All’interno del tradizionale spazio settimanale dedicato agli spunti di riflessione. Solitamente affidato ad interventi esterni ci occupiamo del tavolo permanente tributario nato da un’idea del professore Orlando Formica. Il tavolo è tornato a riunirsi martedì 26 febbraio, presso il palazzo comunale di Aosta, sul tema «Edilizia privata, pubblica e casa». Ricco come sempre il parterre di intervenuti: il vicesindaco e Assessore alla Casa del Comune di Aosta Marino Guglielminotti Gaiet , l’Assessore regionale alle Finanze Aurelio Marguerettaz , l’ Assessore alle Finanze del Comune di Aosta Mauro Baccega , il presidente dell’ARER Francesco Caracciolo, il componente della Commissione Tributaria Regionale Piemonte Salvatore Taverna, il dirigente dell’APS (azienda che gestisce l’edilizia residenziale pubblica del Comune di Aosta) Fabio Bressan, il rappresentante dell’Unione piccoli proprietari immobiliari Jean-Claude Mochet per le associazioni della proprietà immobiliare, il Responsabile Fiaip Valle d’Aosta Roberto Nale in rappresentanza degli agenti immobiliari, il sindacalista Valter Manazzale (Sunia-Cgil), la dirigente dell’Assessorato al Territorio, Ambiente e opere pubbliche Marilina Amorfini e il Presidente dell’Osservatorio della montagna della Fondazione Courmayeur Giuseppe Nebbia .
Ho scelto da proporre ai visitatori del blog l’intervento di Mochet che mi pare inquadri molte delle problematiche sul tappeto.
Norme tributarie troppo complesse
Relativamente alla normativa fiscale il proprietario immobiliare ha la necessità di una disciplina sulla casa più semplice, più organica; oserei dire più trasparente di quella attuale e, invece, le recenti normative introdotte sono andate in una direzione opposta.
L’evasione e l’elusione, oltre che dall’elevata pressione fiscale, sono spesso dettate dalla difficoltà di interpretazione delle norme tributarie e dalla rapidità nei cambiamenti della disciplina fiscale.
Ogni anno assistiamo ad ulteriori complicazioni e cambiamenti. Gli esempi potrebbero essere tanti, ma ci limitiamo e citarne solamente uno.
- Il decreto Bersani-Visco del luglio 2006 ha profondamente cambiato il regime IVA sulle cessioni e le locazioni degli immobili, facendo cadere il principio di alternatività Iva-registro, principio chiave della disciplina delle imposte indirette.
In questi ultimi anni, inoltre, abbiamo assistito ad un aumento del carico fiscale gravante sul proprietario immobiliare.
- Le aliquote ICI, per esempio, non sono state ridotte, anzi, è stata prevista la possibilità, che però in Valle d’Aosta non è stata fortunatamente applicata, di un’ulteriore maggiorazione dello 0,50 % per costituire i fondi comunali necessari alla realizzazione di opere straordinarie (cd. tassa di scopo).
- Sono state poi revisionate le aliquote IREF ed alcuni Comuni, anche valdostani, hanno introdotto l’addizionale comunale all’irpef.
- È stato persino riesumato il reddito della prima casa, sia pure ai soli fini del calcolo delle detrazioni di cui il contribuente può usufruire.
- E’ stata reintrodotta la tassazione sulle successioni ereditarie e sulle donazioni, anche se con una franchigia di 1 milione di euro.
- E infine, cosa più grave, ai Comuni è stata concessa la facoltà di revisionare le rendite catastali e gli estimi catastali «a macchia d’olio» aumentando così a dismisura gli oneri contributivi che si fondano sul sistema del Catasto (ICI in primo luogo, ma anche le compravendite e le successioni). Inoltre, è alle porte la revisione globale del Catasto che tenderà ad equiparare i valori catastali ai prezzi correnti di mercato.
- Da ultimo, la possibilità per l’Amministrazione finanziaria di rettificare il valore dichiarato negli atti di compravendita, con la sola eccezione per le compravendite che riguardano i privati e per le sole unità abitative.
Positive sono state, invece:
- La proroga fino al 2010 della detrazione irpef del 36% e della detrazione del 55%.
- L’introduzione con la finanziaria 2008 di una detrazione irpef sui canoni di locazione. Tuttavia l’ammontale di tale detrazione è modulata sulla base del reddito dell’inquilino anziché sull’ammontare del canone di locazione pagato.
- La decisione governativa di procedere ad una riduzione dell’ICI, sia pure limitatamente alla «prima casa», dimostra che, finalmente, si riconosce che il problema della «eccessiva pressione fiscale sul bene casa» esiste e che incide fortemente sul costo degli immobili e delle locazioni. Il provvedimento inserito nella Finanziaria 2008 appare, però, un semplice «contentino» per cercare di «calmare le acque», ma non giova assolutamente ad una razionale politica di cui il settore avrebbe bisogno. Non possiamo non dimenticare che il gettito ICI è dei Comuni e che il sistema introdotto complica il calcolo dell’imposta. Pur essendo l’U.P.P.I. favorevole ad una riduzione del prelievo e ad una profonda revisione della legge sull’ICI nella direzione di una imposta che grava su tutti i residenti ed in proporzione alla loro capacità contributiva, riteniamo che lo Stato non possa fare bella figura a danno dei Comuni. Sarebbe stato più semplice, per esempio, come primo passo, rendere l’ICI pagata, deducibile dal reddito personale, a tutti i contribuenti.
Le promesse elettorali avevano già illuso il proprietario con redditi di locazione della possibilità di una tassazione separata degli affitti dal reddito personale con una aliquota magari del 12,5% o del 20%. L’attuale sistema politico italiano non ha facilitato la strada verso una radicale riforma del sistema fiscale della locazione.
Tuttavia vi segnalo che recentemente è stata approvata dall’apposita commissione parlamentare un progetto di legge che introdurrebbe la tassazione separata sui redditi di locazione di unità immobiliari cedute in locazione per abitazione principale.
Interessante per due motivi: la prima perché andrebbe nella direzione di ridurre la pressione fiscale, la seconda perché condivisa da tutti i due schieramenti politici.
La speranza che il prossimo parlamento porti avanti tale radicale riforma!
Nell’avviarmi a concludere volevo sottolineare, riassumendo di fatto il pensiero di molti interventi che mi hanno preceduto che, in generale, servono discipline tributarie più organiche e semplificate che diano certezza al cittadino contribuente in ciò che consiste la pretesa tributaria. Non si possono cambiare ogni anno le normative fiscali. Quando aumenta o diminuisce il fabbisogno finanziario, è necessario variare le aliquote o le detrazioni in aumento o in diminuzione, ma non si devono cambiare, ogni anno, le regole del gioco!
Concludo, citandoVi una frase dell’On. Maurizio Leo, autorevole esponente del Tavolo Permanente Tributario che «in ogni caso, è quantomai necessario mutare radicalmente l’impostazione ideologica alla base della politica fiscale. E’ necessario superare quella concezione che vede il fisco unicamente come uno strumento per finanziare la spesa pubblica. Il fisco è anche e soprattutto una leva da utilizzare per il rilancio e la crescita dell’economia.
La vera battaglia da condurre è quella per un fisco sempre più semplice, sempre meno oppressivo ma indirizzato, invece, allo sviluppo economico del Paese».
Dr. Jean-Claude Mochet
Il crinale fra protesta e democrazia
9 mesi fa
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