«Il comparto zootecnico regionale continua a soffrire di una contrazione di numero di addetti e di redditività che si sussegue negli anni e deve farci riflettere in merito agli aspetti che contribuiscono a rendere poco attraente l’attività agricola zootecnica da parte degli addetti delle fasce più giovani di popolazione». Edy Henriet, direttore dell’Associazione regionale degli allevatori valdostani, statistiche alla mano manifesta preoccupazione. Il calo più evidente è quello del patrimonio bovino regionale e del numero di aziende. Anche se il calo è contenuto è un dato di fatto che nel 1997 i bovini erano 43.014 contro i 36.267 attuali e le aziende sono passate da 1992 a 1.251. Riflessioni che arrivano in un mese in cui è sicuramente alta l’attenzione al settore. Domenica si è conclusa la cinquantesima edizione della Bataille de reines, evento clou sia sul fronte della tradizione che economico in quanto una reina in un allevamento può garantire un aumento della redditività aziendale. E oggi al Centro Congressi di Saint-Vincent si conclude il convegno «Benessere animale e sistemi zootecnici», organizzato dall’Assessorato Agricoltura e Risorse naturali e da SoZooAlp, società che si propone di diffondere, anche a livello politico e istituzionale, la consapevolezza dell’importanza delle attività zootecniche in montagna, di formulare proposte di carattere tecnico, di stimolare studi e indagini sul territorio e di promuovere lo scambio di esperienze e la collaborazione tra studiosi, produttori ed enti territoriali. Un partner importante per dare forza al settore. Ma quali sono i problemi principali con cui si deve scontrare l’allevatore valdostano. Henriet individua problemi di tipo gestionale, economico e sociale. «L’allevatore – osserva Henriet - deve utilizzare delle superfici che influiscono in maniera evidente sulla struttura dei costi dell’azienda. I terreni in pendenza, infatti, danno origine ad un incremento notevole di costo di produzione dei foraggi. Le difficoltà di utilizzazione agronomica sono superate con un’elevata meccanizzazione oppure con intervento di manodopera, in entrambi i casi il conto economico ne risente. Con l’emanazione del nuovo PSR sono stati introdotti degli interventi compensativi diversi per i terreni molto acclivi. Finalmente è quindi stato introdotto questo principio di compensazione che tenta di mitigare le difficoltà di utilizzazione dei terreni in pendenza. La strada è corretta, ma per il momento l’importo è ancora modesto (100 €/ettaro)».
Henriet lamenta anche il fatto che per quanto riguarda gli aspetti legati alla produzione l’impresa agricola valdostana, nonostante le sue minime dimensioni, è a tutti gli effetti soggetta alle norme di tipo sanitario per gli ambienti di produzione e per gli animali allevati, a quelle relative all’identificazione e registrazione dei bovini, a quelle relative alla legislazione alimentare. «L’applicazione di tutta questa normativa – precisa - ha sulle nostre imprese un impatto pesantissimo. La stessa normativa è applicata alle aziende della pianura, dimensionate in maniera totalmente diversa con numeri aziendali che possono permettere l’assorbimento dei costi amministrativi di puntuale adeguamento alle norme vigenti. La struttura dei costi dell’azienda agricola valdostana, non può permettersi di assorbire il costo di un impiegato che segua l’applicazione delle norme dal punto di vista amministrativo».
Per Henriet è fondamentale prevedere una maggior compensazione per le superfici poco accessibili ed in pendenza. L’Arev, in particolare, chiede di aprire un tavolo di lavoro che si faccia carico di adottare le norme statali e comunitarie alla realtà produttiva della piccola regione autonoma come, ad esempio, si è già fatto per le norme relative alle caratteristiche del latte destinato alle lavorazioni tradizionali, cioè fontina e fromadzo. Henriet un importante atout da giocare è il nuovo marchio «Saveurs du Val d’Aoste». «Sicuramente – conclude – può aiutarci ad ottenere una miglior remunerazione delle produzioni primarie. Il mercato interno sicuramente non è ancora saturo. Potrebeb anche essere utile intervenire nei settori commerciali di distribuzione e di somministrazione con accordi di filiera e norme che regolamentino la commercializzazione del prodotto locale che deve essere tutelato e identificato chiaramente rispetto a quello nazionale od estero». (Pubblicato sul Sole 24 Ore Nord Ovest del 22 ottobre 2008)
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