23 agosto 2008

Rifugi e agriturismi valdostani limitano i danni grazie ad una qualità superiore

«Se non avessimo investito negli anni passati in qualità quest’anno non saremmo riusciti a far fronte al drastico calo degli italiani. I nostri rifugi sono ad un livello superiore di quelli delle altre nazioni europee». Piergiorgio Barrel, 59 anni, presidente dalla sua fondazione dell’Associazione che raggruppa tutti i gestori di rifugio e titolare del Bezzi di Valgrisenche, sottolinea come sia soprattutto la clientela straniera ad apprezzare l’accresciuta cura del servizio. «Gli stranieri – precisa Bezzi – sono i veri amanti della montagna. Prenotano da un anno all’altro, pagano in anticipo, hanno la guida, sono organizzati. Gli italiani quest’anno non li vediamo quasi neppure a pranzo». Numeri alla mano tra il 2006 e il 2007 le presenze nei 53 rifugi valdostani sono passate da 82.850 a 84.263. Un incremento merito esclusivamente degli stranieri che hanno toccato quota 48.135 rispetto ai 46.697 dell’anno precedente. E quest’anno il gap, complice in parte il maltempo e, soprattutto, per la clientela nazionale il portafoglio, dovrebbe allargarsi ancora. E’ stata la scelta di autocertificarsi con la creazione della «Carta di qualità 2008», elaborata dall’Assessorato del turismo, sport, commercio e trasporti, insieme con il Dipartimento di Scienze Merceologiche dell’Università degli Studi di Torino, nell’ambito del progetto triennale «Refuges - Qualification de l’offre des refuges de haute montagne pour un tourisme durable dans la Vallée d’Aoste et les Pays de Savoie», finanziato dal Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg III A Alcotra (Alpi Latine COoperazione TRAnsfrontaliera) a garantire una maggior visibilità alle strutture valdostane e a porre le basi per un maggior loro utilizzo. La Carta contraddistingue i rifugi alpini valdostani che offrono un’accoglienza di qualità, che si riflette su l’ospite e la sua centralità, il gestore e la sua capacità, il personale e la responsabilità sociale verso di esso, il servizio offerto, la conoscenza ed il rispetto dei vincoli di legge, le relazioni con l’ambiente, la comunicazione. Un riconoscimento che proprio nei giorni scorsi è stato assegnato ai rifugi Alpenzu Grande (Gressoney-Saint-Jean), Arp (Brusson), Mario Bezzi (Valgrisenche), Bonatti (Courmayeur), CAI UGET (Courmayeur), Chaligne (Gignod),G.B.Ferraro (Ayas) e P. Perucca – C. Vuillermoz (Valtournenche). Sempre sul versante della ricettività alternativa al settore alberghiero gli agriturismi si preparano ad un agosto boom. Secondo un’indagine del sito specializzato www.agriturist.it/ (Confagricoltura) dopo un mese di luglio deludente agosto dovrebbe riservare positive sorprese. La ricerca di agriturismo per area geografica, in base alle statistiche di Agriturist, evidenzia una generale preferenza per la Toscana, il Salento e l’Umbria, ma fra le prime dieci scelte risulta anche in bella evidenza la Valle d’Aosta. In particolare fra i primi dieci agriturismi più visitati dagli utenti del sito ce ne sono ben quattro della piccola regione autonoma. Molto più cauti gli operatori del settore. «Giugno e luglio – spiega Valter Artaz, 42 anni, presidente dell’Associazione agriturismo valdostano e titolare del «Au jardin fleuri» di Antey-Saint-André – sono stati deludenti. Per ora agosto sembrerebbe tenere. Ci sarà come sempre il pieno tra il 5 e il 20 del mese». «Il problema – prosegue il Presidente – è che in certi periodi dell’anno la domanda è davvero alta, ma sono tutti interessati agli stessi periodi. Le nostre strutture sono piccole e di conseguenza si riempiono in fretta. E così può capitarti una settimana in cui dici di no a cinquanta persone e poi finire a ritrovarti, quella successiva, completamente vuoto. Finché in Italia la gran parte delle aziende chiuderà per ferie ad agosto sarà difficile uscire da questa impasse». Analisi che potrebbe anche spiegare il divario tra le previsioni di Agriturist ed il sentiment degli operatori. (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 6 agosto 2008)

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Non vorrei sembrare un critico pregiudiziale , ma come frequentatore della montagna non posso che usare la matita blu su quanto qui scritto relativamente ai " rifugi " ( nessuna critica sugli agriturismi ) . Cos'è un rifugio ? Un edificio di sostegno a una salita in montagna , quindi una struttura posta alla base di vette raggiungibili partendo dalla medesima tra l'1 am e le 5 am . Tra i " rifugi " medagliati solo il Bezzi ha ( al limite inferiore ) il pedigree per essere definito rifugio , gli altri sono costruzioni da cui si vedono cime o superlative ( dal Bonatti ) o di serie C ( dal Ferraro ) , ma da cui non si fa tappa per fare alpinismo ; sono edifici generalmente ok per un turismo gastronomico , ok per sgranchirsi le gambe , ma non strutture al servizio dell'alpinismo . Possono inorgoglire chi , a sproposito , si sente titolato a riferire poi al parentado umbro o sardo di essere stato in un rifugio , ma in sostanza non è così . Non condivido , anzi biasimo , il premio ai " rifugi " indicati nel post , ma questo non per avversione verso tali strutture : più ce ne sono , meglio è , nonchè meglio si mangia e beve e dorme al loro interno , meglio è . La mia critica deriva dal fatto che lodando queste strutture ... paralberghiere si mettono in secondo piano i rifugi veri , ove i materassi sono sovente consunti , ove sovente si dorme per terra , ove il thè viene autopreparato con la neve perchè manca il custode . Qui si afferma che i rifugi valdostani sarebbero 53 : numero strampalato : ci sono le strutture custodite , quelle incustodite , i bivacchi , gli alberghirifugiomangiaebevi ; qui tutto viene mescolato nella notte nera in cui tutti i rifugi sono non neri , ma ritenuti una massa omogenea . Assolutamente non è dunque sostenibile il numero 53 perchè mescola diavoli e acque sante montane . Ciò è alpinisticamente offensivo , anche se magari serve a ridurre il deficit del turismo valdostano pubblicizzando in modo improprio i metalberghetti in quota .

 

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