbe tracciare un cerchio con un raggio di trecento chilometri e all’interno di questa area concentrare i nostri sforzi promozionali. La stessa Valle d’Aosta deve farsi conoscere di più sul mercato nazionale. Anche Francia e Svizzera sono mercati interessanti, ma bisogna rimanere all’interno di questo cerchio ideale». «Insomma serve più qualità che quantità – prosegue Garin - anche perché il nostro comprensorio è sicuramente molto bello ma di certo non è molto esteso anche se i recenti investimenti fatti dalla «Compagnie des Alpes» hanno creato delle piste di rientro articolarmente interessanti e che quest’anno potranno essere apprezzate per la prima volta dagli sciatori. In più si sta sviluppando il fenomeno del fondo cui recentemente si è aggiunta una splendida passeggiata sulla neve che da Planpincieux costeggia praticamente la pista di fondo». (pubblicato sul Corriere della Valle d'Aosta del 10 gennaio 2008)
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